Welfare

L’ingiustizia delle condanne al rallentatore

La storia di Anna Maria, la cui figlia ha scritto al Presidente della Repubblica.

di Ornella Favero

I tempi della giustizia: è questo il vero disastro nel nostro Paese, che emerge dalle vicende di tante persone che forse la legge l?hanno violata davvero, ma che non meritano di vedere la loro vita trascinarsi per anni e anni nell?incertezza. La storia di Anna Maria, detta ?Napoli? è esemplare, perché questa macchina della giustizia che esplode nella vita delle persone come una bomba ?a orologeria? ha colpito lei, ma anche e ancora di più la sua famiglia. La sua testimonianza la pubblichiamo insieme alla lettera che la giovanissima figlia ha scritto al Presidente della Repubblica, nella speranza che almeno per sua madre, se non ci sarà una pena giusta e in tempi decenti, ci sia almeno un po? di clemenza.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Il racconto di Anna Maria, per le amiche ?Napoli?, comincia così: «Lavoravo tranquillamente in un maglificio, stavo ricostruendomi faticosamente una vita dopo anni di difficoltà, quando per un reato del 1991 sono venuti ad arrestarmi. Ciò dimostra che, se anche cambi vita, ti stanno addosso e ti fanno pagare tutto, solo che lo fanno dopo anni e anni, e sinceramente ora non ce la faccio più a reggere questa situazione. Dopo l?arresto e la galera, avevo finalmente ottenuto la semilibertà, stavo con il mio compagno, ero anche riuscita a riprendermi mia figlia, che era salita su da Napoli per venire a vivere definitivamente con me. Avevamo cominciato a fare una vita da famiglia vera, ed ecco che mi hanno mandato definitivi altri due reati del 93. Prima danno la possibilità ad una persona di uscire, poi, per sbagli e ritardi loro, se la vanno a riprendere. Quella che segue è la lettera che mia figlia ha deciso di scrivere al Presidente della Repubblica. Carissimo Presidente della Repubblica, sono una ragazza di 14 anni, ti vorrei raccontare la mia storia, come una nipote la racconta al proprio nonno: nonno, ho una famiglia fatta da mamma, papà e fratelli, o meglio avrei ancora una famiglia. Il mio vero padre non l?ho mai conosciuto, mia madre la stavo per conoscere, quattordici anni fa vedevo spesso un uomo che veniva a casa, mamma quando vedeva questo uomo aveva sempre il terrore, quest?uomo di cui mamma aveva paura è lo stesso uomo che poi le ha rovinato la vita e a causa sua la mamma ha fatto anni di carcere ingiustamente. Mentre lei stava in carcere sette anni fa ha conosciuto un uomo meraviglioso, il compagno che l?ha aiutata in questi anni di carcere, a me e mio fratello di undici anni ci ha dato il suo cognome, anche la famiglia del compagno di mia madre è fantastica, subito ci hanno voluto bene, a me, mia madre e mio fratello. Adesso mamma è ancora in carcere, deve scontare altri cinque anni non espiati, e per colpa di quest?uomo che le ha fatto del male abbiamo dovuto cambiare città, prima eravamo a Napoli adesso siamo a Treviso. Ora nonno non ti chiedo la grazia, chiedo solo giustizia, che una donna innocente non debba stare in carcere. Confido in te nonno, in una tua risposta.

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