Welfare

Kabul: si aggrava la situazione degli stranieri arrestati

I diplomatici giunti in Afghanistan non hanno potuto incontrare gli otto prigionieri, sui quali incombe anche il pericolo della condanna a morte

di Benedetta Verrini

Continua l’isolamento per gli otto operatori stranieri di una ong arrestati il 5 agosto a Kabul con l?accusa di praticare il proselitismo cristiano. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, i Talebani, dopo avere concesso visti d?ingresso nel Paese a diplomatici di australiani, statunitensi e tedeschi, lasciando intendere che avrebbero potuto incontrare i loro concittadini in attesa di processo, li hanno invece snobbati e invitati a tornarsene a casa. Funzionari pubblici di medio livello hanno spiegato loro che gli inquisiti verranno tenuti in isolamento fino alla fine delle indagini. I visti diplomatici scadono il 21 agosto e tutto lascia supporre che non verranno rinnovati. A seguito dell?ondata di polemiche che aveva accompagnato l?arresto degli 8 occidentali e 16 cittadini afghani, tutti dipendenti della organizzazione umanitaria tedesca ?Shelter now international?, le autorità di Kabul, che governano attraverso l?emanazione di decreti, avevano fatto filtrare informazioni secondo cui la legge islamica sarebbe stata applicata soltanto nei confronti degli afghani. Per gli stranieri, dunque, si profilava al massimo un provvedimento di espulsione. Poi, però, il quadro è cambiato radicalmente. Tutti, indistintamente, saranno processati per avere introdotto nel territorio nazionale libri (Bibbie) e altro materiale proibito, tentando di convertire al cristianesimo la popolazione musulmana. Per i reati contestati, potrebbero anche essere condannati a morte.


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