Famiglia

Ius scholae, nelle scuole sono più di 877mila gli alunni con cittadinanza non italiana

In vista della discussione in Aula alla Camera sulla proposta di legge che modifica le norme sulla cittadinanza italiana Save the Children lancia un appello alla responsabilità dei deputati e dei senatori perché si giunga senza ulteriori indugi all’approvazione della legge entro questa legislatura. «Assicurare che si sentano pienamente cittadini della comunità in cui crescono è fondamentale per garantire ai bambini e alle bambine una piena condivisione dei diritti e delle opportunità dei loro coetanei», dice Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU dell'organizzazione

di Redazione

In vista della discussione in Aula alla Camera sulla proposta di legge che modifica le norme sulla cittadinanza italiana, attualmente all’esame della Commissione Affari Costituzionali, Save the Children lancia un appello alla responsabilità dei deputati e dei senatori perché si giunga senza ulteriori indugi all’approvazione della legge entro questa legislatura.

L’attuale legge sulla cittadinanza del 1992 di regola non prevede che le bambine e i bambini figli di genitori stranieri, nati in Italia o giunti nel nostro Paese, possano acquisire la cittadinanza italiana prima della maggiore età. Questo significa – per bambini e bambine che hanno genitori stranieri e che sono nati o sono giunti in Italia da piccoli – dover vivere gli anni decisivi della crescita condividendo con i compagni di scuola tutti gli interessi, le passioni e l’attaccamento alla propria comunità locale senza essere considerati “italiani” a tutti gli effetti, a causa di una legge ormai superata nei fatti.

Come sottolinea Save the Children, secondo i dati relativi all’anno scolastico 2019/2020 frequentano le scuole italiane più di 877mila alunni con cittadinanza non italiana, quasi 20mila in più rispetto all’anno scolastico precedente, che rappresentano il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Il 57,4% di loro, presenti nel sistema di istruzione, si concentra nel primo ciclo. Si osserva inoltre che, dopo una fase di rallentamento, negli ultimi quattro anni scolastici (dal 2016/2017) il numero di alunni con cittadinanza non italiana ha ripreso a crescere, mentre diminuiscono gli studenti italiani.

“Assicurare che si sentano pienamente cittadini della comunità in cui crescono è fondamentale per garantire ai bambini e alle bambine – oggi stranieri solo per le anagrafi – una piena condivisione dei diritti e delle opportunità dei loro coetanei. La discussione del disegno di legge di modifica alle norme sulla cittadinanza in Parlamento è una occasione che non può essere mancata”. ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU di Save the Children.

L’Organizzazione sottolinea anche che, secondo i dati, sono sempre di meno le scuole non coinvolte nel fenomeno migratorio (il 17,9% del totale delle scuole italiane) e sempre più numerose quelle con il 30% e oltre di alunni con origine immigrata (+0,4% rispetto all’a.s. precedente). Tra gli alunni con origine migratoria i nati in Italia sono aumentati di 20mila unità, raggiungendo il 65,4% di essi (570mila presenze). Le quote più alte si ritrovano tra i più piccoli, nelle scuole dell’infanzia, dove la percentuale sale all’82%.

La maggioranza degli studenti con origine migratoria si concentra nelle regioni settentrionali (65,3%), seguono le regioni del Centro (22,2%) e del Mezzogiorno (12,5%). La Lombardia è, da sempre, la prima regione per numero di alunni stranieri con oltre 224mila presenze (25,6% delle presenze totali in Italia). La provincia italiana con il più alto numero di alunni stranieri è Milano (quasi 80mila), seguita da quelle di Roma (più di 64mila) e di Torino (quasi 40mila).

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