Mondo

Kony 2012 non conquista l’Italia

Stanotte nuova iniziativa di Invisible Children. Ma da moi i social network sono tiepidi

di Ottavia Spaggiari

E’ arrivato il momento della verità per Kony 2012, la più popolare e discussa campagna di sensibilizzazione dell’anno e forse della storia del non-profit online .

Dopo oltre 100 milioni di visualizzazioni su youtube, svariati milioni di dollari raccolti in pochissimi giorni, numerosissime polemiche e scandali, tra cui il crollo nervoso dell’ideatore della campagna Jason Russell, stasera, al calare del sole, gli attivisti invaderanno le città di tutto il mondo, distribuendo volantini e attaccando manifesti, con un solo obiettivo: rendere famoso Joseph Kony. 

 Proprio questo è l’obiettivo dichiarato di Kony 2012, la campagna lanciata lo scorso marzo dall’organizzazione americana Invisible Children: rendere note le nefandezze di Kony, il ribelle ugandese a capo del Lord’s Resistance Army (LRA), che per oltre vent’anni ha ridotto in schiavitù migliaia di bambini in Uganda, commettendo violenze terribili contro la popolazione civile.

 Stanotte scopriremo quante sono effettivamente le persone che la potentissima campagna mediatica di Invisible Children è riuscita ad attivare nel concreto.

 Su Facebook, le diverse iniziative identificate come eventi appartenenti a Kony 2012 in Italia, registrano solo poche centinaia di adesioni, ma anche in Gran Bretagna, la  pagina dell’evento, a cui si sono iscritte quasi 10 mila persone, è attraversata da dibattiti sulla legittimità della campagna.

 Dopo l’entusiasmo iniziale ispirato dal serratissimo video girato da Russell, Kony 2012 ha presto subito una durissima battuta d’arresto, a cui hanno contribuito le polemiche relative alle informazioni fuorvianti veicolate dal video stesso e i dubbi relativi alle finalità della campagna.

 Foreign Affairs aveva sottolineato come la cattura di Kony non rappresenterebbe più una priorità per l’Uganda. Nel corso degli anni il Lord’s Resistance Army, pur continuando a seminare terrore tra la popolazione civile, si sarebbe notevolmente indebolito e non si troverebbe nemmeno più nel paese.

Numerosi attivisti e organizzazioni non governative che operano sul territorio inoltre hanno espresso preoccupazione per un eventuale intervento militare volto alla cattura di Kony, che potrebbe destabilizzare, la già fragile situazione socio-politica del paese.

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