Non profit
Jobs, un grande filantropo che non dona mai
La contraddizione che non c'è
Durante una delle mie lezioni sul settore non profit, uno studente mi chiese di fare il nome di un’impresa profit impegnata nella risoluzione dei problemi sociali alla stregua delle aziende non profit; risposi, senza dubbio: Apple. Vi lascio immaginare lo stupore. Un famoso articolo su Steve Jobs pubblicato nel 2006 affermava che, nonostante un patrimonio di 3,3 miliardi di dollari, il nome di Jobs non comparisse negli elenchi dei grandi donatori. Ma forse non tutti sanno che gli amici di Jobs affermarono che la sua decisione era dipesa dalla convinzione di fare meglio l’interesse della collettività espandendo la Apple. E meno male!
Immaginiamo quale perdita sarebbe stata per l’umanità intera se invece di dedicarsi a quello che sa fare meglio, il guru californiano avesse dedicato gli ultimi 25 anni della sua vita a pensare a come devolvere in beneficenza i suoi miliardi.
Senza il lavoro di Jobs, saremmo ancora lontani almeno dieci anni dall’iPad, che ha introdotto l’era della lettura digitale, grazie alla quale potremo salvare intere foreste e risparmiare tutte le energie necessarie per trasportare il legname e produrre la carta. Ed è solo l’inizio. I medici utilizzano l’iPad per migliorare l’assistenza sanitaria, per curare l’autismo; inoltre è uno strumento adatto a stimolare la creatività dei bambini e ha permesso di rivoluzionare la formazione in campo medico. E così via.
La verità è che ciò che conta davvero è il modo in cui utilizziamo il tempo su questa terra, non quanti soldi doniamo; il coraggio e l’energia che spendiamo nel combattere il cinismo e la mediocrità, affrontando chi cerca di calpestare i nostri sogni e sfruttando al massimo il nostro potenziale.
Se consideriamo tutto questo, allora possiamo affermare che non esiste un “filantropo” più grande di Steve Jobs.
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