Cultura

Kreuzberg: il quartiere alternativo diventato vittima del turista alcolico

«Non siamo uno zoo», protestano i residenti in zona movida

di Redazione

«Aiuto, arrivano i turisti!». Quando hanno deciso di dare questo titolo a un incontro coi cittadini di Kreuzberg organizzato adinizio marzo, i Verdi berlinesi non immaginavano quello che stavano per provocare.
Altro che pacata discussione: la serata a un certo punto ha rischiato davvero di degenerare. «Non siamo uno zoo!», ha strillato uno degli oltre cento partecipanti. «I turisti dovrebbero andarsene al Kudamm o ad Alexanderplatz!», ha aggiunto un altro, ancora più infervorato.
Kreuzberg, il quartiere alternativo per eccellenza, quello in cui quasi tutti sono “immigrati”, chi da un’altra zona di Berlino, chi da un’altra città della Germania, chi da un altro Paese, negli ultimi mesi è in grande subbuglio, sembra volersi ribellare ai turisti. O, meglio, a un particolare tipo di turista: quello che è attirato dai locali con la musica a tutto volume, che abbandona le bottiglie di birra sui marciapiedi e – sì, capita spesso anche questo – fa i suoi bisogni nei cortili interni delle abitazioni. Un “turismo” che si concentra in particolari zone diventate il cuore della vita notturna, come il Wrangelkiez, e che Franz Schulz, il borgomastro di Friedrichshain-Kreuzberg, chiama «turismo alcolico». «Gli abitanti di Kreuzberg sono cortesi, è gente orgogliosa della propria storia e vorrebbe avere la possibilità di raccontarla; il problema è che certi turisti non hanno nessun interesse ad ascoltarla», ci spiega Schulz.
La circoscrizione ha già reagito, vietando ad esempio la costruzione di nuovi ostelli nelle aree residenziali. Alcuni politici chiedono di reintrodurre anche il divieto di usare gli appartamenti in affitto come appartamenti di villeggiatura per turisti, una pratica che riduce gli spazi disponibili e fa aumentare i prezzi degli affitti.
Frenare l’arrivo dei turisti, però, è utopia. L’anno scorso si sono contati quasi 21 milioni di pernottamenti, un nuovo record. In una città che ha poche industrie, una disoccupazione sopra la media nazionale e una montagna di debiti, il turismo rappresenta un settore di importanza vitale: assicura infatti oltre 200mila posti di lavoro e nove miliardi di euro di entrate fiscali l’anno.

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