Mondo

Kony 2012, campagna shock

30 minuti sui bambini soldato: in pochi giorni raggiunti 30 milioni di visualizzazioni

di Ottavia Spaggiari

È stata lanciata solo da pochi giorni ma già si preannuncia come la campagna virale dell’anno. Sembra proprio che con Kony 2012, la non profit americana Invisible Children abbia fatto centro, riuscendo nell’impresa più ardua: richiamare l’attenzione del grande pubblico statunitense su un problema che non ha un impatto diretto sugli Stati Uniti. Basata su un serratissimo documentario di trenta minuti, scritto e diretto dal regista e co-fondatore dell’organizzazione, Jason Russell, Kony 2012 intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulla terribile questione dei bambini soldato in Uganda e chiedere un impegno concreto da parte del governo americano, rendendo pubbliche le nefandezze di Joseph Kony, il militare ribelle ugandese a capo del Lord’s Resistance Army (LRA), un gruppo di guerriglia armata  che per oltre vent’anni ha commesso violenze gravissime contro la popolazione civile, allo scopo di stabilire un regime teocratico nel paese. Si stima che siano oltre tenta mila i bambini rapiti dall’esercito di  Kony e ridotti in schiavitù.

Nel 2005 la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di cattura nei confronti del ribelle ugandese e nell’ottobre del 2011 gli Stati Uniti hanno inviato in Uganda un centinaio di consiglieri militari perché aiutino l’esercito locale a catturare Kony.

Nonostante l’indiscusso trionfo mediatico, Kony 2012 ha subito pesanti critiche per l’approccio eccessivamente semplicistico alla situazione ugandese che rischia di essere ridotta ad un accanimento contro il “bad guy”, ovvero il cattivo, senza prendere in considerazione la complessità del quadro politico nel quale la campagna andrebbe ad agire. Amnesty International ha espresso preoccupazioni riguardo alle operazioni militari attivate per catturare Kony, Foreign Affairs ha sottolineato come Kony non rappresenti l’unico pericoloso leader della zona e secondo Angelo Izama, un importante giornalista ugandese, in questo momento la priorità non sarebbe la cattura del leader  dell’LRA, che non si troverebbe nemmeno più in Uganda, ma la necessità di sviluppare progetti di assistenza per gli ex bambini invisibili, quelli che negli anni più terribili della guerra civile, soprattutto dal 1999 al 2004, durante la notte cercavano rifugio nelle strade di Gulu, per sfuggire al Lord’s Resistance Army, e che adesso vivono in condizioni di povertà estreme.

Il portavoce di Invisible Children, Jedidiah Jenkins, ha definito le critiche alla campagna “miopi”, affermando che l’obiettivo del documentario di Russell è quello di sensibilizzare i giovani a preoccuparsi di una problematica percepita come molto lontana dalla loro quotidianità e che le semplificazioni sono funzionali a raggiungere il maggior numero di persone possibile.

Fondata da tre giovani film maker americani, Invisible Children  lavora dal 2006 con il duplice obiettivo di promuovere progetti di sviluppo in Africa e sensibilizzare l’opinione pubblica globale sul dramma dei bambini soldato. Kony 2012 risulta la campagna dell’organizzazione che fino ad ora ha riscosso più successo: pubblicato su Youtube e Vimeo lo scorso 5 marzo, il documentario  di Russell ha registrato più di 30 milioni di visualizzazioni, numerose celebrity hanno già dichiarato l’intenzione di appoggiare la campagna e si prevede che  migliaia di persone parteciperanno alla notte di mobilizzazione globale, indetta per il 20 aprile, quando a tutti gli attivisti del mondo verrà chiesto di tappezzare i muri delle proprie città con manifesti di Kony 2012.  

In copertina una foto Joseph Kony


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