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Kiev, il nunzio Kulbokas agli italiani: “L’azione nonviolenta via per la costruzione della pace”
L'ambasciatore del Papa in Ucraina ha incontrato gli attivisti del Mean, giunti ieri nella capitale, e i loro corrispondenti ucraini. Ecco il suo intervento
Ecco l'intervento di monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, raccolto stamane all'incontro col gruppo del Movimento europeo di azione non violenta-Mean nella Capitale (sopra al centro, col portavoce Mean, Angelo Moretti).
"Gli organizzatori di questa Marcia della Pace hanno scelto l11 luglio in cui si celebra San Benedetto uno dei patroni d'Europa. Quindi grazie a questa scelta ci troviamo qui uniti per lo meno per tre aspetti: un'Europa unità e solidale di cui anche l'Ucraina fa parte, la costruzione della pace, la preghiera a Dio perché ci conceda la riconciliazione e la pace.
È evidente che noi tutti che siamo qui riuniti siamo contrari alla guerra: ma sappiamo anche che questo non basta e non basta dirlo ci vuole un'azione. Per questo esprimo il mio vivo apprezzamento alla vostra iniziativa che dice che non basta esprimere la contrarietà alla guerra, occorre costruire la pace.
Il secondo aspetto è che voi dite di promuovere un'azione non violenta. Entrambi gli aspetti si addicono anche al mio ruolo – insieme religioso e diplomatico – di nunzio apostolico in Ucraina.
Non spetta a me, cioè, né esprimere valutazioni politiche né militari, ma concentrarmi su quella dimensione dell'azione, che non é violenta, ma difende il debole e cerca di fermare la guerra e promuovere la pace. Per questo ho apprezzato la vostra scelta di non voler interferire nelle decisioni del popolo ucraino e del Governo che li rappresenta su come vogliono difendere il loro Paese, la vita dei propri cittadini in primis i bambini e su come vogliono costruire il loro futuro. Giustamente avete scelto una dimensione diversa, quella della costruzione nonviolenta della pace.
Qui tocchiamo il culmine del nostro incontro: come costruire la pace? Come costruirla , quando vediamo che sembrano non aver risultato né i tentativi dei leaders politici del mondo, né l'esistenza del Consiglio di sicurezza Onu, né gli appelli del Papa, del Consiglio delle chiede e delle Organizzazioni religiose ucraine e mondiali?
Dobbiamo dirci che, intanto, far crescere una unità di pensieri e di sentire tra le società civili è lavoro importante, essere insieme è importante. Così come é importante stare vicino al popolo e alle vittime. Quando consideriamo che nessuna persona può essere oggetto, come merce di scambio per motivi politici e militari non c'é più nessun dubbio: le armi devono tacere.
È chiaro che è un lavoro enorme, come enorme è la sofferenze di chi patisce la guerra, in particolare i bambino. Nella mia comprensione, una breve sintesi dell'atteggiamento morale che ha l'umanità nei confronti della guerra su divide in tre grandi categorie:
- c'é chi ha iniziato la guerra, la promuove e l'appoggia, e non vuole minimamente sentire queste sofferenze e pianti, né le preghiere di bimbi innocenti.
- c'è una seconda categoria, molto vasta e diversificata al suo interno, quella di chi sa c'é una guerra in Ucraina, ce n'é è un'altra in Siria e altre ancora. Ma questa conoscenza è solo teorica, si ferma alla constatazione e non interpella più di tanto. Al massimo ci si pone la questione: chi vincerà? La Russia l'Ucraina? Come se la guerra fosse un gioco. Come se la guerra avesse il diritto di esistere, il diritto di avere una ragione. Invece, se guardiamo con gli occhi e con il cuore la realtà della guerra, quando consideriamo ogni vittima, ogni persona finita, profuga o traumatizzata, allora vediamo che la guerra stessa é un crimine contro l'umanità.
- c'è poi una terza categoria, di chi vuole costruire la pace. Anzi non solo vuole farlo, ma la ci prova, la fa. Oggi tutti noi che siamo qui vogliamo appartenere a questa categoria. Ma solo la nostra determinazione e il nostro impegno dirà se davvero faremo parte del gruppo dei Costruttori della pace.
In questo senso l'azione nonviolenta dovrebbe essere la via per la costruzione della pace.
Ma quando questa azione nonviolenta fallisce, perché non abbastanza creativa, perché senza troppa coesione, tenacia e ispirazione, allora sì che il popolo aggredito non trova più nessun altra soluzione se non quella di chiedere aiuto di ogni tipo economo politico e militare. Ma trattasi sempre di una risposta che dice che l'azione è nonviolenta é fallita. Quindi non perdete tenacia, coraggio, creatività".
Testo raccolto.
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