Non profit

L’esercito della salute per battere la malaria

Novartis. Il progetto Tigray in Etiopia compie un anno / Una pattuglia di operatori sanitari che si spinge sin nelle zone più inaccessibili per portare assistenza e informazione

di Redazione

Compie un anno e ha già dato buoni frutti il progetto di lotta alla malaria promosso da Novartis e dal ministero della Salute italiano in collaborazione con quello della regione del Tigray in Etiopia, l?Organizzazione mondiale delle sanità, l?ospedale dermatologico italiano di Quihà e l?Istituto dermatologico S. Gallicano Irccs di Roma. «Il progetto è stato avviato nel distretto di Alamata dove è stata sinora creata una rete di 114 operatori sanitari, di cui 81 attivi nelle strutture sanitarie e 33 community health workers con mansioni di educazione sanitaria e di cura», spiega Aldo Morrone, dell?Istituto dermatologico S. Gallicano Irccs di Roma, uno dei coordinatori dello studio. «Sono stati trattati con il farmaco Coartem circa 48mila pazienti affetti da malaria di 33 villaggi. I community health workers, già impiegati con successo in Tigray per portare assistenza direttamente nelle case e nelle zone più inaccessibili ai servizi medici, si sono rivelati il vero motore del progetto». Il programma prevede un investimento di oltre 500mila dollari nell?arco di un biennio, di cui 400mila messi a disposizione da Novartis e 125mila dal governo italiano. «Il progetto è la prima esperienza nel continente africano dell?impiego dei test diagnostici rapidi e del Coartem direttamente nelle comunità rurali», ricorda Marco Venturelli, amministratore delegato di Novartis Italia. «La collaborazione tra pubblico e privato consente di valutare l?efficacia di una gestione della malattia a livello collettivo».

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