Non profit
Letica è rimasta in spogliatoio
Doveva rivoluzionare il modo di gestire il calcio. Ma la collaborazione fra lassociazione e il club dorico rischia il flop. Ecco perché.
di Redazione
Poteva essere un autogol clamoroso. Che per ora è stato solo sfiorato. Nei giorni scorsi alcune anticipazioni di stampa avevano prefigurato il divorzio a colpi di carte bollate fra il Csi – Centro sportivo italiano e l?Ancona Calcio. Un triste epilogo per il Protocollo d?intesa che lo scorso 10 ottobre aveva annunciato in pompa magna la nascita del primo non profit football club: per almeno tre anni la squadra dorica sarebbe infatti stata gestita in base a principi etici. Sotto la bandiera del Progetto Soccer sarebbe infatti dovuto nascere un nuovo modello di gestione di un club, fatto di visite nelle scuole, promozione sportiva negli oratori e ore di volontariato da parte dei calciatori. Ma quattro mesi dopo la firma, «non è stato fatto alcunché», attacca Edio Costantini, presidente del Csi e, insieme a Massimo Achini, rappresentante dell?associazione in consiglio di amministrazione. «Gestire una società professionistica secondo certi parametri fino ad ora è stato impossibile. In cda abbiamo discusso di tutto: giocatori, stipendi, ristrutturazione dello stadio, ma mai del Progetto Soccer», si lamenta. Tanto più, spiegano dal Csi, che il marchio etico ha contribuito non poco a dare fiato alle casse della società: «Diversi sponsor ci hanno seguito in questa avventura – fra questi l?Italiana Assicurazioni – legando il loro supporto alla nostra presenza all?interno dell?Ancona. Ma finora nemmeno un centesimo del budget che hanno investito attraverso la Csi Communication è stato destinato a iniziative sociali: è ora di cambiare registro. Non chiediamo che tutti i fondi siano impiegati nel sociale, ma almeno una quota del 10-20%». Diversa la versione della società. Secondo il quotidiano la Stampa – ma sulla vicenda sono intervenuti anche i media locali – il club marchigiano accusa il Csi di inadempienza per non aver portato sponsor per 1,25 milioni di euro come avrebbe garantito lo stesso Centro sportivo italiano. «Noi non abbiamo garantito proprio un bel nulla», ribatte Edio Costantini. In effetti l?accordo di collaborazione precisa esplicitamente che spetta all?Ancona «farsi carico di ogni costo economico derivante dall?attuazione del presente Protocollo d?ntesa».In queste ora si stanno giocando i minuti più caldi. La partita però non è ancora persa. Anzi, la volontà di andare avanti è esplicita anche perché sciogliere il tandem Csi – Ancona a soli quattro mesi dalla benedizione papale sarebbe un harakiri per entrambi i sottoscrittori. «Il nostro intento è quello di proseguire», conferma Costantini. Il Progetto Soccer però non potrà più essere solo un marchio da vendere alle televisioni di tutto il mondo. «Nessuno ha mai pensato di rivolgersi a un tribunale e anzi stiamo riflettendo su come rilanciare l?inziativa», interviene ancora il numero uno del Csi, «l?idea è quella di un grande evento internazionale da tenersi nel mese di aprile che, al momento, vede come protagonista la squadra dell?Ancona». Al momento? «Sì, al momento, perché se l?attengiamento della società non si modificherà, la fine del Progetto Soccer ad Ancona sarà purtroppo inevitabile e ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità».
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