Volontariato

Kosovo, un anno di pace mattone dopo mattone

Il diario da Pristina di Marco Vitale, Commissario della Missione Arcobaleno

di Marco Vitale

Q uesta è la cronaca di un viaggio di tre giorni in Kosovo, per verificare sul posto l?avanzamento dei progetti in corso e festeggiare la posa dell?ultima pietra di alcuni progetti completati con i fondi di Missione Arcobaleno. La semplice cronaca di queste giornate può meglio di ogni altra cosa, illustrare l?intensità, la qualità ed il significato delle realizzazioni in Kosovo di Missione Arcobaleno Gestione Fondi Privati. 7 Maggio 2000, Cerovik Visita al cantiere di Cerovik, dove Intersos ha in corso una importante azione di sminamento con i fondi Missione Arcobaleno Gestione Fondi Privati. Incontro con il Gen. Termentini responsabile tecnico dell?operazione e con il capo progetto e coordinatore Ing. Alfieri, con il medico fisso e con altri collaboratori. Intersos, unica Ong italiana qualificata per questa attività dopo aver ripulito case, scuole, pozzi ed altre strutture sta ora bonificando un?ampia zona assegnatale dal Mine Action Center, organismo specializzato dell?ONU. I lavori proseguono bene, come da programma, rispettando gli elevati standard di sicurezza del Mine Action Center e vengono controllati due volte alla settimana dagli esperti del Mine Action Center. Accanto alle mine vi sono altri ordigni bellici inesplosi (bombe, razzi) che, forse, rappresentano oggi il maggior pericolo. (…) Incontro con Coopi, responsabile della realizzazione della discarica. La costruzione della discarica è pronta per partire e sarà completata entro dicembre. Cena con alcuni funzionari pubblici ed esponenti locali. Si parla delle prossime elezioni amministrative per gli organi locali. Tutti si rendono conto che è un passaggio difficilissimo ma da percorrere con determinazione. Le elezioni sono previste per ottobre ed in tutto il paese è in corso il censimento. Le basi del nuovo Kosovo verranno poste con queste elezioni. È una sensazione che riceverò in altri incontri: i kosovari, la grande maggioranza di loro, vuole che queste elezioni siano pacifiche e democratiche e pensa che questo sarà un test decisivo. 8 Maggio 2000, Peja Visita all?Asilo e nido di infanzia principale della città ed alla vicina Scuola di Musica. Entrambe ristrutturate, in modo ottimo da CICA , con una giovane architetto di Torino, con fondi Missione Arcobaleno. Il direttore della scuola di musica mi chiede qualche strumento musicale,(flauti, violini, fisarmoniche, chitarre). Incontri vari all?Ospedale di Peja per fare il punto della situazione, per prendere atto delle realizzazioni e per inaugurare l?officina ortopedica. Con il direttore dell?Ospedale, Dr. Bonadio della Cooperazione italiana, facciamo il punto delle realizzazioni effettuate con Missione Arcobaleno-Gestione Fondi Privati: completato rinnovamento di due sale chirurgiche, ottimo lavoro del Cestas; completata e già inaugurata sala autoptica, ottimo lavoro di GVC; rinnovamento reparto radiologico, quasi completato da GVC con apparecchiature in arrivo la prossima settimana; il laboratorio partirà subito dopo il completamento di radiologia, sempre a cura di GVC; riabilitazione completata del centro di fisioterapia ed assistenza ai bambini handicappati, a cura di CICA che lo gestisce; completata riabilitazione di 9 ambulatori sul territorio collegati con Ospedale (a cura del Cestas). Visita ad uno degli stessi (ottimo); completata fornitura di attrezzature essenziali per la normale attività (generatore, ambulanza, pulmini, inceneritore); Vengono poi discussi e viene preparato l?avvio dei nuovi progetti resi possibili dal Fondo Confindustria e Sindacati che, per un totale di altri 4 miliardi, permetterà: rinnovo maternità e pediatria; rinnovo blocco operatorio ostetricia; ammodernamento reparto medicina interna; rinnovo reparto ortopedia rinnovo integrale lavanderia e cucine ospedale. Tutti gli interventi saranno completati entro l?anno. L?ospedale di Peja sarà a lungo ricordato come l?ospedale degli italiani. È un momento di genuina commozione. Ma, oggi, ci sono solo i giornalisti kosovari. (…) Ancora di corsa per raggiungere Kralan, un piccolo villaggio sui bei colli nei dintorni di Giacova, a circa 22 chilometri dalla città attraverso una strada sterrata. Qui ci attende l?inaugurazione di una bella scuola del ciclo primario, sul culmine di una collina, interamente rifatta da COOPI. La scuola precedente era stata totalmente distrutta dai bombardamenti Nato perché i serbi vi avevano installato dell?artiglieria controaerea. Questa scuola, per la difficoltà di accesso e per l?elevato numero di precipitazioni nevose, ha comportato grandi difficoltà di realizzazione. Altre organizzazioni internazionali si erano rifiutate di farsene carico. Gli italiani con COOPI e Missione Arcobaleno e con l?aiuto della K-For italiana, che ha quasi rifatto le strade d?accesso, ha sgombrato le macerie pericolose (per presenza di esplosivi) della vecchia scuola, ed è stata preziosa per i trasporti, l?hanno realizzata. Domani i ragazzi ne prenderanno possesso. Ma su queste colline la presenza italiana, non è legata solo alla ricostruzione delle scuole a cura di COOPI (oltre a quella di Kralan, COOPI ha ricostruito, con analoghe difficoltà, la scuola di Javlanicé- e, anch?essa sul culmine di una collina, anch?essa totalmente bombardata per le stesse ragioni). Un?altra ONG italiana, Laici Terzo Mondo, ha operato preziosi interventi in favore dei piccoli contadini locali fornendo sementi, animali fertilizzanti e facendo un?operazione massiccia di riparazione e rimessa in opera dei vecchissimi trattori. Così queste piccole fattorie, tutte ancora limitate all?autoconsumo hanno potuto riprendere la loro vita. Ma per questo oltre alle cose è stata preziosa la presenza, l?amicizia, l?interessamento dei membri di Laici Terzo Mondo, senza i quali questi villaggi (84 nell?intera area di Giacova) sarebbero stati fisicamente ed intellettualmente isolati (…) Rientrati a Giacova ceniamo con i rappresentanti di tutte le ONG italiane che operano a Giacova. Al termine dico loro poche parole: «Vi ringrazio per quello che avete fatto. Ho visto dei lavori condotti con professionalità, amore ed impegno. Avete saputo conquistare un grande rispetto ed amicizia da parte del popolo kosovaro. Senza di Voi e senza la K-For italiana, il nome Italia sarebbe sconosciuto in Kosovo. Ed invece è molto rispettato. Non so se riuscirò mai a far capire in Italia il significato grandissimo del Vostro apporto. Anzi lo escludo. Dovete accontentarvi del rispetto e dell?amicizia del popolo kosovaro, della mia più profonda gratitudine e della Vostra soddisfazione intima per un lavoro ben fatto»î. 9 Maggio 2000, Giacova Fondazione sociale di Giacova. Questa fondazione è una istituzione interessante iniziata nel 1974. Di matrice municipale, ma autonoma, essa forniva assistenza sociale di vario tipo (sanitaria, psicologica, guida all’ottenimento di benefici ed aiuti vari) alle persone più deboli degli 84 villaggi della provincia di Peja sparsi su un?area di 586 kmq con 142.000 abitanti. La guerra aveva portato quasi alla chiusura dell?attività della Fondazione, con il piccolo gruppo di personale privo di stipendio, con la piccola struttura inagibile, senza mezzi per muoversi sul territorio. La ONG italiana MOVIMONDO con i fondi di Missione Arcobaleno, ha ridato vita ed operatività alla Fondazione. Ha reso agibile l?ufficio; si è fatta carico degli stipendi del personale; ha informatizzato le procedure dotando la Fondazione di computer e facendo un corso di informatica a tutto il personale; ha creato delle schede informative che hanno permesso una mappatura dei bisogni sul territorio; ha dotato l?istituto di alcune autovetture per girare nei villaggi. E segue e sostiene l?evoluzione del processo con un informatico ed una sociologa che vivono la vita della Fondazione. (…) Un altro incontro a Krushe & Madhe, un bel paesotto, un tempo manifestamente fiorente, che è uno dei tanti paesi della zona dove IPSIA, con i fondi di Missione Arcobaleno, ha fatto un grande lavoro. Il paese era noto anche per una vivace vita intellettuale, con numerosi professionisti, una biblioteca municipale ricca di molte migliaia di volumi; (visiteremo poi quel poco che è rimasto che è già rimesso in ordine e, nella sezione italiana, vedremo la Divina Commedia ed altri classici italiani). Il paese contava 5000 abitanti e 730 abitazioni ed alcuni importanti edifici comuni. Il 26 marzo 1999 è iniziato un grande rastrellamento con grande ferocia da parte delle squadre paramilitari serbe. Praticamente tutti gli abitanti sono fuggiti sulle montagne circostanti e poi in gran parte in Albania dove sono entrati in contatto con Ipsia. Ipsia li ha accompagnati sulla via del ritorno. Ma al ritorno essi trovarono anche 689 case danneggiate su 730 e tutti gli edifici pubblici inagibili. Nel Paese ha operato oltre a Ipsia anche una organizzazione olandese e, per la parte animazione, ICS alla quale Ipsia è collegata. Ipsia ha svolto un grande lavoro e mi viene sottolineato che la caratteristica del suo modo di lavoro è stata la capacità di coinvolgere il paese tutto e la gente nel decidere con quale priorità intervenire e nel fare il lavoro. Sono state rese agibili 404 case (lavoro completato) e 289 bagni (lavoro quasi completato); è stato riabilitata la casa municipale ed il centro sociale dove ci troviamo riuniti (dove si fa anche assistenza ai bambini traumatizzati; si è creato un centro di lavoro per le donne; si è ricostituita la biblioteca; si fanno varie attività sociali e municipali); sono state distribuiti 460 stufe con adeguata dotazione di legna; sono state riabilitate 2 scuole su tre una per il ciclo primario ed una per il ginnasio. Spero che il governo italiano continui questa preziosa opera di affrancamento alle ONG italiane presenti sul territorio con i suoi organi istituzionali ed in particolare con la Cooperazione Italiana. Verso le 18 arriviamo all?ultima meta della nostra giornata, il campo di profughi ROM Hashkali di Plementina, nel comune di Obelic, presso Pristina. Il comune di Obelic era prevalentemente serbo e la maggioranza dei ROM ospitati nel campo erano stabilmente inseriti nel Comune di Obelic. Sono profughi nella loro terra. Il Centro ospita 800/900 profughi, affrettatamente ammassati in un vecchio e abbastanza fatiscente Centro preesistente. UNHCR e personalmente Kouchner ha chiesto a Missione Arcobaleno-Gestione Fondi Privati di contribuire a rendere il Centro un po? più umano. Missione Arcobaleno ha stanziato una somma significativa per questo importante obiettivo. Sono stati costruiti un certo numero di ottime strutture per ospitare, in modo decente, gli ospiti del centro e per permettere un minimo di vita sociale (la scuola, la palestra, un luogo per gli spettacoli, un luogo dove svolgere attività di lavoro ed altri). Ero un po? preoccupato per questo progetto sia per la difficoltà intrinseca dello stesso sia per l?ambiente di grande tensione che domina tutta l?area. Devo dire che il risultato ha superato tutte le aspettative. La parte di creazione di strutture è buona ed è stata realizzata velocemente dalla ONG italiane Tamat. Una estensione del progetto della cui necessità si è preso coscienza man mano che il progetto andava avanti, comporta la costruzione di un sistema fognario accettabile (oggi è a cielo aperto). La gestione del campo spetta, invece, a ICS con altri fondi. La collaborazione tra Tamat e ICS è stretta e mi sembra che entrambe siano molto apprezzate ed abbiano saputo muoversi, con grande diplomazia ed umanità, sia nel campo che nei villaggi circostanti, in parte albanesi ed in parte serbi. Ci chiedono se possiamo fermarci un po? ed al nostro assenso, in quattro e quattr?otto, ci organizzano uno spettacolo di 40 minuti in nostro onore, animato da bambini, ragazzi e qualche adulto. Evidentemente è un repertorio studiato e bene organizzato da parte di un vero e proprio complesso di spettacoli operante nel Campo. Il primo numero è un breve canto religioso. Il secondo è una poesia recitata da un bambino. Il maestro che mi è vicino (Jbush Berisha di Obelic, un giovane pieno di sentimento orgoglio e dignità) mi traduce in inglese i testi e ne riassume il significato. La prima poesia è intitolata ?All?Europa? e sostanzialmente dice «Oh Europa non dimenticare noi che viviamo in Kosovo, perché anche noi siamo come tutti i popoli d’Europa». 10 Maggio 2000, Pristina Inaugurazione ufficiale del centro di salute mentale infantile e adolescente nell’ambito della casa della Salute di Pristina. Dedicazione del Centro a Paola Sarno, la psichiatra infantile che l?aveva progettato e voluto e che è caduta nella disgrazia dell?ATR e scopertura della targa a Lei dedicata. Nonostante la perdita di Paola Sarno il progetto è stato completato ed è da tempo in funzione, a cura di Terres des Hommes in stretta collaborazione con le autorità locali e con la competente sezione di OMS. Sono presenti i rappresentanti di Terres des Hommes, la mamma di Paola Sarno, il coordinatore nazionale del Progetto Bexhet Kaliu, il responsabile da parte di Terres des Hommes, Dr. Gianfranco Guastella, la rappresentante specialista della materia di OMS, anch?essa italiana, i rappresentanti AiBi che hanno un accordo di collaborazione con il Centro per intrattenere i bambini anche con il gioco, e molta altra gente. In Kosovo il 50% della popolazione è inferiore ai 25 anni. L?età pediatrica (per la quale cioé la cura è affidata ai pediatra) è da 0 a 18 anni. L?80% di questi hanno dovuto abbandonare le loro case. A Pristina ci sono 22.000 ragazzi da 0 a 14 anni e 10.000 ragazzi da 14 ai 18 anni. La maggiore parte di questi chiede l?assistenza del Centro. Sinora le prestazioni neuropsichiatriche a Pristina sono state 1.400 con 96 elettroencefalogrammi. Di quelli visitati 70% sono in stato di trauma con due traumi che spesso si sovrappongono: quello da guerra e abbandono della casa e quello da urbanizzazione. Il centro Paola Sarno è, attualmente, l?unica struttura nell?intero Kosovo dedicata ai temi della neuropsichiatria infantile. Per questo oltre al lavoro a Pristina svolge interventi psico-sociali sul territorio. Esistono due équipe, una fissa a Pristina ed una mobile che va sui luoghi dove gli interventi della guerra sono stati più duri. È chiaro che il centro Paola Sarno si candida come struttura di riferimento per la neuropsichiatria infantile per l?intero Kosovo . 11 giugno 1999-11 giugno 2000 Pristina, le sette domande chiave – Politicamente, cos?è oggi il Kosovo? Ufficialmente è ancora una provincia della Serbia, ma sotto la tutela delle Nazioni Unite, presieduta da 50 mila militari delle forze internazionali di pace (K-For). Chi lo amministra? Le Nazioni Unite hanno nominato dei ?sindaci? scelti tra i prefetti italiani e degli altri Paesi che partecipano alla missione Onu in Kosovo incaricati di rimettere in moto l?amministrazione del Paese attraverso la collaborazione con rappresentanti delle municipalità. Le elezioni sono previste il prossimo ottobre. Quante persone ci vivono oggi e di quale etnia? Stabilire quante persone vivono oggi in Kosovo è difficile perché gli ultimi censimenti della popolazione risalgono al 1991, quando nel Paese abitavano circa 1 milione e 800 mila kosovari di etnia albanese. Durante la guerra dal Kosovo ne sono scappati circa un milione, di cui 800 mila sono rimpatriati dalla fine del conflitto a oggi. Arco di tempo in cui dal Kosovo sono fuggite circa 210 mila persone appartenenti alle minoranze serbe e rom, di cui oggi rimangono nel Paese solo 100 mila rappresentanti. Chi vi applica le leggi? Oggi il Kosovo non ha un sistema giudiziario preciso, i giudici sono personale dell?Onu che sta preparando un nuovo codice legislativo per il Paese e in attesa di poterlo applicare giudica seguendo la regola del ?buon senso?. Chi riscuote le tasse e in quale valuta? A un anno dalla guerra in Kosovo non esiste un sistema fiscale e neppure una precisa politica monetaria o una Banca centrale. Nel Paese tutto si vende e si compra in lek albanesi o marchi tedeschi. Chi paga gli stipendi agli impiegati pubblici? L?Onu e l?Osce. Che, tuttavia, hanno gravi difficoltà a reperire i finanziamenti e tra poco non potranno più contare sugli Usa intenzionati a ridurre la loro quota di partecipazione in Kosovo. Si può fare un bilancio della Missione Arcobaleno-Gestione fondi privati e degli interventi da essa finanziati in Kosovo? La Missione Arcobaleno – Gestione fondi privati fino ad oggi ha raccolto 133.156.394.900, di cui 119,296 stanziati per 81 progetti gestiti dalle 52 organizzazioni non governative coinvolte, 9,6 per avviare fondi di microcredito con la Grameen Bank, 949 per le spese di gestione e 1 miliardo e 609 milioni di rimanenza contabilizzati come riserva. Ai 133 miliardi raccolti con i versamenti degli italiani, vanno aggiunti i 9 miliardi raccolti da Sindacati e Confindustria che hanno affidato al Commissario la loro destinazione.


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