Formazione

Kapuscinski: “Sulla guerra non ci sono più notizie vere”

Il grande reporter polacco del sociale e inviato in molte guerre denuncia le censure Usa sull'informazione

di Ettore Colombo

Il mestiere dell’inviato di guerra è destinato a scomparire , a diventare inutile ed obsoleto, perché sono cambiate le guerre. Dopo il Vietnam, la Somalia e Panama, gli Usa avevano capito un concetto fondamentale: mai più l’opinione pubblica avrebbe accettato di veder morire i figli della sua nazione, e allora ha dovuto inventarsi una nuova guerra: quella senza morti. È una strategia molto costosa e possono permettersela solo loro. Il meccanismo è semplice: si disegna una regione su una cartina, la si ‘sigillà, e la si bombarda senza sosta fino ad annientarla, annichilendo qualunque forma di vita in quell’area. Non esiste più un ‘fronte’. Non c’e’ altro scopo che la distruzione di tutto il territorio”. Queste le dure accuse contenute in un’intervista a Ryzsard Kapuscinski, polacco, nato nel 1922, uno dei più grandi reporter del giornalismo internazionale della sua epoca. L’intervista è pubblicata sulla rivita ‘Volontari per lo sviluppo’ ed è rilanciata dall’agenzia missionaria cattolica Misna. “All’interno delle aree ‘sigillate’ – conclude Kapuscinski – non si puo’ lavorare e cosi’ i giornalisti vengono tenuti fuori, lontano. Negli alberghi, ad aspettare le informazioni
preconfezionate delle fonti ufficiali, ma questo è un lavoro da ufficio postale e non da giornalisti. Per questa ragione dal Kosovo all’Afghanistan non ci sono state più notizie vere”. Per Kapuscinski “esiste un problema tecnico nei media, ed è quello dello zoom. È attraverso questo meccanismo che si manipolano i fatti”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.