Mondo

L’agenda per un 2003 da protagonisti. L’anno nasce sotto tiro

La prima scadenza del 2003 é legata all’intervento Usa in Iraq. Nessuno ne sa la data ma tutti sono d’accordo nel dire che ci sarà (di Enzo Vitalesta).

di Redazione

“Altro sangue versato per il petrolio. Non sono le prime né saranno le ultime guerre per il controllo delle risorse energetiche”. Così Jeremy Rifkin, l?americano scomodo, definisce senza mezzi termini il possibile intervento Usa in Iraq, la guerra del Golfo poi quella contro i talebani in Iran. Vita: Ma Bush accusa Saddam di ripetute violazioni dei diritti umani, di appoggiare il terrorismo e di costruire armi di distruzione di massa… Jeremy Rifkin: Ci sono dei fatti che non possono essere sottovalutati né considerati solo un semplice pretesto. Ma in realtà esiste un tema sotterraneo di cui la Casa Bianca è certamente cosciente. L?Iraq rappresenta la seconda riserva petrolifera del mondo dopo l?Arabia Saudita. Se un?invasione americana è concepita per liberare i giacimenti di petrolio, gli Stati Uniti si troverebbero ad occupare una nuova posizione d?influenza strategica nel Golfo Persico, e arriverebbero a bilanciare quella dei Sauditi nella regione. Vita: La solita corsa all?accaparramento delle risorse? Rifkin: Sempre più frenetica e violenta. Gli Stati Uniti sono ancora disperatamente aggrappati al passato. Il mondo si sta muovendo verso il tramonto della grande cultura energetica iniziata con lo sfruttamento del carbone e della macchina a vapore più di duecento anni fa. Anche il recente accordo raggiunto con Putin per assicurarsi lo sfruttamento del petrolio siberiano rimanda il problema solo di qualche anno. Le scorte di petrolio russo sono già nella fase calante e sono meno della metà di quelle dell?Arabia Saudita. La politica a breve termine di Bush è cieca e spesso rasenta il fanatismo nella ricerca sempre più disperata di accesso al greggio. Ne è un esempio l?ossessione di aprire alle trivellazioni un rifugio ambientale come l?Alaska. Anche le più ottimistiche previsioni attribuiscono alle riserve petrolifere nella regione solo l?1 per cento della produzione mondiale. Vita: Una strategia che porterà inevitabilmente ad altre guerre? Rifkin: Le più rosee previsioni ritengono che il picco di produzione massima del petrolio nel mondo sarà raggiunto intorno al 2040. Questo vuol dire che la metà delle riserve petrolifere conosciute e programmate saranno già consumate. Del petrolio che rimane, i due terzi saranno in Medioriente. Questo vuol dire che i Paesi ancora dipendenti dagli idrocarburi saranno costretti a una strategia geopolitica senza concessioni per mantenere l?accesso ai pozzi di petrolio mediorientali, con tutti i rischi e le conseguenze che accompagnano quella realtà. Vita: Quali alternative? Rifkin: La via intrapresa dall?Europa, con il recente piano energetico a lungo termine, reso noto dal presidente della Commissione, Prodi, è quella giusta. Per traghettare il Vecchio continente verso una futura economia all?idrogeno, risorsa rinnovabile e pulita. Enzo Vitalesta


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