Non profit

Italsex, molto più che una questione morale

editoriale

di Giuseppe Frangi

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul sesso. Parafrasando in modo un po’ blasfemo l’articolo 1 della Costituzione, potremmo raccontare così la rappresentazione del nostro Paese che viene quotidianamente da tv e giornali. Il sesso di volta in volta diventa elemento d’attrazione, di ricatto, di sospetto, di guardonismo, di spettacolo. Il sesso oscura tutte le agende, sembra come una cortina fumogena alzata su tutte le altre questioni che riguardano la vita del Paese. Sembra quasi sia stato scelto come strumento mirato per deviare l’attenzione e per svuotare i nostri cervelli. Una sorta di ossessione nazionale indotta. Un cripto totalitarismo fondato sulla presunzione del piacere (e di piacere).
Quello che fa scandalo in tutto questo non è innanzitutto lo strabordare dell’argomento sesso in tutti gli ambiti. È la resa intellettuale con cui la si accetta supinamente e la si subisce. In tutti questi mesi il dibattito si è accanito solo su questioni di opportunità, di tatticismi politici, di “chi ci guadagna e chi ci perde”. Nessun intellettuale che abbia sollevato la questione della mercificazione scandalosa a cui stavamo assistendo. Davvero non valeva la pena domandarsi se il sesso da bandiera di liberazione non sia stato trasformato in strumento di distrazione (cioè di controllo) sociale?
È come una poltiglia indistinguibile quella in cui ci troviamo. Con la destra che sino all’altro ieri si faceva vanto di riportare l’Italia nel solco dei suoi valori, impantanata in camera da letto. Con la sinistra che scopre vocazioni moralistiche che proprio non le appartengono.
Davanti a tutto questo si può dire che il sesso viene usato strumentalmente per far parlare e per distrarre. Ma purtroppo non è solo così. Non è solo una faccenda di superficie. Perché al fondo stiamo vivendo una sorta di mutazione antropologica, nel vuoto pneumatico del pensiero degli intellettuali dominanti.
Per cui, per cercare di capire quel che ci sta accadendo non resta che chiedere in prestito i ragionamenti di due grandi intellettuali del recente passato. Ve li proponiamo come spunti per ragionare e per capire.
Michel Foucault: «Il sesso… s’inserisce simultaneamente su due registri; dà luogo a sorveglianze infinitesimali, a controlli istante per istante, ad organizzazioni dello spazio di un’estrema meticolosità, ad esami medici e psicologici interminabili, a un micro-potere sul corpo; ma dà luogo anche a misure massicce, a stime statistiche, ad interventi che prendono di mira l’intero corpo sociale o gruppi presi nel loro insieme».
Pier Paolo Pasolini: «Anche la “realtà” dei corpi innocenti è stata violata, manipolata, manomessa dal potere consumistico; anzi, tale violenza sui corpi è diventata il dato più macroscopico della nuova epoca umana». «Io non posso essere fuori dell’evoluzione di alcuna convenzione linguistica della mia società, compresa quella sessuale. Il sesso è oggi la soddisfazione di un obbligo sociale, non un piacere contro gli obblighi sociali. Da ciò deriva un comportamento sessuale appunto radicalmente diverso da quello a cui io ero abituato».


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