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Laiuto europeo? Andrà dove serve davvero
Stefano Manservisi promette di amministrare i 13 milioni del suo budget secondo priorità reali, senza privilegiare le aree contigue al vecchio continente.
Assumerà l?incarico di direttore delle politiche di sviluppo europee solo dopo l?estate. Ma Stefano Manservisi, il 49enne capo di gabinetto di Romano Prodi, in Commissione europea da 21 anni, di cui 15 a occuparsi di cooperazione, ha già in mente un alleato con cui combattere fame, Aids e povertà: «Le ong». Non intese come ?appaltatori?, come le definisce l?attuale Commissario per lo sviluppo e gli aiuti umanitari, Poul Nielson. O, almeno, non solo: «Con le ong intendo aprire un dialogo che non si limiti ai progetti, ma che spazi fino alla definizione di strategie utili per formulare il miglior policy mix nei confronti dei Paesi terzi». Policy Mix che Manservisi definisce come «la giusta combinazione tra cooperazione economica, commerciale e di aiuto allo sviluppo» e in base al quale si sente di assicurare la società civile che la politica di aiuti allo sviluppo non diventerà uno strumento del ministero degli Esteri europeo creato con la Costituzione.
Vita: Perché, dottor Manservisi?
Stefano Manservisi: La Costituzione non stabilisce un rapporto di subordinazione tra il Commissario per lo sviluppo e gli aiuti umanitari e il futuro ministro degli Esteri. Dovranno invece collaborare in un?ottica di integrazione delle politiche.
Vita: Tra pochi mesi lei dirigerà uno staff di 300 persone con un budget che supera i 13 miliardi di euro per 5 anni. Su quali direttive?
Manservisi: Continueremo a batterci per il raggiungimento degli Obiettivi del millennio fissati dalle Nazioni Unite e per migliorare il rapporto tra la fase di programmazione e quella di trasformazione materiale dell?aiuto che gestisce EuropAid. Ma, soprattutto, cercheremo di uscire dalla logica ?cooperazione allo sviluppo uguale Paesi acp?, cioè Africa, Caraibi e Pacifico. Se c?è un?emergenza povertà in Argentina, o altrove, l?Unione deve essere in grado di intervenire.
Vita: Significa che trasferirete fondi dai Paesi poveri al resto del mondo? La società civile teme che le risorse destinate all?Africa andranno ai Paesi del Mediterraneo e dell?Est europeo.
Manservisi: Non ho intenzione di sottrarre fondi all?Africa – Paese cui sono personalmente molto legato e in cui si concentrano le più grandi emergenze del pianeta – per darli all?Est. La politica euromediterranea e quella di aiuto all?Africa devono diventare complementari.
Vita: A Bruxelles si parla di assegnare la responsabilità per l?aiuto umanitario e allo sviluppo a due diversi commissari per distinguere gli interventi di emergenza dalle politiche di cooperazione. È d?accordo?
Manservisi: Non sarebbe una novità: è già successo ai tempi di Emma Bonino che era Commissario per gli aiuti umanitari e non per lo sviluppo. Chi vuole la separazione delle cariche sostiene che i commissari avrebbero più tempo e forza politica da dedicare a ciascun tema. Chi vuole il contrario, insiste sul fatto che dopo un intervento di emergenza bisogna innescare politiche di sviluppo e che, quindi, le due competenze dovrebbero rimanere unite. Per me, la cosa importante è che il commissario o i commissari abbiano visibilità per dare ai temi dello sviluppo e dell?aiuto umanitario il peso che meritano.
Vita: Lei si è occupato di cooperazione internazionale per molti anni: come amministratore della Direzione generale Sviluppo e poi come esperto presso i gabinetti del vicepresidente Filippo Maria Pandolfi e dei commissari Monti e Prodi. Come è nata la sua passione per l?umanitario?
Manservisi: Sono entrato in Commissione spinto dalla convinzione che i processi economici e politici sfuggivano al controllo degli Stati nazionali e che andavano seguiti in sede europea. Interessarmi ai problemi dello sviluppo ha voluto dire trasferire questo principio alle sfide più grandi che esistano, e per cui l?Unione può fare molto.
Vita: Anche se la percentuale di Pil che l?Europa destina all?aiuto allo sviluppo è inferiore allo 0,7% promesso in sede Onu?
Manservisi: Per fortuna a livello europeo le percentuali di Pil destinato alla cooperazione cominciano ad aumentare. Dispiace che per l?Italia non sia così, ma sono convinto che sia una fase di difficoltà momentanea.
Vita: Questa non è l?unica promessa non mantenuta. C?è inadempienza anche nei confronti dei grandi fondi internazionali come quello contro l?Aids, la tubercolosi e la malaria. Crede che siano ancora un efficace strumento di sviluppo?
Manservisi: Non vedo con favore questa moltiplicazione dei fondi, il rischio è che tutte le loro risorse vengano assorbite dalle formule organizzative che servono per mandarli avanti. Però ci sono eccezioni di successo, come il Fondo per l?acqua proposto dalla cooperazione europea.
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