Volontariato

L’Oscar Focsiv 2002. Ho seicento figli in fondo al Sudan

Antonietta Bertani, premiata per i vent’anni di lavoro a favore dei bambini disabili del Paese africano.

di Francesco Agresti

Milanese, classe ?34, lavora con i disabili in Sudan. Ecco l?identikit di Antonietta Bertani, vincitrice dell?Oscar della solidarietà 2002-Focsiv. Infermiera professionale, la Bertani è in Africa da 20 anni con Ovci – ?La Nostra Famiglia?. Vita: Perché in Sudan? Antonella Bertani: Ho prestato per anni servizio in Italia. All?inizio degli anni 80 era in partenza un progetto per quello Stato africano. Non mi sono offerta volontaria, ho solo dato la mia disponibilità e mi sono ritrovata a Juba. Il giorno del mio arrivo in Sudan, nel maggio dell?83, è coinciso con l?inizio della guerra civile. Fino al 1988 non abbiamo avuto grossi problemi, i fronti erano distanti dal nostro centro, con il passare del tempo il fragore delle bombe si faceva sempre più vicino, finora siamo stati evacuati cinque volte. Due settimane fa ci siamo trovati in mezzo a uno scontro a fuoco durato cinque ore. Vita: Di cosa si occupa il centro che lei coordina? Bertani: Il Centro Usratuna, a Juba nel Sudan meridionale, assiste e riabilita bambini alle prese con problemi di disabilità motorie, sensoriali e psichiche. In realtà, a causa delle condizioni in cui versa la popolazione, ben presto abbiamo esteso il nostro intervento aiutando anche giovani mamme e famiglie. Vita: Com?è vissuta la disabilità in Sudan? Bertani: Nascere disabili vuol dire venire al mondo con una condanna a essere soppressi o, nel migliore dei casi, abbandonati. Qualche tempo fa è venuto al centro un giovane padre. Aveva in braccio sua figlia, una bambina nata pochi giorni prima, con malformazioni ai piedi e a un braccio, e mi ha implorato di aiutarlo: il suo capo tribù gli aveva consigliato di sotterrarla viva. Se non avesse trovato assistenza da noi, forse lo avrebbe fatto. Vita: Quanti bambini seguite? Bertani: 270 con disabilità fisiche, 180 con problemi di epilessia. Nel dispensario pediatrico seguiamo 60 bambini il cui unico problema è quello di non avere da mangiare. Da qualche tempo abbiamo inoltre organizzato un programma nutrizionale per piccoli malnutriti e ne assistiamo circa 150. Grazie al lavoro di volontari locali e al latte donato dal governo svizzero, abbiamo attivato a Juba 11 centri in cui si distribuiscono aiuti. Inoltre, abbiamo avviato e dato in gestione a suore locali una scuola elementare frequentata da 750 bambini. Vita: Quante persone sono impegnate nel centro? Bertani: Siamo sei europee (tre italiane e tre francesi) e ci sono inoltre alcuni volontari della Croce Rossa e circa 50 sudanesi. Vita: E il rapporto con i locali? Bertani: All?iniziale diffidenza è subentrato dapprima il rispetto e poi la dipendenza. È gente che vive ai limiti, i livelli di scolarizzazione sono bassi e questo riduce le speranze. Hanno molta fede e questo permette di accettare con rassegnazione le cose peggiori: la fame, la guerra, la morte. Con le autorità governative non ci sono mai stati grossi problemi anche se, per sei mesi, hanno spiato, a nostra insaputa, le attività del centro. Vita: Cosa la fa continuare? Bertani: Ho una missione da compiere. Ma se anche non capissi il senso e il valore della gratuità, lo farei per me stessa. E questo mi basta.


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