Famiglia

L’avventura di una volontaria per caso

Lavora per Publitalia. Era a Madras in vacanza il giorno del disastro. E' scappata in Italia per paura.

di Redazione

È partita, è scappata, ma poi è ritornata. Vicenda esemplare quella di Loredana Barbone. In pochi giorni il suo soggiorno in India si è trasformato da semplice vacanza a volontariato puro. La sua fuga dall?inferno è finita a Londra di fronte allo schermo della televisione interna dell?aeroporto di Heathrow. Il 27 dicembre mattina, poche ore dopo il passaggio dell?onda assassina, la Bbc stava trasmettendo uno speciale sulla tragedia asiatica. Loredana si trovava nella capitale inglese in transito verso l?Italia. In quel momento ha capito che a casa ci sarebbe rimasta solo poche ore. «Dentro di me è scattata una scintilla».

La Bbc ferma la fuga
Un dietrofront rocambolesco, pensando ai programmi iniziali: 20 giorni di tour negli stati costieri del Tamil Nadu e del Kerala in cerca di sole e spiagge. In agenda anche una visita ai progetti di cooperazione del Cesvi. «Non ho mai avuto esperienze di volontariato sul campo, ma quelli del Cesvi li conosco da sempre, a Bergamo li conoscono tutti, io poi abito a due passi dalla loro sede». Il giorno di Natale, al check in dell?aeroporto di Malpensa, mai si sarebbe immaginata che quella che doveva essere una toccata e fuga si sarebbe trasformata in un?esperienza unica e ben più lunga. «Il 26 siamo arrivate a Bombay. Scalo e poi altre tre ore di volo fino a Madras. Il tempo di rimettere il piede a terra e ci rispediscono a Bombay». Il primo ministro indiano aveva infatti appena concluso il suo appello alla nazione in cui pregava turisti e locali di abbandonare al più preso le zone costiere. In quelle ore si temeva l?arrivo di un secondo tsunami. Ma Loredana e la sua amica non sanno ancora niente. «Le prime informazioni le abbiamo avute al ritorno a Bombay. A quel punto eravamo in preda al panico. Ci siamo guardate in faccia e abbiamo deciso di scappare a casa». Bombay. Londra. Le immagini della Bbc. «Solo in quel momento mi sono resa conto delle dimensioni della tragedia». Loredana arriva a Milano, e prima ancora di accorgersi di aver perso nella fretta carta di credito e Bancomat, si precipita nella sede del Cesvi per chiedere di poter tornare nel Tamil Nadu, questa volta però per dare una mano ai sopravvissuti. Richiesta non facile da accogliere per una «che non ha mai fatto cooperazione sul campo». A suo favore però giocano la conoscenza dell?inglese («anche se l?accento indiano non è proprio impeccabile»), del territorio («era la terza volta che andavo in India»), la tempestività e la disponibilità di tempo. «Lavoro come account per Publitalia, insomma vendo pubblicità. Ma in ufficio non ci sono neanche andata. Ho chiamato il mio responsabile e gli ho comunicato: torno in India per un mese. Lui ha capito. Anche se, a dirla tutta, contrattualmente, non so nemmeno se sono in ferie o in permesso».

Le ruspe spalano cadaveri
Il 2 gennaio eccola di nuovo su un aereo. Il giorno successivo è in ancora in India. Ad attenderla uno spettacolo infernale: gli operatori del Cesvi, impegnati nel riconoscimento di 80 corpi senza vita di pescatori di Tarangambadi travolti dalla furia del mare. Nei quattro villaggi assistiti direttamente dall?ong, su 6mila persone ne sono sopravvissute solo la metà. Non dorme da 24 ore e non ha ancora aperto la sua valigia, ma al telefono nella voce di Loredana non c?è traccia di stanchezza. «Anche se in alcuni momenti le forze mi sembrano mancare all?improvviso», ammette. Ma in queste condizioni non si può staccare la spina. Questo vuol dire lavorare nell?emergenza. Loredana lo ha scoperto a 36 anni e a 4 ore e mezza di fuso dall?Italia. «Si fa fatica, il dolore ti entra negli occhi e non puoi voltarti dall?altra parte, ma quello che più ti colpisce è la capacità di questa gente di sorridere malgrado tutto. Pare incredibile, ma sono loro che danno conforto a te e non viceversa». Loredana il 28 gennaio rientrerà in Italia. «Non penso di poter stare di più, a casa ho due genitori anziani di cui mi devo prender cura e poi amo il mio lavoro». Volontaria allo stato puro. Davanti a lei però ci sono tre settimane in cui dovrà occuparsi dei rapporti con i media. «Perché è importante che si sappia quello che sta succedendo». Il primo impatto non è stato morbido. «New Delhi mostra i muscoli e dice che può farcela da sola. La verità è che nessuno ha ancora il termometro della situazione. Mentre parlo vedo delle ruspe, ogni volta che la pala affonda emergono cadaveri senza nome».

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