Mondo

Koll: La mia fama contro la fame

Claudia Koll è testimonial della campagna lanciata dai volontari del Vis. E ha verificato di persona l’efficacia con un viaggio nel Corno d’Africa. Che qui racconta.

di Paolo Manzo

Da un lato un Paese, l?Etiopia, che rischia di ?morire di fame?. Con una crisi alimentare che ricorda le carestie di metà anni 80, quando le vittime della mancanza di cibo furono milioni. Dall?altro una star, l?affascinante Claudia Koll, affermatasi in tv con le fiction Linda e il brigadiere e Valeria medico legale e a teatro con Ninotchka. Apparentemente nulla unisce la nostra ex colonia con l?attrice romana, ma basta andare su Claudia Koll per accorgersi del contrario: il Vis, la ong dei Salesiani che ha lanciato la campagna ?Cibo per l?Etiopia?, ha scelto lei come testimonial. E la Koll ha risposto con entusiasmo se è vero che, in meno di quattro mesi, è stata già due volte nel Paese africano a rischio fame. Sotto gli occhi indifferenti di un mondo, tutto preso dalla guerra di Bush a Saddam. Vita ha raggiunto telefonicamente la Koll ad Addis Abeba, e le sue risposte sono una sveglia per la coscienza. Vita: Dove sei stata? Koll: Nelle missioni salesiane, ma anche fuori del circolo del Vis, dove stanno arrivando i nostri aiuti. Ho visitato una struttura sanitaria in cui servono 3mila euro. Subito. Per acquistare medicine e poter andare avanti per altri due mesi. Vita: In che località esattamente? Koll: Ad Adigrat. È gestita da due suore dell?ordine di Sant?Anna. Non c?è un dottore, una suora fa da infermiera e opera agli occhi. Il laboratorio gliel?ha costruito l?Onu in occasione del trattato di pace tra Eritrea ed Etiopia. Ma ora mancano i medicinali. Tornata in Italia saprò su cosa lavorare. Poi siamo andati dalle Suore di Madre Teresa, in un cronicario che ospita bambini disabili, quelli nessuno vuole perché hanno la tbc o malattie mentali. I nostri aiuti sono arrivati anche lì, e le suore ne hanno chiesti altri. Come vedi non ci siamo limitati alle missioni salesiane. Vita: Che idea ti sei fatta? Koll: Che ha ragione il Papa quando dice che non ci potrà mai essere la pace finché ci saranno Paesi che diventano sempre più poveri. Bisogna oltrepassare i nostri limiti, non occuparci solo del nostro piccolo territorio. L?obiettivo è diventare consapevoli di quanto accade dall?altra parte del mondo. E diventare operativi. Quando il Papa dice siate operatori di pace, siate operatori di gioia, significa proprio questo: entrare in azione. E la cosa che mi ha riempito di più il cuore è che il suo appello non è stato vano. Vita: Tu hai fatto diversi appelli in tv, qual è stata la risposta della gente? Claudia Koll: Molto generosa. Volevo far vedere cos?è stato fatto dei soldi ricevuti dal Vis. Per questo sono tornata, ma anche per acquisire nuove informazioni. Vita: Già, anche perché in pochi mesi avete raccolto 500mila euro? Koll: Sì, la gente è entrata nel problema. Mi fermavano per strada e mi davano soldi, anche pochi, per poterli passare al Vis e salvare bambini. Vita: Chi dona di più? Koll: Gli italiani medi sono le persone più sensibili, quelli che Nelson Mandela chiama gli ?eroi della quotidianità?. Se i potenti della terra capissero, qualche volta, come dovrebbe andare il mondo (ride amaramente)… E non è un caso che l?opinione pubblica scenda in piazza per la pace. Il New York Times, il 17 febbraio scorso, ha scritto che oggi ci sono due superpotenze: gli Usa e l?opinione pubblica. Ho molta fiducia nella capacità di diventare consapevoli e attivi, perciò mi muovo. E con le donazioni non s?aiuta solo chi vive in condizioni tremende, ma anche chi dona. È una corrente positiva che si stabilisce e la cosa che sento di far meglio, è proprio rendere consapevoli gli italiani su ciò che accade nel mondo povero. Vita: Qui ti sei arricchita umanamente… Koll: Sicuro. Se uno non va sul posto, non può capire. Ecco perché io insisto e tante volte mi ?violento?, perché mi sento male a farmi riprendere, per apparire in una fotografia assieme a questi bambini. Ti giuro che è la cosa che faccio meno volentieri, però penso che se gli italiani non vedono le immagini, non possono capire a parole questa realtà. Anche se le cose più toccanti le abbiamo viste nel cronicario, dove giustamente non abbiamo fatto riprese. Vita: Cosa ti ha più colpito? Koll: I tanti bambini con serie malattie mentali, i tanti disabili, ciechi, orfani, i minori abbandonati. Un bambino epilettico, che nessuno vuole, con tutta la testa fasciata, perché cade continuamente. Eppure ti assicuro che m?hanno trasmesso una grandissima serenità. A differenza del confine con l?Eritrea, dove abbiamo visto città distrutte, nell?area che è stata testimone di una guerra di trincea. Lì ci sono persone che vivono in case distrutte perché, quando gli eritrei se ne sono andati, hanno raso al suolo le abitazioni coi bulldozer. Dentro quelle macerie ci sono soprattutto donne e bambini, oltre ai militari. Una marea di bimbi sporchi e affamati. L?assedio che hanno fatto alle caramelle, buttandosi per terra, facendosi male? Vita: Perché hai detto ?a differenza?? Koll: Perché i bambini del cronicario vivono in una dimensione umana, di serenità. Gli altri no. Li abbiamo intervistati e ci hanno confessato che non credono che la guerra sia finita. Al confine ho visto una città senza speranza, una cosa ben peggiore d?un cronicario. Vita: L?attuale situazione internazionale si sente anche in Etiopia? Koll: Qui tutti sono contrari alla guerra all?Iraq. C?è addirittura l?embargo per la Coca Cola e tutti bevono la Pepsi. Vita: Quant?è che non piove? Koll: Da anni, la crisi alimentare deriva proprio dalla siccità. Il progetto che ha il Vis è di costruire pozzi, soprattutto nella zona di Gambela, dove non ci sono altre organizzazioni umanitarie. C?è solo il Vis. Vita: Adesso che farai per sensibilizzare ancor di più gli italiani? Koll: Andrò in televisione, mostrerò gli aiuti che stanno arrivando, dirò cosa si può fare per aiutare questa gente che rischia di morire di fame. E mi auguro che il documentario che abbiamo realizzato qui venga proiettato nelle scuole italiane. Perché credo che l?istruzione sia un veicolo importante. Ed è giusto che i nostri ragazzi crescano con una visione diversa, con gli orizzonti più aperti e meno provinciali. La speranza di un mondo migliore, che esiste, la dobbiamo ricercare nei giovani. E, quindi, nell?educazione. Vita: Gli farai vedere un mondo che non appare quasi mai sui nostri schermi? Koll: Già, la televisione non rappresenta mai la realtà, anzi la deforma. È ?paillette? e finzione. Oppure è una pura e semplice esasperazione del sesso e della violenza. Per questo il mio sogno è di portare questo documentario tra i ragazzi, di scuole medie e superiori.


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