Promozione sociale

Jomadar, dal Bangladesh a Piazza Armerina: «Oggi il mio lavoro è accogliere»

VITA ha raccolto le esperienze di alcuni tra i 33 ragazzi italiani e stranieri che sono stati formati e inseriti in azienda, 18 dei quali ora a tempo indeterminato, grazie al progetto Wip up promosso dall’associazione Don Bosco 2000 in Sicilia

di Nicola Varcasia

Il lavoro come occasione di crescita personale e rivitalizzazione di un territorio. Nel caso di Jomadar Md Sakib, poi, si può parlare anche di vera e propria svolta: «Questa esperienza ha cambiato la mia vita, e spero di continuare su questa strada, aiutando altri ragazzi a trovare il loro posto in un mondo che a volte può sembrare ostile, ma che ha anche tanto da offrire a chi non si arrende».

Strade concrete

L’esperienza di cui parla Jomadar è quella messa in campo in Sicilia, campo base a Piazza Armerina, con il progetto Wip up – Work in progress upgrade, un’iniziativa sociale volta a favorire l’inserimento lavorativo di giovani italiani e stranieri in condizioni di fragilità promosso dall’associazione Don Bosco 2000. Grazie a questo progetto, 33 ragazzi hanno avuto accesso a tirocini formativi presso varie aziende siciliane, aprendo così una strada concreta verso il mondo del lavoro. Delle 33 borse lavoro messe a disposizione dal progetto, ben 18 sono già state trasformate in contratti a tempo indeterminato.

Tra difficoltà e incertezze

Racconta Jomadar, uno dei 15 giovani migranti che ha partecipato a Wip up: «Il mio arrivo in Italia dal Bangladesh non è stato facile. Come molti migranti, ho dovuto affrontare difficoltà e incertezze, ma sono stato fortunato ad essere accolto in uno dei centri gestiti da Don Bosco 2000. La vita qui mi ha insegnato molto, non solo su un nuovo Paese, ma anche su cosa significa essere accolti e supportati in un momento di bisogno.

Paura e speranza


Quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare a questo progetto come operatore dell’accoglienza, ero entusiasta e allo stesso tempo grato. Il mio ruolo era quello di aiutare altri ragazzi come me, appena arrivati, a orientarsi e a gestire le piccole sfide quotidiane, come il disbrigo delle faccende domestiche. È stato incredibile poter restituire, in qualche modo, ciò che avevo ricevuto. Ho visto nei loro occhi la stessa paura e speranza che avevo io quando sono arrivato. Poter essere lì per loro è stato un onore. Non avrei mai immaginato che un giorno sarei passato dall’essere accolto all’essere colui che accoglie».

Un lavoro… social

Marta Furbo, oggi social media manager della Don Bosco 2000, ha partecipato al progetto Wip up

Tra i ragazzi italiani che hanno avuto la possibilità di acquisire competenze ed esperienza sul campo, attraverso un percorso di formazione teorica e pratica, c’è Marta Furbo. Dalla collaborazione iniziale con l’associazione, sempre nell’ambito del progetto, ne è diventata la social media manager ed è lei stessa a ripercorre questa esperienza: «Quando mi sono laureata in scienze della formazione, sapevo che trovare la mia prima esperienza lavorativa non sarebbe stato facile. Il mercato del lavoro è competitivo e spesso richiede anni di esperienza che, ovviamente, chi è appena uscito dall’università non può avere. Per questo, quando ho saputo del progetto e della possibilità di iniziare un tirocinio come social media manager, presso Don Bosco 2000, ho colto al volo l’opportunità. Il tirocinio si è rivelato un successo. Ho potuto contribuire alla comunicazione digitale dell’associazione, raccontando storie di accoglienza e integrazione attraverso i social media. Ho visto crescere non solo le mie competenze, ma anche la mia passione per questo lavoro. Quando mi è stato offerto un contratto a tempo indeterminato quasi non potevo credere che ciò che era iniziato come una semplice borsa lavoro si fosse trasformato in una vera e propria carriera».

Ragazzi che hanno iniziato a lavorare grazia al progetto Wip up

Ringraziamenti

I risultati del progetto parlano da soli, che si è rivelato un passo importante verso l’inclusione sociale, contribuendo a ridurre le distanze tra i giovani e il mondo del lavoro, in un territorio dove la disoccupazione giovanile è un problema pressante. Anche per questo l’associazione Don Bosco 2000 ha espresso in una nota un sentito ringraziamento a Enel Cuore che ha finanziato l’intero progetto.

Foto da ufficio stampa Don Bosco 2000

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