Non profit

L’ impresa sociale fa bene al lavoro

L’economia sociale rappresenta un grande bacino di nuova occupazione. E soprattutto crea opportunità laddove serve: nel Sud e per i giovani. Parola di ministro.

di Francesco Maggio

«Oggi le imprese sociali hanno assunto un peso economico di grande rilevanza nel Paese per questo il Governo si dovrà impegnare a sostenere con sempre maggior convinzione il loro sviluppo. Le politiche attive per il lavoro e la formazione dovranno vedere il non profit svolgere un ruolo sempre più da protagonista. Non si può pensare di condurre una serrata lotta all?esclusione sociale senza l?insostituibile contributo delle organizzazioni di volontariato».
A parlare così è il ministro del Lavoro Cesare Salvi che non ha davvero dubbi: «Il Terzo settore costituisce una grande risorsa sociale, economica e occupazionale per il Paese e pertanto va opportunamente valorizzatata e sostenuta». Cerchiamo di capire come.
Ministro Salvi, una delle sue prime decisioni è stata quella di istituire una Commissione su non profit e occupazione. Dopo 6 mesi che proposte ha elaborato la Commissione. E il Governo cosa intende fare?
È una decisione che ho preso appena arrivato al ministero. Credo infatti, che l?impresa sociale sia uno strumento che possa dare un grande contributo alla creazione di nuova occupazione e del resto i dati più recenti lo confermano ampiamente: nel 1991 erano poco più di 1.000 le cooperative e le imprese sociali e gli addetti circa 15 mila. Oggi sono diventate 5.000, gli occupati 110 mila, di cui circa 20 mila appartengono a categorie svantaggiate. Si tratta di dati che attestano in modo inequivocabile come il Terzo settore sia diventato, a pieno titolo, un soggetto attivo nelle politiche per l?occupazione. Mi preme sottolineare, inoltre, che il Terzo settore rappresenta oggi un grande bacino di nuova occupazione per almeno tre fondamentali ragioni. Innanzitutto la capacità di creare opportunità di lavoro soprattutto là dove serve: cioè nel Mezzogiorno e a favore dei giovani; e la propensione a farlo in settori come quello dei servizi alla persona, che esprimono una domanda in forte aumento e che avranno un ruolo determinante nella riforma del welfare. Infine, per la logica solidaristica e volontaristica che è alla base della nascita delle cooperative sociali, in particolar modo di quelle di tipo B: quella di offrire opportunità occupazionali ai soggetti che incontrano maggiori difficoltà sul mercato del lavoro come i disabili, gli ex detenuti e così via.
Tornando, invece, ai lavori della commissione su Terzo settore e occupazione…
Ha elaborato, d?intesa con me, innanzitutto due progetti: lo sviluppo della socialità nei patti territoriali e il cosiddetto ?progetto fertilità? che prevede particolari forme di sostegno alle imprese sociali meridionali esistenti affinché ne promuovano la nascita di nuove.
Su quante risorse questo progetto potrà contare?
Credo che la stima più realistica per il ?progetto fertilità? sia di 100 miliardi di lire. Per quanto riguarda i tempi, entro l?anno in corso contiamo di partire con l?iniziativa.
Come valuta la recente decisione del Tesoro di estendere le agevolazioni previste dalla ?legge 44? anche alle cooperative sociali di tipo B?
Si tratta di un provvedimento che presenta elementi fortemente innovativi, il principale dei quali è sicuramente quello di creare un sistema di pari opportunità tra imprese sociali e altre forme di imprese. Il senso del provvedimento è esattamente quello di far uscire l?impresa sociale da una specie di ruolo marginale e ghettizzato e farla entrare a pieno titolo nel più generale sistema delle imprese.
Per una volta non si ricorre a una legislazione speciale, ma si estende l?applicabilità di una legge già esistente.
Quando si parla di legislazione speciale viene spesso in mente l?idea della nicchia, della riserva indiana. Invece questa decisione va nella direzione opposta.
Ascoltandola si ha l?impressione che lei segue con molta attenzione tutto ciò che riguarda il Terzo settore come sistema. Se però guardiamo nel complesso all?azione dell?esecutivo di cui fa parte pare non si possa dire la stessa cosa. Perché?
Sicuramente si sono accumulati dei ritardi. Ma è anche vero che stiamo recuperando il tempo perduto. E devo dire che, rispetto al recente passato, un salto di qualità già si avverte. Se nel piano generale per l?occupazione del 1999 abbiamo posto il problema dell?attuazione in Italia delle indicazioni della Commissione europea in questo campo, ancora di più faremo nel piano per il Duemila di cui stiamo cominciando la predisposizione, coordinato dal professor Leon.
Nel piano dello scorso anno, alla cui elaborazione ha partecipato anche Massimo D?Antona, c?è un capitolo interamente dedicato all?economia sociale dove si parla, tra l?altro, di sgravi Inps per tre anni per i nuovi assunti delle cooperative sociali. Una simile ipotesi diventerà mai realtà?
Si tratta di una misura che va nella giusta direzione. Tuttavia bisogna approfondirla con attenzione insieme ai ministri delle Finanze e del Tesoro. Non bisogna dimenticare, però, che già la legge 381 prevede una significativa riduzione degli oneri contributivi e che molto potrà fare anche la regolamentazione dello status giuridico del socio lavoratore.
Già, lo statuto del socio lavoratore. Perché il suo iter legislativo si è arenato in Parlamento ?
Le attività parlamentari sono rallentate sia dall?affollarsi delle questioni da affrontare sia dall?atteggiamento ostruzionistico dell?opposizione. Proprio in questi giorni sto lavorando affinché si ricompongano alcune divergenze d?opinione tra movimento cooperativo e organizzazioni sindacali così che possa ricevere un nuovo impulso l?iter del disegno di legge.
C?è un altro capitolo che riguarda molto da vicino il Terzo settore ed è quello della formazione. Ci sono alcuni provvedimenti in materia di cui non si ha più notizia. Penso, per esmpio, al disegno di legge sulla formazione professionale bloccato dalla Corte dei conti.
Ci vorrebbe la penna di Camilleri per descrivere questa vicenda. I percorsi e i meandri dei processi decisionali sono qualcosa che soltanto chi vive al di qua di questa scrivania può capire. Lì c?era una legge che prevedeva un regolamento. Il regolamento è stato bocciato dalla Corte dei Conti per questioni di legittimità costituzionale e ciò ci ha impedito di ricorrere alla legislazione con riserva. Si è pertanto deciso di tradurre quel testo in un disegno di legge che al momento è all?esame della conferenza Stato-Regioni. Mi auguro che si riesca presto a sbloccare tale situazione. Peraltro ci sono 100 miliardi del fondo per l?occupazione destinati alla ristrutturazione degli enti di formazione. Il Terzo settore ha bisogno dell?intervento formativo per crescere e stiamo lavorando di concerto con la ministra Livia Turco per utilizzare a questo scopo la quota dei fondi strutturali destinati alle politiche sociali. In questo Paese, che ha affrontato uno sforzo straordinario per entrare in Europa, oggi c?è bisogno di tornare a dare centralità alle politiche sociali e a quelle per il lavoro. Ma non tutti sono dello stesso avviso. Molti pensano che la spesa sociale sia per definizione improduttiva, mentre non è affatto vero. Questo è un problema la cui soluzione l?avverto come un pezzo della mia missione di ministro e mi impegnerò a fondo per dare voce e rappresentanza istituzionale a quella fascia, purtroppo ampia, di cittadini a rischio di esclusione sociale. E qui ritorna il discorso sul ruolo del Terzo settore, del volontariato, dell?impresa sociale.
Ancora sulla formazione: quando verrà emanato il regolamento sull?obbligo formativo approvato lo scorso anno? E quando diventerà operativa l?agenzia per la formazione prevista dalla riforma dei ministeri?
Sul regolamento dell?obbligo formativo stiamo procedendo d?intesa con il ministero della Pubblica istruzione e penso che in poche settimane saremo in condizione di presentare il testo. Per quanto riguarda l?Agenzia per la formazione, ne è prevista l?entrata in vigore nel 2001, in contemporanea a quella della nuova struttura ministeriale. Però, anche qui stiamo lavorando alla possibilità di anticipare i tempi e fare in modo che nel 2001 sia già operativa. L?Agenzia sarà un organismo snello che dovrà svolgere funzioni di raccordo fra il mondo della scuola, quello del lavoro e i soggetti istituzionali che avranno poi il compito di realizzare l?attività formativa.

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