Cultura

L’albicocca può cambiare il mondo

Il caso Mustiola: da 300 a 16 milioni di euro in 18 anni. Nasce a Cesena uno dei più importanti gruppi del biologico italiano. Parla Missiroli, il fondatore

di Giampaolo Cerri

Che ci fanno l?albicocca reale di Romagna e il sedano rapa in un ristorante di Helsinki? Celebrano il trionfo del biologico italiano e le fortune di un?azienda modello: la Mustiola. Quel frutto e a quell?ortaggio raccontano infatti 18 anni di storia imprenditoriale, cominciata nei campi non lontani dalle spiagge di Cesenatico, proseguita fra le fiere in giro per il Centro Italia e consacratasi oggi nei grandi mercati internazionali dell?ortofrutta. Una marcia trionfale che sta racchiusa fra due estremi economici: 300 e 16 milioni di euro. Il primo rappresenta il fatturato iniziale, quello del 1984, che Giampaolo Missiroli, il ?signor Mustiola?, iscrisse a bilancio della sua azienda agricola. Il secondo è il giro d?affari che la Mustiola international ha registrato nel 2001. Emigrato da Milano «Venivo da Milano, dove mi ero laureato in agraria», racconta oggi. «I miei genitori, andando in pensione, avevano coronato il loro sogno comprando un pezzo di terra in Romagna che io mi misi a coltivare». Abituato al grigiore della periferia milanese, Missiroli ha scelto per sé una professione agreste: fa il contadino, appunto, ma anche altri lavori in agricoltura, come le perizie assicurative per il danno da grandine. «Su come coltivare, avevo le mie idee», ricorda, «mi misi in testa di farlo come per generazioni, in quelle terre, avevano fatto e cioè senza usare la chimica». Comincia con il grano, che porta a macinare in un molino della collina forlivese. «Ricordo ancora il profumo di quella farina scura che andavo a vendere a un ristorante di Cervia», dice con una punta di nostaglia. Poi caricava i suoi sacchi in macchina e, una volta al mese, raggiungeva Firenze, per esporre la sua pregiata mercanzia alla locale Fierucola del pane, uno dei primissimi mercatini biologici. «Eravamo pittoreschi», confessa, «le macchine polverose, con i sedili posteriori abbassati per caricare più merci». Ambientalisti tutti d?un pezzo, di quelli che hanno deciso di tradurre l?ideale nella realtà quotidiana, sfidando «la supponenza degli agricoltori tradizionali che ci irridevano o ci commiseravano». Quando magari non inviano esposti e segnalazioni ai Nas. Missiroli però non molla. Anzi, coalizza alcuni altri visionari della pianura romagnola e fonda una cooperativa. La svolta arriva nei primi anni 90 quando alcuni medici della locale Asl si piccano di voler far servire pietanze biologiche negli asili nido di Cesena. Gli orti cominciano a produrre quantitativi sempre maggiori, le aziende a remunerare gli agricoltori. L?illuminata amministrazione cesenate estende l?esperimento a tutte le scuole. «Ma non si limitarono a questo», ricorda Missiroli, «documentarono e informarono i cittadini e gli operatori delle mense: fu un?operazione culturale vera e propria». Quella che per molti, negli anni successivi, sarebbe stata una moda, per Cesena fu una presa di coscienza collettiva, un circolo virtuoso che ha fatto poi di quest?area uno piccolo distretto del biologico, in quello, più vasto, dell?ortofrutta. Siamo nel 1992, i fatturati cominciano a impennarsi. Il decennio che segue è quello dell?escalation: se i soci della cooperativa salgono a quota 260, con un fatturato di 12 milioni di euro, Mustiola arriva a dar lavoro a 130 addetti. Alla produzione diretta, si aggiunge il commercio e le referenze si moltiplicano: ecco il riso, la pasta, i prodotti caseari. «Un passo importante? Quando ci siamo dotati di nuovi manager, nella produzione e nel marketing: non volevamo passare per ?i soliti fanataci del biologico?, che si mettono in testa di saper far tutto da soli». Il boom dell?export E dalla fiera rionale, si comincia a guardare il mondo. Le carote, le pesche a pasta gialla e tutto l?orto di casa Mustiola comincia a prendere la via del Nord Europa. I prodotti romagnoli finiscono in Scandinavia, in Germania, in Gran Bretagna. «Che emozione quando un giorno, ai margini di un convegno della Federazione internazionale del biologico a Copenhagen, andammo tutti a far visita a un supermercato e nello scaffale c?era la nostra frutta». Il segreto di questa parabola di successo imprenditoriale? «L?aver accettato la sfida», risponde deciso ?il signor Mustiola?, «che produrre pulito, rispettare la natura, difendere i valori di una civiltà contadina, potesse anche produrre ricchezza. Insomma, che con il proprio lavoro si potesse cambiare il mondo. Almeno un po?».


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