Sostenibilità

Kitenergy, gli aquiloni della finanza a impatto

Gli aquiloni progettati da Kitenergy sono in fase di sperimentazione e saranno in commercio a partire dal 2025. Volano a circa 600 metri di altezza, raccolgono l’intensità del vento d’alta quota e concentrano la struttura di generazione dell’energia a terra, senza disturbare il contesto paesaggistico. Con questa realtà inauguriamo la serie sulle esperienze più innovative di imprese sostenute grazie all'impact investing. Un progetto in collaborazione con Social Impact Agenda per l'Italia (SIA)

di Claudia Valenti

L'energia eolica d’alta quota è fra gli strumenti prioritari della traiettoria di sviluppo tecnologico del nostro Paese: sfruttare il vento per produrre energia con un impatto minimo sul pianeta appare oggi più che necessario. Fra i pionieri di questo settore, in Italia troviamo Kitenergy, nata nel 2010 in seno al Politecnico di Torino. «Il nostro obiettivo è rendere democratica l’energia e contribuire alla riduzione delle disuguaglianze», spiega Gian Mauro Maneia, tra i fondatori di Kitenergy oltre che chief innovation & marketing manager. «Cerchiamo di coinvolgere quei territori che hanno un accesso limitato all’energia, perché remoti e isolati, o dove non è economicamente conveniente produrre energia con le tecnologie attuali», continua Maneia «proponendo l’utilizzo di uno strumento molto promettente».

Gli aquiloni progettati da Kitenergy sono ancora in fase di sperimentazione, saranno in commercio a partire dal 2025. Volano a circa 600 metri di altezza, raccolgono l’intensità del vento d’alta quota e concentrano la struttura di generazione dell’energia a terra, senza disturbare il contesto paesaggistico. «Il gigantismo delle torri eoliche aveva generato un senso di rifiuto verso l’installazione di questi generatori, dannosi per il sistema agricolo e faunistico e dal forte impatto acustico e visivo» spiega Maneia: «Kitenergy ha dimostrato invece che il sistema di produzione dell’energia eolica può essere differente». La consapevolezza di avere tra le mani uno strumento così prezioso, però, non è sempre stata così forte. «All’inizio è stato complicato far comprendere quale fosse il nostro potenziale» interviene Stefano Sanmartino, il chief operating officer. «C’era un disallineamento fra le nostre esigenze e quelle degli investitori sia in termini di tempo che di rendimento economico».

Un settore come quello della produzione di energia del resto ha bisogno di ingenti investimenti e tempi lunghi, capitale paziente che permetta lo sviluppo dei prototipi e la loro sperimentazione. «Abbiamo trovato i nostri primi interlocutori nel mondo dell’industria, più sensibile a queste dinamiche, ma c’è voluto del tempo», afferma Sanmartino. Erano in pochi infatti quelli in grado di prevedere rendimenti interessanti e appetibili. Fra questi Sefea, società di gestione del risparmio, che nel 2021 ha voluto puntare sulla crescita di Kitenergy con un investimento da 1,25 milioni di euro. «È stato il garante della bontà della nostra iniziativa» sottolinea Maneia «e, dandoci fiducia, ci ha permesso di attrarre altri investitori».

In questi mesi Kitenergy e Sefea stanno concordando insieme la scala di indicatori d’impatto, necessaria oggi nella fase sperimentale dei prototipi per un’interlocuzione affidabile e credibile con i potenziali investitori, ma utile anche nella fase successiva della commercializzazione del prodotto. «L’impostazione di Sefea», conclude Sanmartino«ci aiuterà a strutturare ogni aspetto della nostra organizzazione secondo obiettivi d’impatto, inclusi i processi decisionali e di business».


Foto: Gian Mauro Maneia

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