Formazione

Kenya: “Ho incontrato Wangari Maathai”

Fabio Pipinato incontra il nuovo ministro dell'ambiente del Kenya: Wangari Maathai

di Fabio Pipinato

KENYA – Abito e turbante africani. Colori forti. Mezza età. Sorriso sofferto. Wangari Maathai, un?attivista, ora ministra, conosciuta in mezzo mondo per la difesa delle foreste pluviali ed equatoriali africane. Una che ha combattuto sempre nonviolentemente perdendo molte battaglie, vincendo però l?ultima, quella politica, contro un governo che ha venduto tutte le sue risorse naturali e distrutto quasi tutte le foreste per un tornaconto personale. Mentre al tempo di Moi la bestia della corruzione abbatteva gli alberi con bulldozer e motoseghe l?allora attivista seminava impiantandone di nuovi. Grattacieli millenari sono stati tranciati da circolari in pochi minuti, santuari naturali, sui quali si fonda la storia di questi popoli, sono stati sradicati; foreste intere, già patrimonio dell?umanità, sono state deturpate e date alle fiamme. Una brama illimitata ed insaziabile di denaro da parte di pochi ha sconvolto questo paese equatoriale mentre ai più non restava che aspettare. Wangari Maathai, nel contempo, insegnava semplicemente a raccogliere i semi, seccarli per poi impiantarli nei piccoli vivai ed infine innaffiarli. Cose semplici. Guardando il cambio di luna suggeriva ai contadini il tempo per strapiantare i giovani arbusti, approfittando magari dell?imminente arrivo della stagione piovosa. Combinare coltivazioni con forestazione ha aiutato i più saggi a non esser sprovvisti di legname nel futuro ed alle loro donne di non percorrere oggi decine di kilometri alla ricerca di ramaglia per il fuoco. La ministra sembrava, allora, un? idilliaca sognatrice certamente lontana dalla devastante Real Politik, con tanto di maiuscola, del tutto e subito propria del patriarcato del precedente governo. In capitale è conosciuta per aver stoppato la costruzione di un grattacielo nel mezzo del Parco di Nairobi dedicato all?Indipendenza: un?onta storica, architettonica ed ambientale. L? ha pagata con il carcere; quello duro e violento. Però la sua tenacia di attivista ed il suo collegamento con mezzo mondo, attraverso la Green Belt Foundation, ha fermato l?ondata di cemento. In periferia è conosciuta come colei che va a sradicare, tutt?oggi, la marijuana laddove è stato deforestato, come per esempio, sulle pendici del Monte Kenya. Ora siede al Ministero dell?Ambiente; anzi seduta non ci sta proprio visto il traffico di persone, rapporti, telefonate che incombono nel suo studio. In sala d?aspetto hanno accesso anche i poveracci e non solo i lecchini od i ruffiani abituati a gironzolare per gli uffici in cerca di facile reddito. Il mondo impoverito ne è pieno di quest?ultimi abituati alla questua perenne ed incapaci di donare; la ministra, affatto ingenua, se ne guarda bene. Dalla sua parte ha il potere e ne fa buon uso; prova ne è il recente sequestro di camion con rimorchi carichi di legname pregiato sottratto illegalmente dalle foreste. L?idealista, irrisa un tempo da molti, confisca, pignora, espropria, requisisce il maltolto a favore della comunità. E non smette di sognare e di contraccambiare, sempre con il sorriso, i ?signori della motosega? che rivendicano i loro autotreni ben parcheggiati sotto il suo ufficio. ?Tree is Life? o meglio ?Albero è vita? è un giovane progetto finanziato anche dalla solidarietà italiana www.treeislife.org . Lavora assieme a gruppi di contadini ed a studenti, coinvolgendo un migliaio circa di beneficiari. Dal suo inizio ad oggi ha dato vita ad una ottantina di vivai nel territorio sia di piante indigene che di altri paesi africani piantandone più di un milione. Detto progetto, pur essendo tra i più giovani del Kenya, è stato convocato dalla ministra perché ha realizzato una decina di giochi ambientali come Forestopoli al posto del finanziario Monopoli, che allena ancor?oggi i nostri pargoli ad essere dei piccoli Previti non ancora rinchiusi nella prigione che sta in uno degli angoli del quadrato. Ma che cavolo c?entrano i giochetti con i piani ambientali pluriennali, la conferenza di Johannesburg o con l?Agenzia per la protezione all?ambiente! ? direte voi. Con i giochetti mica ricrescono le foreste. Ed è vero! Ma, per noi, anche giocare è fare cultura e quindi politica. Insomma, la controparte del ministro era un altro brancolo di illusi, che pensano di sfidare la motosega con la matita da un lato ed un paio di dadi dall?altro. Gli studenti di ogni ordine e grado che vivono pigiati in baracche a dir poco fatiscenti, ma sempre migliori delle loro case, ne vanno matti per questi giochini. Le scuole, da sempre prive di materiale didattico, fanno a gara per accaparrarsi questi strumenti interattivi che insegnano divertendo. Ed è stato sinceramente buffo vedere il team del progetto giocare con la ministra. Che ha, peraltro, perso. Non poteva essere altrimenti per un?ancora attivista che ha da sempre protestato in maniera sin troppo seria per la pace e per uno sviluppo rispettoso dell?ambiente. E? stata un disastro; non sapeva proprio giocare al pari di tutti coloro che, nello scorso secolo, hanno animato la società civile in battaglie per la conquista del welfare. Ve li immaginate i dirigenti CGIL sorridere o raccontare un aneddoto durante le loro arringhe davanti ai cancelli FIAT? Nossignori. Musi duri e bandiere rosse. Insomma poca fantasia rispetto ai colori di Firenze o Porto Alegre. Lo stesso dicasi per i Signori del warfare. Senza offesa, questi hanno una rigidità mentale paragonabile solo ai periodi più buii della storia umana. L?australopiteco, per esempio, cacciava e combatteva il proprio nemico allo stesso modo per migliaia di anni. Così si bombarda oggi come nel Medio Evo, a differenza che il numero di civili caduti, allora, era drammaticamente inferiore. I guerrafondai non hanno nemmeno la duttilità cerebrale propria dell?uomo di Cro-Magnon. Questi sapeva dipingere murali, come nella meravigliosa grotta di Lascaux in Francia riservando attenzione alla storia. Per non parlare della plasticità dell?Homo Sapiens che cercava di risolvere i conflitti tribali in una comunità più allargata. I signori della guerra non riconoscono la comunità internazionale ma solo loro stessi. Reagiscono in base ad una filosofia ed ad una storia priva di Atene, il Rinascimento, l?illuminismo, il cognitivismo ma solo incentrata su Sparta, l?oscurantismo della caccia delle streghe, il meccanicismo proprio dell?ottocento industriale che risponde alla legge fisica azione-reazione e non quella sociologica della complessità. Ma chi è stato quel delinquente che ha strappato le pagine più belle della nostra storia dai libri dei signori della guerra? Non avete un sussidiario, anche delle elementari potrebbe andar bene, da regalar loro? Scusate l?ingerenza e la parentesi, apparentemente fuori tema, ma assolutamente pertinente. Non ha, nei fatti, ormai più senso lavorare per salvare dall?abbattimento una foresta qui all?equatore se in Medio Oriente si va verso un cataclisma che abbruttirà l?umanità intera. O meglio, ha senso per la conservazione del nostro agire che è un modo per re-agire ad un destino che dimostra tutta la nostra impotenza di cittadini sovrani. Comunque l?incontro con la ministra ha aperto uno spiraglio di speranza, oltre alle porte dei media nazionali. Essi hanno pubblicato i giochi rendendoli disponibili a basso costo a tutti coloro che ne volevano copia. Insomma un?alleanza tra mass-media, politica, solidarietà d?oltremare ed organizzazioni ambientaliste che fa ben sperare, nonostante i danni arrecati all?ambiente nella generazione trascorsa. L?impegno per il futuro, qui come altrove, è giocare alla pace affinché non rimanga solo un gioco.


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