Johannesburg: accordo sull’energia

Nel giorno dei capi di Stato e di Governo, si chiude anche il delicato capitolo sull’ energia al Summit sullo sviluppo sostenibile in corso a Johannesburg. Ma un’ altra partita rimane ancora sospesa, quella della salute. A due giorni dalla fine pero’, tutto lascia pensare che i leader mondiali lasceranno il Sudafrica con un Piano d’ azione condiviso sullo sviluppo sostenibile. Anche se la mancanza di obiettivi precisi per alcuni dei temi cruciali (energia, biodiversita’) rischia di indebolire gli impegni presi. L’ estenuante trattativa sull’ energia si e’ sbloccata con una frase inserita nel documento finale: l’ impegno a promuovere ”un aumento sostanziale della quota globale di energia rinnovabile”. L’ Unione europea chiedeva invece target precisi: nel 2010 il 15% dell’ energia prodotta a livello mondiale doveva provenire da fonti rinnovabili. Ma su questa posizione c’ e’ stata una doppia opposizione: quella degli Stati Uniti e quella dei G77 (il gruppo dei Paesi in via di sviluppo), contrari a obiettivi vincolanti. Alcuni dei Paesi in via di sviluppo sono grandi produttori di petrolio; di qui il timore che fissare una quota precisa di energia da fonti rinnovabili potesse colpire le loro esportazioni del poco pulito ”oro nero”. E cosi’, dal testo finale sono spariti i numeri, cosa che ha provocato la ”delusione” della commissaria europea all’ Ambiente, Margot Wallstrom, soddisfatta pero’ per il fatto che, anche senza target, ”per la prima volta il tema dell’ energia e’ stato messo al centro dello sviluppo sostenibile”. Nell’ accordo sull’ energia e’ prevista cosi’ la promozione delle fonti rinnovabili, tra le quali viene inclusa quella idroelettrica. Un’ inclusione che, insieme all’ assenza di target, ha provocato l’ irritazione degli ambientalisti per i quali il sostegno all’ idroelettrico equivale alla costruzione di grandi dighe dall’ enorme impatto sul territorio.