Kyoto senza gli Usa rischia di fallire?

Il protocollo di Kyoto a rischio per l’opposizione di George W. Bush? Probabile. Nonostante l’intenzione di Prodi e dei Quindici di “andare avanti” nella ratificazione del protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto-serra. La commissaria europea all’ambiente Margot Wallström, che si è recata a Washington un mese fa, non ha nascosto la “delusione dell’Unione” dopo l’incontro con i responsabili americani. “Il messaggio da parte loro – ha spiegato la Wallström – è stato molto chiaro: non ratificheranno l’accordo, anche se hanno riconosciuto che il cambiamento climatico è un ‘grande problema’”. Nonostante gli attriti tra UE e Stati Uniti, la Wallström ha smorzato le polemiche – sempre più accese in Europa – nei confronti dell’amministrazione americana, dichiarando che è “troppo presto” per chiedere eventuali sanzioni o appoggiare boicottaggi, come quelli annunciati da numerose organizzazioni ambientaliste. In cima alla lista c’è Greenpeace, che ha lanciato un appello ai suoi sostenitori – circa 3 milioni in tutto il mondo – affinché si mobilitino contro i cinque gruppi petroliferi americani più importanti (Exxon/Mobil, Chevron, Texaco, Conoco e Phillips), “colpevoli” di sostenere il presidente Bush (nella foto un dimostrante). Ma l’Europa potrà davvero fare a meno degli Stati Uniti, e ratificare Kyoto senza il contributo americano? Secondo il Gruppo Internazionale sull’Evoluzione del Clima, l’organo scientifico internazionale di riferimento in materia di cambiamenti climatici, l’obiettivo del protocollo non potrà essere raggiunto senza gli Usa. Gli studiosi, che si sono riuniti a Nairobi, hanno affermato che è impossibile arrivare all’obiettivo del 5% di riduzione da soli.