Fisco & associazionismo
Iva al Terzo settore: «Un salasso burocratico che rischia di far chiudere tanti circoli Arci»
Dal 1º gennaio, il nuovo regime Iva per il Terzo settore rischia di causare la riduzione, se non la scomparsa, di numerose attività dal forte valore aggregativo e culturale. Walter Massa: «I tempi sono stretti, occorre tenere il dibattito acceso:il Governo deve intervenire»
“È valore sociale, non vendita”. L’appello del Forum del Terzo settore al Governo e alle Istituzioni in vista della nuova Legge di Bilancio arriva forte e chiaro: no alla partita Iva per le realtà associative del Terzo settore. Lo prevede la norma introdotta dal decreto legge 146 del 2021 la cui entrata in vigore – prorogata già due volte – è fissata al 1º gennaio 2025, tra poco più di due mesi.
Sul tavolo del viceministro all’Economia Maurizio Leo c’è la proposta delle associazioni del Terzo settore per chiudere la procedura d’infrazione europea nei confronti dell’Italia e «concedere all’associazionismo di Terzo settore il riconoscimento di una specificità». Ne abbiamo parlato con Walter Massa, presidente nazionale Arci, uno tra gli enti che da tempo si batte per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema: «I tempi sono stretti, teniamo acceso il dibattito».
Qual è la specificità che andrebbe riconosciuta al Terzo settore?
Occorre fare una premessa importante: qui non c’è nessuna questione corporativa. Si tratta di un tema di mancato riconoscimento del fondamentale ruolo di presidio culturale e sociale rivestito da moltissime realtà capillari sul territorio che non possono essere considerate al pari di imprese commerciali. Il rapporto tra associazioni e soci non può essere ricondotto a quello tra cliente e fornitore. Un circolo Arci, nei piccoli centri o nelle aree interne, spesso è l’unico luogo di aggregazione, un tessuto preziosissimo su cui si poggiano le fondamenta di una comunità.
Un circolo Arci, nei piccoli centri o nelle aree interne, spesso è l’unico luogo di aggregazione, un tessuto preziosissimo su cui si poggiano le fondamenta di una comunità
Walter Massa, presidente nazionale Arci
Il nuovo regime Iva per il Terzo settore, in assenza di interventi normativi, rischia di causare la riduzione, se non la scomparsa, di numerose attività e servizi alla cittadinanza. Può spiegarci in concreto perché?
Con l’introduzione dell’Iva, aumenterebbero la burocrazia e di conseguenza i costi. I nostri volontari, non potendo occuparsi della gestione degli aspetti fiscali, sarebbero costretti a rivolgersi a consulenti, commercialisti o tecnici del settore. Varrebbe per i circoli Arci come per il campo estivo Scout o per un gruppo di acquisto solidale, attività che non possono essere equiparate a un bar, a una gita organizzata da un’agenzia di viaggi o a un supermercato. Il rischio è che non conti più il perché si svolge un’azione ma il semplice fatto di svolgerla. Non solo. L’attività di somministrazione in un circolo Arci è fondamentale al sostentamento del circolo stesso nell’organizzazione di proposte sociali e culturali. Assimilare questo mondo a qualunque altra attività commerciale rischia di ledere il principio dell’autofinanziamento, che è alla base della libertà. Senza dimenticare che i numeri dell’associazionismo stanno crescendo. Arci conta più di 4mila circoli e associazioni, e i tesseramenti aumentano: siamo a quota 1,2 milioni.
A quanto ammonterebbe in termini economici l’applicazione della norma?
Le proiezioni ci dicono che, se dovesse essere introdotta l’Iva, probabilmente il 90% dei circoli andrebbe a credito di Iva. Molti però rischierebbero di chiudere prima, soffocati dagli obblighi burocratici.
Quali sono i prossimi passi?
La proposta presentata al viceministro Leo è una proposta molto concreta, una buona base di discussione. Siamo fiduciosi che si possa intervenire per rassicurare il mondo dell’associazionismo del Terzo settore. Ci stiamo muovendo per scongiurare l’introduzione dell’Iva e abbiamo raggiunto già dei risultati. Ora c’è da fare l’ultimo miglio. L’appello del Forum del Terzo settore in vista della nuova Legge di Bilancio va in questa direzione.
L’immagine in apertura è di Sincerely Media su Unsplash.
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