Politica

Johannesburg: impegni volontari o vincoli?

E' questo il nodo della discussione

di Redazione

Impegni vincolanti, con scadenze e traguardi precisi oppure dichiarazioni programmatiche da assumere come linee guida ma non cogenti? E’ questo il cuore della diatriba nei negoziati che i diplomatici e gli esperti dei 189 paesi rappresentati a Johannesburg, stanno conducendo da venerdì scorso a porte chiuse per giungere ad un testo di compromesso, soddisfacente per tutti gli schieramenti in campo. Mentre il presidente sud africano Thabo Mbeki dava il benvenuto ai 5.730 delegati presenti all’avvio ufficiale del Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, il ‘Vienna setting’, come viene definito nel linguaggio della diplomazia, proseguiva il suo confronto-fiume, che durera’ fino a martedi’ prossimo: il 2 settembre nella citta’ africana arriveranno 104 tra capi di Stato e di governo del mondo per sottoscrivere una dichiarazione politica concordata o al contrario per sancire il fallimento del piu’ grande vertice mondiale mai organizzato dall’Onu. NUOVO TESTO CON MENO PARENTESI QUADRE ”Dopo quasi quattro giorni di pre-negoziati, dal testo generale sono scomparse il 25-30% delle 250 parentesi quadre contenute inizialmente”, ha riepilogato con una nota di ottimismo Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’ambiente. Nei testi ufficiali, le parentesi quadre equivalgono a tanti punti da chiarire o di controversia: la loro sparizione e’ quindi un segnale positivo. Il nuovo documento a cui le delegazioni stanno lavorando deve dare attuazione all’Agenda 21 uscita dieci anni fa dal vertice di Rio de Janeiro, in cui sono contenuti gli impegni per una crescita mondiale che sconfigga la poverta’ rispettando le risorse limitate del pianeta e il diritto alla vita delle future generazioni. Azioni concrete, non nuovi obiettivi, e’ la parola d’ordine di Johannesburg: l’Onu ha gia’ accettato 218 progetti di partnership per la realizzazione di sviluppo durevole a livello locale. Dodici quelli dell’Italia. L’Unione europea e’ determinata ad ottenere risultati precisi. A nome dei Quindici, la presidenza danese di turno della Ue ha confermato ”l’importanza di stabilire chiari target e scadenze per ridurre la poverta’ e il degrado dell’ambiente”. Il sottosegretario Carsten Staur, che rappresenta la presidenza (da domani sara’ il ministro dell’ambiente Hans Christian Schimidt) ha citato il caso degli aiuti allo sviluppo per dimostrare l’importanza di definire traguardi. I paesi in via di sviluppo si sono impegnati 30 anni fa a portare gli aiuti allo 0,7% del Pil: quel livello e’ ancora fermo allo 0,22%. USA PUNTANO AD AZIONI VOLONTARIE Di impegni vincolanti gli Usa non vogliono proprio sentire parlare. E non solo sulla questione degli aiuti, sulla quale, dopo la promessa di far salire il loro contributo dallo 0,11% allo 0,14% del Pil entro il 2006 (uno dei piu’ bassi al mondo), non intendono fare un passo in avanti. La contrarieta’ a target e scadenze cogenti e’ generale, compreso il principio di precauzione: per l’Unione europea deve avere valore legale, per gli Usa (con Giappone, Australia e Canada) deve restare un metodo d’approccio. Sul tavolo dei negoziati, gli Stati Uniti hanno messo risorse (1,4 miliardi di dollari) per far marciare progetti volontari tra partner, comprese le imprese e il grande business. Con la Ue, gli Usa condividono la dichiarazione d’intenti di non andare oltre a Doha, per quanto riguarda la liberalizzazione del commercio, e a Monterrey, per quanto riguarda l’assistenza allo sviluppo. PER ITALIA SERVE FLESSIBILITA’ ”Stiamo dando un supporto fortissimo alla presidenza danese – ha sottolineato Clini – si sta cercando di evitare che uno scontro tra massimi sistemi pregiudichi il successo del Summit”. In ambito Ue ci sono sfumature di posizione: la Germania, ferma sui vincoli; la Francia, ferma sui sussidi all’ agricoltura. ”Ma la discussione non e’ drammatica”, e’ stato precisato. Nella stanza del ‘Vienna summit’, anche la disposizione delle delegazioni sembra seguire una logica di schieramento: a sinistra della presidenza la Ue, a destra gli Usa e i suoi alleati, di fronte – a ricordare a tutti le tragedie che affliggono i paesi piu’ poveri e le speranze di quelli in via di sviluppo – il G-77.


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