Mondo

Kigali soddisfatta dell’annuncio dei ribelli hutu

Il ministro degli affari esteri rwandese Charles Muringande accoglie con soddisfazione l'annuncio dei ribelli rwandesi hutu di porre fine alla lotta armata

di Joshua Massarenti

“Accolgo questa notizia con grande soddisfazione. Spero che questa dichiarazione segni l’inizio della fine dei nostri problemi”. Questo il commento a caldo rilasciato pochi minuti fa a Vita dal ministro degli affari esteri rwandese Charles Murigande in seguito all’annuncio fatto stamane a Roma dal movimento ribelle hutu Fdlr (Forze democratiche di liberazione del Rwanda) di “rinunciare alla lotta armata” contro il Rwanda. “Non è mai troppo tardi per fare scelte destinate a rafforzare la pace nella regione dei Grandi Laghi” ha dichiarato Murigande, fermo tuttavia nel sottolineare che “le Fdlr sono solo il nuovo nome assunto dagli ex Far(Forze armate rwandesi)/interahamwe”, ritenuti dall’attuale regime di Kigali responsabili del genocidio che nel 1994 fece in Rwanda oltre 800mila vittime. Il ministro degli affari esteri rwandese ha voluto ricordare che “queste forze sono fuggite dal Rwanda all’indomani del genocidio per rifugiarsi in Repubblica democratica del Congo dove tutt’ora continuano a perpetrare crimini cercando nel contempo di destabilizzare il Rwanda”. Ancora nel novembre scorso, il Rwanda è stato “costretto a minacciare un intervento militare su territorio congolese per fermare gli ex Far/interhamwe” per via ?dell’incapacità della Comunità internazionale e del governo congolese di disarmare le Fdlr”. Alla domanda se la minaccia rappresentata dalle Fdlr sia tutt’ora giudicata molto elevata dal regime rwandese, Murigande ha risposto in modo affermativo, specificando tuttavia “che, nonostante le lacune dell’Onu, abbiamo avuto modo di apprezzare gli sforzi concreti compiuti negli ultimi quattro mesi dal governo di transizione congolese per allentare questa minaccia”. Il riferimento al processo di disarmo dei ribelli hutu è implicito. Nell?agosto del 2002, il presidente congolese Jospeh Kabila e il suo omologo rwandese Pauil Kagame avevano firmato accordi bilaterali in cui la Repubblica democratica del Congo si impegnava a facilitare il disarmo dei ribelli rwandesi hutu e il loro rimpatrio in Rwanda sotto osservazione Onu, mentre Kigali prometteva di ritirare i suoi soldati dal suolo congolese. Ma da allora, lo scambio di accuse tra Kinshasa e Kigali è stato costante: il regime di Kabila denunciando i rwandesi di continuare ad occupare il Congo, e i rwandesi pronti a ribattere che fino a quando i ribelli non verranno disarmati il Rwanda si considera minacciata. Per questo motivo, Murigande ritiene che ?dopo le loro dichiarazioni, i leader delle Fdlr dovranno disarmare i loro soldati?. Condizione sine qua non per un ritorno in Rwanda. Se alle parole seguiranno i fatti, nel prossimo futuro, il Rwanda sarà chiamato ad accogliere una decina di migliaia di ribelli rwandesi hutu. “Vorrei ricordare che da un paio di anni è in atto il processo di rimpatrio dei ribelli hutu in Rwanda? ha ricordato Murigande, per poi aggiungere che ?saremo felici di accogliere i nuovi rimpatriati in Rwanda per reintegrarli nella vita sociale, politica ed economica del Paese”. Ma alle parole di circostanza, si pone il problema concreto di coloro che secondo Kigali si sono macchiati dei crimini commessi in Rwanda durante il genocidio del 1994. Il rischio di essere tradotto in giustizia ha voluto rassicurare il ministro degli affari esteri ?vale solo per coloro che verranno identificati da testimoni oculari. Il fatto di essere sospettato di aver partecipato al genocidio non basta per comparire davanti ai tribunali della gacaca?. Tuttavia, il ministro degli affari esteri teme che ?molti elementi delle Fdlr non hanno abbandonato l?ideologia del genocidio e del divisionismo etnico?. Questo nonostante stamane il leader delle Fdlr Ignace Murwanashyaka abbia dichiarato che le ?Fdlr condannano il genocidio commesso in Rwanda e i loro autori? e ?si impegnano a combattere le ideologie di odio etnico?.


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