Cultura

Jane Eyre islamiche, unitevi!

La condizione femminile vittoriana e quella araba di oggi

di Redazione

Ribelle, passionale, indipendente. L’eroina di Charlotte Brontë è una donna che sa sconfiggere le convenzioni imposte da una tradizione ottusa. E noi cosa aspettiamo?di Fatima Khaci
Immaginate la scena: lui viene a chiedere la mano di lei al padre. Accolto e saputo il motivo della visita, incomincia l’interrogatorio poliziesco con la domanda «Dove hai conosciuto mia figlia?». Ma lui ormai sa a memoria la risposta: negare di conoscerla o di averle mai parlato, rassicurando così il padre che la sua figlioletta è ancora pura e intatta. Se l’esame è superato, si fissa il giorno del fidanzamento e la data del matrimonio, tra l’altro molto vicine, con la tragica possibilità che alla poveretta si presenti davvero un pretendente che veramente non conosce o con il quale non ha mai scambiato una parola. Questo perché «gli sposi non si devono conoscere prima del matrimonio, è haram» (“vietato” in arabo).
Qualcuno mi dica dove sta scritta questa perla di saggezza, perché io non la trovo da nessuna parte. Altrimenti che utilità avrebbe il periodo di fidanzamento, concesso dalla religione in primis per conoscersi, seppure entro certi limiti. La causa di tutto ciò sono le norme, i costumi tradizionali e patriarcali che non hanno nulla a che vedere con la religione. La parola d’ordine è la repressione, ottenendo così come risultato la ribellione, seppure nascosta: si incominciano a dire bugie, del tipo esco con l’amica X, quando invece si esce con un ragazzo…
La soluzione è talmente semplice: dare alle donne ciò che a loro spetta, cioè i loro diritti concessi da Allah, e non intendo solo quelli riguardanti il matrimonio, ma anche l’istruzione, insomma la pari dignità. Ma le donne devono capire che per la maggioranza dei casi i diritti vanno conquistati, quindi bisogna prendere coraggio e lottare. A questo proposito consiglio di leggere il romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontë, valido esempio di ribellione positiva. Infatti, la situazione delle donne dell’epoca protovittoriana è identica a quella odierna di numerose donne nei Paesi arabi, con la piccola differenza cronologica. La donna di Charlotte è una donna che lavora e si guadagna da vivere fuori casa, che rifiuta i pretendenti se non la aggradano, che si sposa senza il consenso del padre, che pone la propria dignità e i propri desideri sullo stesso piano di quelli maschili. Jane crede in Dio, nei suoi sogni e disegni ed è disperatamente passionale. L’autrice racconta di una passione femminile fortissima per un uomo, a dispetto della società dell’epoca, che riteneva che la donna non potesse provare desideri. La donna arabo-vittoriania, ridotta allo stato di femmina asessuata, trova in Jane il suo contraltare femminista e libertario. Sono pienamente fiduciosa che ci possano essere tante Jane e Charlotte arabe-musulmane.Yalla, non scoraggiamoci!

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