Fisco
Iva al Terzo settore: viceministro Leo, se ci sei batti un colpo
Sono ormai mesi che il viceministro dell'Economia e delle Finanze si sottrae a un chiarimento rispetto al regime Iva delle organizzazioni del Terzo settore. Quattro domande che meriterebbero una risposta. Caro Leo, a lei la parola
Quelle che leggete qui di seguito sono quattro domande che ormai diversi mesi fa VITA inviò al viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo per avere chiarimenti rispetto all’annosa vicende dell’Iva al non profit. Domande a cui finora l’esponente del Governo Meloni ha evitato di rispondere. Le condividiamo con tutti i lettori, augurandoci che il viceministro, portato a casa il concordato fiscale ha cui tanto teneva, trovi il tempo per non mandare a soqquadro i conti e l’organizzazione di migliaia di piccole associazioni che se assoggettate al regime Iva si troverebbero in grave difficoltà senza alcun beneficio per le casse pubbliche.
- Dal primo gennaio 2025, rebus sic stantibus, ci saranno importanti cambiamenti per le associazioni. Molte entrate tipiche di queste realtà, come le quote supplementari e i corrispettivi specifici ricevuti da associati o iscritti, entreranno in campo Iva. Quale impatto ci sarà su questi enti e soprattutto dovranno tutti aprire partita Iva e applicare il tributo?
- Se così fosse sarebbe un aggravio pesantissimo per le associazioni in particolare quelle di promozione sociale. Dal punto di vista politico si sente di impegnarsi affinché siano previste delle semplificazioni specie per le realtà di minori dimensioni?
- Il Forum del Terzo settore ha formulato una proposta per sciogliere il nodo. Il principio cardine sarebbe quello di riconoscere che, a certe condizioni, il regime Iva non configura l’abito corretto per le associazioni, sussistendo le condizioni per operare in sede di esclusione, ed evitando così che le organizzazioni assumano la veste formale incongrua di “operatori di mercato”, con ogni conseguenza strumentale (adempimenti scritturali, documentali, comunicativi) e sostanziale (oneri organizzativi impliciti, effetto di “trascinamento” Iva su attività commerciali occasionali) che ciò comporta. Questo di fatto escluderebbe il Terzo settore dal perimetro della procedura di infrazione, senza bloccare quest’ultima. La ritiene una strada percorribile e accettabile da parte di Bruxelles?
- Anche il mondo dello sport insieme al Terzo settore sarà colpito dalla modifica del regime Iva. Con l’aggravante che nel caso degli enti sportivi ci sono diversi nodi da sciogliere tenuto conto delle norme introdotte ad agosto 2023 che si andranno a sovrapporre alle novità in arrivo dal 1 gennaio. Sono previsti interventi di semplificazione? E quali i tempi?
In attesa di avere un cortese riscontro da Leo, si susseguono i rumors di un possibile congelamento dello status quo: ci sarebbe uno spiraglio infatti affinché L’Europa che sull’Iva al non profit ha promosso una procedura di infrazione da cui discende la necessità di intervento da parte del legislatore di Roma (è ben spiegato qui), possa prorogare di un anno ancora l’entrata in vigore delle nuove normative; è così? Viceministro a lei la parola.
Foto: Sintesi
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