Non profit

Katia e Sara, a 16 anni contro il femminicidio

Il loro breve ma intenso video contro i soprusi alle donne, girato insieme ai ragazzi del Cag che frequentano a Cernusco sul Naviglio, in pochi giorni vince un premio e viene citato in Parlamento. Pronto a diventare virale in rete

di Daniele Biella

Due ragazze di 16 anni girano, con pochi mezzi e tanta creatività, un video con i loro amici del Cag, Centro di aggregazione giovanile. Denunciano, con immagini simboliche ma di forte impatto, il femminicidio. Quello che non si aspettano, e invece accade, è che un ente pubblico, la provincia di Milano, lo scelga come corto vincitore del concorso Rompere il silenzio – Stop alla violenza di genere, promosso dall'Associazione Diamo voce a chi non ha voce. “Le due autrici di ‘Tu mi fai girar’ si chiamano Katia Moscato e Sara Cantoni, hanno 16 anni, e la loro prima reazione dopo la vittoria è stata quella di dedicare il video a Fabiana Luzzi, la loro sfortunata coetanea che ha perso la vita nei giorni scorsi a Corigliano per mano del fidanzato”, spiega Nico Acampora, coordinatore del Cag Labirinto di Cernusco sul Naviglio, nel milanese, uno dei più storici centri aggregativi d’Italia, con all’attivo 20 anni di accompagnamento educativo degli adolescenti della zona e gestito dal Consorzio Exit, legato alla Fondazione Exodus.

Il video, che dura poco più di un minuto ed è un condensato di emozioni e messaggi, è ora anche su youtube e sta già avendo importanti riscontri: “poco fa, tra l’altro, ci ha contattato la deputata del Pd Simona Malpezzi, dicendoci che vorrebbe citare il video nel suo intervento in appoggio alla ratifica della Convenzione di Istabul contro il femminicidio”, riporta Acampora. “E’ un ottimo segnale soprattutto per le ragazzi e i loro amici che hanno collaborato, perché in questo modo sentono che il loro lavoro è servito davvero per fare breccia su un tema così difficile da affrontare”. Per la produzione del filmato, in cui due barbie sono vittime di violenza da mani ignote e, alla fine, le due ragazze si mostrano con la scritta ‘noi non siamo bambole’, “è bastata una telecamera da 100 euro, una musica adatta e un bel po’ di riprese”: il risultato è garantito. “Il loro è un messaggio di speranza: bisogna reagire alla violenza di genere, tema che spesso genera confusione perché dominato da sentimenti contrastanti”, continua Acampora, “nella loro quotidianità ragazze e ragazzi sperimentano situazione difficili, il Cag è un luogo dove senza clamori le storie vengono fuori e si affrontano dopo utili confronti”.

“Chi ti ama non ti mena”: questo il sottotitolo del video, che ora sta facendo il giro del web, proprio nel giorno della scomparsa di Franca Rame, attrice paladina dei diritti di genere. “E’ importante che si parli di giovani anche quando realizzano cose belle, come in questo caso, non solo in occasione di fatti di cronaca”, conclude Acampora. Vedere per credere.


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