Cultura

Italiano in aula, Islam a casa

Da via Quaranta alle classi pubbliche senza perdere la lingua e la cultura araba. Parlano operatori e genitori

di Chiara Sirna

Sono passati dai banchi della vecchia scuola araba di via Quaranta a quelli delle scuole pubbliche di Milano e, il pomeriggio, due volte a settimana, seguono corsi di lingua e cultura araba. A rientrare nei due progetti d?integrazione messi in piedi da Paolo Branca, islamista della Cattolica, coordinati dagli esperti dell?Ismu, in collaborazione con il Csa, finanziati della Fondazione Peppino Vismara, l?anno scorso sono stati 400 bambini. Quest?anno saranno di più.

Ma quale è il segreto che ha permesso a quattro ex allievi su cinque di via Quaranta di integrarsi perfettamente nel tessuto milanese? Il progetto Apriti Sesamo ha raccolto da gennaio a giugno del 2005 una sessantina di studenti delle elementari e medie nelle classi dell?Ipsia Ferraris Pacinotti, «e se tutto va bene», spiega il coordinatore Antonio Cuciniello, «dovremmo allargarci anche ai ragazzi delle superiori e ad altre scuole». In lista di attesa ci sono gli istituti di via Scialoja e via dei Narcisi, con annessa forse anche la materna di fronte. Nei corsi pomeridiani però non c?è l?ora di religione. «A quello ci pensano le famiglie. Studiano solo lingua e cultura araba, con insegnanti tutti laureati, già docenti nei loro Paesi d?origine, che conoscono perfettamente l?italiano. Anche il monitoraggio è rigido, ci sono incontri di coordinamento due volte al mese ». La stessa attenzione viene data anche all?integrazione dei genitori. Per loro ci sono i corsi di italiano: l?anno scorso hanno partecipato in 40. «Così si rafforza il senso d?appartenenza al proprio Paese e si favorisce l?integrazione reale», spiega Nancy Boktour, insegnante egiziana, con una figlia di 8 anni iscritta alla scuola pubblica.

Il progetto dei Laboratori interculturali invece, nato in collaborazione con l?Associazione italo-egiziana di Milano, ha già raccolto 350 bambini di 11 scuole diverse. «I nostri quattro figli, tutti iscritti alle vostre scuole pubbliche, sanno leggere, scrivere e parlare l?arabo», raccontano Mohamed Nassar e la moglie Hala. «Solo stando in mezzo agli altri», aggiungono, «potrà nascere una seconda generazione sana, integrata. Viviamo in uno stato laico e dobbiamo capirne la legge». E la religione? «Quella la trasmettiamo noi genitori, in casa».

Info: www.ismo.org : www.associazione-italoegiziana.it

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