Mondo

Kosovo: Aibi, “ci hanno lasciato soli”

La denuncia è di Marco Griffini, presidente di Aibi organizzazione internazionale umanitaria presente in Kosovo dal 1999 con progetti di integrazione etnica

di Paolo Manzo

”Quello che sta accadendo in queste ore e’ il risultato di anni di disinteresse. Finita la guerra, spenti i riflettori, ci hanno lasciato soli”. La denuncia e’ di Marco Griffini, presidente di ‘Amici dei Bambini’, organizzazione internazionale umanitaria presente in Kosovo dal 1999 con progetti di integrazione etnica a Fushe Kosova, a 20 chilometri da Pristina, a Vushtrri, a nord di Pristina, e nell’enclave serba di Priluzje. ”Siamo rimaste in poche organizzazioni non governative -spiega Griffini- a cercare di fare un lavoro di riconciliazione, e dopo l’emergenza non si e’ speso un euro per lo sviluppo del rapporto interetnico nel Kosovo”. ”Riconciliare e ricostruire e’ l’opera piu’ difficile -sottolinea Griffini- ma i grossi investimenti dalla comunita’ internazionale sono stati fatti soltanto quando c’era l’emergenza”. ”I carri armati -aggiunge- non servono a sostenere una regione che da sempre e’ stata una polveriera”. ”Bisognava attendersi, prima o poi -conclude Griffini- con queste premesse, l’esplosione della situazione”.


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