Fisco

Iva al Terzo settore, la proposta per uscire dall’impasse c’è: il Governo che fa?

La nuova normativa, che dovrebbe entrare in vigore all'inizio del prossimo anno, potrebbe essere un salasso per i bilanci delle associazioni. Come e in che direzione è possibile intervenire sulla legge? Il punto con Acli, Arci e Forum Terzo settore

di Alessio Nisi

proposta

La definizione di una normativa ad hoc per le associazioni del Terzo settore nella quale sia riconosciuto che la quota sociale supplementare, se determinata con logiche non governate dal criterio economico, non è qualificabile come “corrispettivo”. E dunque non è assoggettabile ad Iva.

Un approccio che prevede in particolare quote supplementari determinate in misura largamente superiore alla soglia del costo di produzione e delle valutazioni correnti nel mercato per servizi equivalenti: perché autodeterminate dagli associati in funzione dell’acquisizione di risorse per il finanziamento diretto di specifiche attività solidali e gratuite.

Sono alcuni delle elementi della proposta che le associazioni stanno discutendo con il Governo, nel quadro di una campagna di sensibilizzazione del Forum Terzo settore, in tema di Iva e Terzo settore, come emerso dal confronto cui hanno preso parte Marina Montaldi, dottore commercialista esperta di Terzo settore, il presidente nazionale Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli, Emiliano Manfredonia, la portavoce nazionale del Forum Terzo settore, Vanessa Pallucchi, il presidente nazionale dell’Arci, Walter Massa e il coordinatore della Consulta aps Forum Terzo settore, Giancarlo Moretti, della Presidenza di Mcl. I dettagli di quella che potrebbe essere la nuova normativa sono stati illustrati da Marina Montaldi anche QUI su VITA.

Rivedi il video dell’incontro

Il quadro e i temi sul tavolo

Senza un intervento del Governo, dal prossimo gennaio le attività che le associazioni di Terzo settore, in particolare le associazioni di promozione sociale, svolgono a favore dei soci e per le quali incassano una quota supplementare, saranno attratte nel campo di applicazione dell’Iva. Rebus sic stantibus lo vuole Bruxelles, che però non considera la particolarità del Terzo settore italiano che non va considerato come un soggetto profit. Questo però la Commissione Ue però non sembra averlo compreso a pieno. Da qui l’importanza della capacità che i tecnici del governo di Roma e in particolare del sottosegretario all’Economia Maurizio Leo di avanzare una proposta che coniughi le esigenze di rispetto dei principi di concorrenza con la specificità di un Terzo settore italiano statutariamente orientato all’interesse generale. In questo senso il contributo presentato in questa occasione dall’associazionismo è cruciale e il governo farebbe bene a tenerne conto.

L’eliminazione dell’attuale regime di esclusione Iva per le associazioni per le attività fatte a vantaggio dei i soci, infatti, salvo modifiche comporterà diversi nuovi adempimenti, molti però ancora non del tutto chiari. Questo passaggio rischia di essere un salasso dai punto di vista dei bilanci e di essere lesivo della libertà di associazione che nei fatti si basa sulla condivisione delle spese tra soci per poter essere effettivamente garantita.

Da sinistra Stefano Tassinari, vicepresidente Acli, Marina Montaldi, dottore commercialista esperta di Terzo settore, Walter Massa, Presidente nazionale Arci, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli,
Giancarlo Moretti e Vanessa Pallucchi, portavoce nazionale Forum Terzo settore


Non difendiamo interessi corporativi, ma interessi di tutti

Ad organizzare l’incontro le Acli. Il presidente Emiliano Manfredonia si richiama alla «cultura politica. Siamo in questa situazione perché manca una vera concezione di non profit». Rimarca inoltre come il Terzo settore non stia qui a difendere interessi corporativi, «ma un interesse pubblico, come sancito dalla Corte costituzionale». Nonostante questo, «purtroppo le norme europee sembrano considerarci alla stregua di imprese. Ed è un errore di impostazione». Per Manfredonia, «il Terzo settore, come un qualcosa che appartiene a tutti, è un aspetto che non è stato né promosso, né preso a modello». Sulla mobilitazione per cambiare la normativa spinge «per fare cultura politica, per parlare con i deputati, fare opinione e ottenere almeno una proroga».

Siamo interesse generale, raccontiamolo meglio

«È nostro dovere elaborare soluzioni su tematiche che sembrano insormontabili», spiega Vanessa Pallucchi, «dobbiamo essere più bravi a raccontare chi siamo e cosa facciamo», aggiunge riferendosi all’attività del Terzo settore.

«Ci considerano sempre per similitudine e non per diversità. Noi siamo un corpo sociale diverso dagli altri, ma con cui si integra certo. Come siamo arrivati alla norma sull’Iva?», si chiede, «perché non siamo stati in grado di far passare la nostra diversità. Noi agiamo nell’interesse generale, ma dobbiamo esserne consapevoli».

Noi, dice ancora Pallucchi, «non facciamo commercio, ma coesione sociale» e lancia un’iniziativa, «una finestra per spiegare il ruolo del Terzo settore nell’economia sociale», nelle prossime settimane al Comitato economico e sociale europeo – Cese. «

Noi siamo prospettiva e portatori di un modello dobbiamo difendere con consapevolezza». Pallucchi chiarisce poi che «la contingenza con la legge di Bilancio» va sfruttata il più possibile per una campagna di mobilitazione, quella contro l’Iva al Terzo settore, «che è importante cammini sulle gambe di tutti».

Diversi dal commerciale

Walter Massa, presidente nazionale Arci, parla a proposito della nuova disciplina che potrebbe entrare in vigore a gennaio prossimo in termini di «orticaria», soprattutto «per la farraginosità della situazione verso cui ci sta portando» al punto che, sottolinea, «dobbiamo continuare a lavorare perché non diventi realtà. Insieme ad altre associatone abbiamo scongiurato l’efficacia al 2024 e anche riaperto la partita».

Per Massa determinante è stato il «lavoro di interlocuzione e l’impegno per un alternativa credibile che portasse una soluzione win win: per la Commissione europea, per il Governo, l’opposizione, e anche per le associazioni». La logica che ha mosso questa mobilitazione parte dalla premessa di «impedire che si compia il disegno per cui il nostro mondo sia assoggettato al mondo commerciale». Un disegno da scongiurare, per il presidente di Arci. Ora la palla è nelle mani della premier Giorgia Meloni e del sottosegretario Maurizio Leo. Che finora però sul tema si sono trincerati dietro un ferreo silenzio. Lavori in corso o mancanza di strategia?

In apertura foto di Dylan Gillis per Unsplash. Nel testo immagine da https://www.youtube.com/watch?v=cFwZkH5WmtU

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