Famiglia

Kosovo in fiamme: la voce dell’Avsi da Pristina

Il resoconto da Pristina del rappresentante di AVSI nel paese, Gabriele Bertani. Una testimonianza in presa diretta e toccante

di Paolo Manzo

Pristina (Kosovo) 18/3/04 di Gabriele Bertani AVSI – La situazione in Kosovo nell’ultimo mese aveva gia’ mostrato dei segnali di precarieta’: la bomba esplosa alcuni giorni fa sotto la casa del presidente Rugova, la bomba ritrovata al quartie generale dell’ONU a Pristina, l’autobomba fatta esplodere per colpire il ministro dell’ambiente e le numerose bombe fatte esplodere in diverse zone della capitale lasciavano intendere che la situazione non era ancora completamente sotto controllo. Ieri è poi tutto degenerato con la morte per annegamento (nel fiume di Mitroviza) di 3 bambini albanesi in fuga da coetanei serbi che li inseguivano con dei cani. Mitroviza è una citta’ situata a nord di Pristina divisa in due parti da un fiume. La parte nord e’ a maggioranza serba, mentre la parte sud e’ a maggiornaza albanese. Il ponte che unisce le due citta’ e’ presidiato dai soldati francesi della Nato (KFor). Dopo la morte dei 3 bambini, nella citta’ sono cominciate manifestazioni di protesta che nel corso della giornata sono degenerate in scontri. Gli albanesi hanno cercato di forzare il blocco dei soldati Nato sul ponte per passare nella parte nord della citta’; nello stesso tempo i serbi si asserragliavano sull’altra estremita’ del ponte. Soldati della forza Internazionale danesi sono intervenuti a sostegno dei francesi. Gli scontri continuavano fino a sera. Contestualmente i disordini si estendevano in tutto il Kosovo: A Caglaviza, enclave serbo a 1 km da Pristina, gli albanesi forzavano il blocco dei militari ed entravano nell’enclave. Sono seguiti durissimi scontri. Donne e bambini appartenenti all’enclave sono stati fatti evacuare dalle forze nato. Alcune case sono state bruciate e la situazione solo in queste ultime ore sembra essere tornata sotto il controllo delle forze Nato. A Kosovo Polje (periferia di Pristina) sono stati bruciati degli ambulatori e degli uffici serbi. A Prizren (antica capitale del Kosovo) e’ stata bruciata la chiesa ortodossa. A Gjakova (nella parte sud-ovest del Kosovo) e’ stata bruciata un’altra chiesa ortodossa. Nei pressi di Peja i militari italiani hanno dovuto evacuare con elicotteri 24 famiglie serbe appena rientrate in Kossovo dopo 4 anni. Il loro villaggio appena ricostruito con gli aiuti internazionali (Vielo Polie) e’ stato bruciato. Le famiglie serbe sono state messe al sicuro presso la caserma italiana. A Peja/Pec alcuni manifestanti hanno assaltato il quartie generale dell’ONU (UNMIK) e bruciato dei veicoli appartenenti all’ONU. Nella capitale a Pristina stanotte sono state bruciate delle macchine dell”ONU e delle case serbe. Anche il personale ONu della capitale e’ stato fatto evacuare dal quartier generale. Ad oggi il bilancio provvisorio è pesante: Una trentina i morti tra cui un soldato francese e oltre seicento i feriti. Nel frattempo in Serbia, si susseguivano proteste nelle città di Nis, Novi Sad e Belgrado. Sono state bruciate le moschee di Belgrado e Nis e si è cercato di assaltare l’ambasciata americana. L’assalto è stato respinto dalla polizia serba. Adesso la situazione sembra più tranquilla. Solo alla periferia di Pristina ci sono alcune zone non ancora completamente sotto controllo. Gli scontri avvenuti ieri e stanotte si dice siano stati organizzati da gruppi estremisti e che non siano delle semplici reazioni popolari. Nel frattempo la NATO sta facendo arrivare dei rinforzi dalla vicina Macedonia. Le azioni di ieri e questa notte riapriranno sicuramente il dibattito circa la capacità della NATO di garantire la sicurezza interna e circa l’utilità delle politiche adottate dagli organismi internazionali finalizzate al rientro dei serbi. Stando qui la sensazione è che in questi ultimi 4 anni è stata celata, dietro una falsa e apparente calma, una situazione ancora altamente problematica. Molti i progetti AVSI in corso in Kosovo a favore degli orfani della guerra, ma anche progetti educativi, sanitari e di sviluppo economico legati all?agricoltura. In Kosovo AVSI sostiene a distanza 160 bambini. Tutti progetti coordinati da Gabriele Bertani.


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