Volontariato

Kosovo, fermiamo la “pulizia”

Acnur e Amnesty Due appelli per evitare una nuova guerra nella ex-Jugoslavia

di Federico Cella

Civili trucidati, case bruciate, migrazioni di massa, il rischio di una nuova guerra nei Balcani. Una fotografia reale del Kosovo, regione della Repubblica federale di Jugoslavia, serba, in cui il 90% dei due milioni di abitanti è albanese; la difficile convivenza, religiosa ed etnica, resa impossibile nell?89 dalla decisione presa dall?allora presidente, Slobodan Milosevic, di togliere lo statuto d?autonomia alla regione, è ormai sfociata in un aperto conflitto. Per questi motivi, l?Acnur (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha lanciato un appello a tutti i governi europei perché vengano sospesi i rimpatri dei tanti albanesi fuggiti all?estero negli anni scorsi, ma che non hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati politici. Si tratta, fanno sapere dall?agenzia Onu, di oltre 150 mila persone, per lo più provenienti dal Kosovo, il cui ritorno nella regione porterebbe a un?ulteriore recrudescenza dei conflitti.
Immediate sono state le risposte positive da parte dei governi europei all?appello dell?Alto commissariato. La Germania (che ospita 800 mila rifugiati da ogni parte del mondo) ha fatto sapere di accettare una dilazione per il rimpatrio di molti dei 130 mila profughi albanesi che si trovano nei confini tedeschi. In Italia, invece (dove i rifugiati totali sono 12 mila), per il momento non si hanno notizie di richieste di asilo politico da parte di albanesi del Kosovo; ma la situazione dei nostri confini rimane sempre calda, ribadendo la necessità di una seria riforma della legge sull?asilo politico nel nostro Paese.
Intanto proseguono gli scontri tra la polizia serba e i presunti ?terroristi? albanesi dell?Uck (Esercito di liberazione del Kosovo), scontri che due settimane fa hanno lasciato sul campo almeno una cinquantina di vittime civili, metà delle quali donne e bambini. E malgrado le sanzioni verso il governo di Belgrado imposte dal Gruppo di contatto sulla Bosnia (riunisce Stati Uniti, Russia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia), che ha ribadito come la questione-Kosovo non possa essere considerata soltanto di politica interna serba, l?attuale presidente Milan Milutinovic ha chiuso le frontiere alle ingerenze internazionali, ma anche a giornalisti e organizzazioni di volontariato internazionale.
A questa chiusura si è opposta con un altro appello Amnesty International. Secondo l?organizzazione umanitaria, infatti, le autorità di Belgrado non stanno facendo altro che nascondere una nuova azione di ?pulizia etnica? per cui l?esercito serbo è tristemente famoso. «È indispensabile», conferma Daniele Scaglione, presidente della sezione italiana di Amnesty, «scoprire e punire i colpevoli, perché garantire l?impunità su questi soprusi significherebbe aprire la strada a nuove escalation di violenze. Con le tragiche conseguenze che abbiamo già visto verificarsi nella regione dell’ex-Jugoslavia».

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