Cultura

Kenya: l’usato fa concorrenza a Bata

Grazie al mercato di scarpe usate, molti kenyani non devono più camminare a piedi nudi. Ma rischiano di perdere il posto nei calzaturifici cui l'usato fa troppa concorrenza.

di Carlotta Jesi

Scarpe firmate? No, grazie: prefersico il “matumba”. Ovvero l’acquisto di scarpe di seconda mano. Più che una preferenza, per gli abitanti del Kenya costretti dalla povertà ad acquistare sandali di seconda mano provenineti dall’Europa e, addirittura, a comprare la destra e la sinistra a distanza di mesi, è una necessità. Ma il risulto non cambia, informa il quotidiano americano Christian Science Monitor: nessuno compra più i prodotti di grandi calzaturifici come Bata, il marchio canadese presente in Africa fin dal 1940 che, solo nel suo quartier generale di Limuru a 50 chilometri da Nairobi, impiega 10 mila persone. Per evitare di chiudere, il calzaturificio canadese ha abbandonato la produzione di scarpe firmate concentrandosi sui sandali di plastica a basso costo. Ma dovendo comunque pagare le tasse, il loro prezzo di vendita risulta troppo alto per la maggior parte dei keniani. Che grazie al matuba hanno scarpe per camminare ma rischiano di perdere il lavoro.


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