Mondo

Kenya: campagna locale, via gli italiani da Malindi

Le accuse sono pesantissime: si va dallo sfruttamento del territorio alla pedofilia

di Gabriella Meroni

E’ partita negli ultimi tempi una dura campagna stampa contro gli italiani che numerosi vivono, o quantomeno spendono buona parte dell’anno, a Malindi, sulla costa keniana. Addirittura di recente due radio locali, radio Metro Fm e radio “100 kisses” (cento baci) hanno chiamato a raccolta (arambe’, in lingua locale) per una cacciata dei nostri connazionali, accusati di ogni nefandezza. Minacce che non vengono prese troppo in considerazione, ma che creano un certo malessere nella comunita’: si considera che a Malindi passino buona parte dell’anno, ed in larga misura abbiano case in cui soprattutto svernano, tra i 2.000 ed i 2.500 italiani. Del resto e’ la comunita’ italiana che e’ da sempre il motore pulsante dell’economia del centro costiero keniano, costituendo la stragrande maggioranza del turismo: tra residenti o quasi, e turisti negli alberghi. Secondo l’impressione generale, e’ proprio la crisi turistica che, a causa della paura di attentati terroristici, investe il Kenya ad aver innescato un diffuso malessere sociale, sfociato poi in parte in questa campagna anti-italiana. Ci sono, infatti, meno ospiti negli alberghi, ben lontani dai pienoni tradizionali; e cio’ rende molto piu’ visibile e fastidioso un fenomeno del tutto marginale in tempi di vacche grasse, vale a dire la circostanza che non pochi italiani abbiano trasformato le loro ville in Guest House a pagamento. Naturalmente senza tasse, ne’ impegni particolari di manodopera locale. Comunque gli attacchi sono anche molto duri duri: pedofili, frequentatori di prostitute, banditi, spacciatori di droga e via di questo passo. Al punto che anche gli uffici dell’ambasciata italiana a Nairobi hanno sentito la necessita’ di avviare una serie di colloqui di alto livello con le autorita’ locali, e di incontrare la comunita’ locale.


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