Famiglia

L’idea di Annan: fondo unico per l’umanitario

Lo prevede la riforma proposta del gruppo dei saggi voluto dal segretario generale dell’Onu. Per evitare che i soccorsi siano sempre una coperta corta.

di Sandro Calvani

«Mai visto niente di simile»: il commento di Kofi Annan in visita in Indonesia la dice lunga sull?ordine di grandezza del disastro e della disperazione. Mai visto prima è anche l?aumento del numero di disastri ?naturali? registrati nell?ultimo decennio: 500 all?anno (erano 100 all?inizio degli anni 60). Li chiamano in modo scorretto: disastri viene dal latino dis-astra, colpa delle cattive stelle, ma non è vero. Anche nei disastri naturali di solito l?uomo ha più responsabilità della natura. Il principale effetto dei maremoti è lo tsunami, parola giapponese che significa ?grande onda?. Ma il Giappone si avvale di un sistema automatico di allerta precoce che permette di minimizzare il numero di vittime e i danni. Lo stesso sistema esiste nel resto del Pacifico, nei Caraibi e nel Mediterraneo. Non c?è nell?Oceano Indiano. Sull?onda di compassione provocata dalle immagini della distruzione, governi e raccolte popolari di fondi hanno promesso la disponibilità di oltre tre miliardi di dollari per i soccorsi e la ricostruzione. L?esperienza insegna che circa la metà saranno sborsati davvero. In ogni caso gli aiuti saranno poco più di un palliativo per i trenta milioni di colpiti. Basta pensare a quanto costerà mantenere i circa 300mila bambini rimasti orfani, o trovare una casa e un lavoro a decine di milioni di persone. Cento dollari per ogni persona colpita, o 10mila dollari per ogni morto sono somme che genererebbero scandalo se offerte alle vittime del terrorismo. Ma la sicurezza umana in tutto il pianeta non è alta in classifica nelle priorità dei potenti. Alcuni commentatori hanno ricordato che lo tsunami del 26 dicembre ha causato quaranta volte più morti e 2mila volte più distruzione dell?attacco terroristico dell?11 settembre 2001. E che l?Hiv-Aids uccide ogni anno circa tre milioni di innocenti (quanto venti tsunami). Ma nessuna di queste tragedie genera preoccupazioni politiche. Si dice che i governi ragionano con il cervello, non con il cuore. Dev?essere un cervello con la vista e la memoria corta. E anche le opinioni pubbliche nei Paesi democratici e non, non simpatizzano affatto per i princìpi e le attività di solidarietà senza frontiere. Gli americani, ad esempio, pensano che il loro governo dovrebbe spendere un dollaro in aiuti internazionali ogni tre spesi in difesa. In realtà il governo Usa spende un dollaro in aiuti ogni 19 spesi in difesa. Secondo un altro sondaggio, l?opinione pubblica pensa che il governo spenda un quarto del bilancio pubblico in aiuti ai Paesi poveri. In realtà spende meno dell?1%. Difficile dire se l?opinione pubblica abbia ritenuto giusta la promessa del governo di Bush di 350 milioni di dollari in aiuto ai colpiti dallo tsunami. A Wall Street a nessuno è sembrato alto un contributo che è meno del doppio della liquidazione ricevuta nel settembre 2003 dal direttore del New York Stock Exchange, Richard Grasso (139,5 milioni di dollari) e forse i soldati in Iraq sperano che il taglio di 350 milioni di dollari accorci la guerra di cinque giorni. Dei circa 30 disastri naturali e causati dall?uomo con oltre 10mila morti, accaduti dopo il 1970, ne ho visto la metà con i miei occhi. Grazie a Dio non mi sono abituato e ogni volta lo choc mi lascia senza sonno per almeno una settimana. So anche, lo sappiamo tutti, che quello dell?Oceano Indiano non sarà l?ultimo. Succederà ancora. I soccorsi sono sempre meno di una coperta corta: sono scarsi e non durano abbastanza a lungo per aiutare la ricostruzione. Un gruppo di saggi nominati da Kofi Annan ha proposto un nuovo modello di Onu per i prossimi sessant?anni. Tutta l?architettura della riforma proposta gira intorno al concetto di porre la dignità e i diritti della persona umana e dei popoli in cima a tutte le priorità di politica internazionale. Tra le altre novità c?è anche spazio per un nuovo fondo e organizzazione degli aiuti umanitari. Per una umanità del terzo millennio che viaggia nell?universo, spende ogni anno in cibi per animali domestici 17 miliardi di dollari ma solo 13 miliardi in educazione, chissà che i disastri servano a incoraggiare una revisione delle priorità di spesa nel governo del mondo.

dirigente delle Nazioni Unite, specializzato in gestione di disastri e conflitti a Lovanio e Harvard. Quanto qui espresso non rappresenta necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA