Politica

Ius Scholae, un passo avanti anzi due

Ecco il testo che Forza Italia ha presentato, ovvero la sua proposta per mettere mano alle regole con cui i giovanissimi potranno ottenere la cittadinanza grazie al percorso fatto a scuola. Lo "Ius Italiae" prevede 10 anni di frequenza e permetterà di avere la cittadinanza italiana a 16 anni: vale sia per chi è nato qui che per chi ci è arrivato prima di compiere 5 anni. Una sfida per i partiti, oltre gli steccati

di Sara De Carli

RAGAZZA MUSSULMANA CON AMICHE FOTO DI © GIUSEPPE DISTEFANO/AG.SINTESI

Nel weekend lo Ius Scholae è tornato al centro del dibattito, con da un lato Antonio Tajani che a Milano ha presentato il testo della proposta di legge finalmente messa nero su bianco da Forza Italia e inviata agli alleati della maggioranza e dall’altro gli attivisti leghisti di Pontida che per via dello Ius Scholae hanno bollato Tajani come “scafista”. Comunque un passo avanti c’è ed è il fatto che un testo ora esiste. E su quello quindi ci si potrà confrontare. L’altro passo avanti è la piccola apertura di Fratelli d’Italia che con il capogruppo Lucio Malan, su Repubblica, dice oggi che «la proposta di Fi sullo Ius Scholae ha diversi spunti interessanti, se ne può discutere. Sarà sicuramente esaminato». Matteo Salvini invece da Pontida ha ripetuto che «la cittadinanza va bene così com’è» e «non penso sia l’emergenza degli italiani», usando il solito registro retorico per cui Lega «presenterà una proposta di legge per toglierla a chi commette reati in Italia».

Pochi in questo Paese hanno la storia per potere essere schizzinosi

Andrea Riccardi

Sempre su Repubblica, l’ex ministro Andrea Riccardi e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, afferma oggi che l’apertura di Forza Italia sulla cittadinanza sarà pure «un piccolo passo, ma non facciamocelo scappare: muove le acque ed è una base di discussione che viene dal centrodestra». Non è l’optimum? Vero, ma – dice con osservazione pungente Riccardi – «pochi in questo Paese hanno la storia per potere essere schizzinosi».

Tutto si può migliorare, ma «è importante portare a casa il principio di cittadinanza per i ragazzi figli di immigrati che sono italiani di fatto ma non di diritto». Se ne facciamo una cosa di destra o di sinistra, pure questa volta non cambierà niente: «Non si tratta di maggioranza o opposizione ma di un problema umano e vitale per il nostro Paese. Aprire la cittadinanza ai giovani immigrati va fatto, non si può aspettare».

Manifesto del Partito Democratico sullo ius scholae nell’agosto 2022 a Milano. Foto Stefano Porta/LaPresse
 

Cittadinanza: già oggi uno su quattro è under14

Cosa dice il testo presentato da Forza Italia? Intanto fa un quadro: «Nel 2022, nell’Ue sono 989.940 le persone che hanno acquisito la cittadinanza del Paese in cui vivono, con un aumento di circa il 20% (+163.100) rispetto al 2021. La maggior parte delle nuove cittadinanze (in numero assoluto) è stata concessa dall’Italia (22% del totale dell’UE), seguita dalla Spagna (181.581 pari al 18% del totale UE), dalla Germania (166.640, il 17% del totale UE), dalla Francia (114.500, il 12% del totale UE) e Svezia (92.200, il 9% del totale UE).

Nel 2022 sono diventati cittadini italiani soprattutto persone originarie da Albania (38mila), Marocco (3 mila) e Romania (16mila). Questi tre Paesi rappresentano il 40% delle acquisizioni totali. L’età media delle persone che hanno acquisito la cittadinanza nei Paesi Ue è di 31 anni. Tra coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2022, il 26% sono ragazzi di età tra 0 e 14 anni. Se si considera anche la fascia di età 15-19 anni, si arriva a comprendere il 37% di tutte le acquisizioni. 

Cosa cambierebbe

Il disegno di legge modifica la legge 91 del 1992 con due finalità principali. Qui il testo.

Una è la limitazione del riconoscimento della cittadinanza in base al principio dello ius sanguinis, limitando il numero di generazioni per cui la trasmissione della cittadinanza per chi nasce all’estero è automatica, anche in assenza di un legame effettivo con l’Italia (dopo l’entrata in vigore della modifica normativa). Lo straniero con sangue italiano non potrà più avere la cittadinanza se i genitori, i nonni e i bisnonni sono nati all’estero. Chi viene adottato all’estero da oriundi italiani (cioè se i genitori adottivi i nonni e i bisnonni adottivi sono nati all’estero) non otterrà la cittadinanza.

L’altra finalità perseguita dalla proposta di legge è quella di «riconoscere la cittadinanza al ragazzo straniero che risiedendo in Italia ha frequentato e superato tutta la scuola dell’obbligo, consentendo dunque di ottenere la cittadinanza italiana all’età di 16 anni». Parliamo quindi di 10 anni scuola, l’intero ciclo dell’obbligo, da superare con esito positivo: a conti fatti, si guadagnano soltanto due anni rispetto alle regole attuali.

Lo Ius Italiae

Ecco quindi l’introduzione dello Ius Italiae. Il testo, alla lettera, è questo:

All’articolo 4, dopo il comma 2, sono aggiunti i seguenti:

“2-bis. Lo straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del quinto anno di età, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni nel territorio nazionale per almeno dieci anni e che vi abbia frequentato regolarmente per almeno dieci anni e completato con esito positivo i corsi di studio rientranti nell’ambito dell’istruzione obbligatoria, secondo la disciplina vigente, presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Prima del compimento della maggiore età la dichiarazione è resa dal soggetto che esercita la responsabilità genitoriale. Il minore straniero che acquista la cittadinanza ai sensi del presente comma, se in possesso di altra cittadinanza, può rinunziare alla cittadinanza italiana entro un anno dal compimento della maggiore età.”;

Inoltre, i tempi previsti per dare risposta alle domande di ottenimento della cittadinanza richiesta per le “vie ordinarie” ossia a seguito di matrimonio, adozione di maggiorenne, residenza vengono ridotti: dai tre anni di oggi a un anno, prorogabile di sei mesi per arrivare fino a un massimo di 18 mesi.

La proposta riconosce ai Comuni la facoltà di aumentare a 600 euro il contributo per le pratiche relative al riconoscimento della cittadinanza richiesta dagli oriundi, raddoppiandolo rispetto agli attuali 300 euro. Stessa cifra per il costo della documentazione che deve essere prodotta dai consolati.

In apertura, foto di Giuseppe Distefano/Agenzia Sintesi. Nel testo, foto di Stefano Porta/LaPresse.

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