#Unaltrapartita. Comunità in campo

Italiani sedentari, troppi giovani e donne non praticano lo sport

La pratica sportiva nel 2023 è stata inserita nella Carta costituzionale, eppure siamo il quarto Paese al mondo per indice di sedentarietà. Le donne sono appena il 43,3% della popolazione attiva, le persone con disabilità che riescono ad accedere allo sport sono la metà di quelli senza limitazioni. La campagna di Acri e Assifero

di Redazione

Lo sport in Costituzione festeggia il suo primo “compleanno”. Nel settembre 2023, infatti, la pratica sportiva è stata inserita nella Carta costituzionale, con il riconoscimento del suo valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico. A trasformare questo principio in diritto garantito sono le oltre 120mila organizzazioni di promozione sportiva che ogni giorno lavorano per rendere lo sport una pratica accessibile per tutti. Sarà proprio lo sport sociale e inclusivo il protagonista della campagna “#Unaltrapartita. Comunità in campo”, promossa da Acri e Assifero, con le Fondazioni associate, in occasione della dodicesima Giornata europea delle Fondazioni. Alla campagna partecipano le principali reti associative dello sport inclusivo: Aics, Csen, Opes, Sport for Inclusion, Uisp. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio Rai per la Sostenibilità Esg e la mediapartnership di Rai Sport. Dal 23 settembre al 1° ottobre, in tutta Italia, verranno organizzati oltre 130 eventi, tra spettacoli, incontri e appuntamenti che metteranno al centro lo sport per tutti. Si tratta di progetti che favoriscono l’attività sportiva di giovani e anziani, persone con disabilità, migranti, detenuti. L’elenco completo è sul sito www.unaltrapartita.it.

Lo scenario della partecipazione sportiva nel nostro Paese non è roseo. Gli italiani che fanno sport sono poco più di 20 milioni (il 34,5% della popolazione). Questo ci porta ad essere in testa alle classifiche mondiali per indice di sedentarietà (siamo al 4° posto tra gli adulti e al 1° tra i minori). Esiste un evidente divario di genere: le donne sono solo il 43,3% della popolazione sportiva. E si sta aprendo anche una questione generazionale: i giovani fanno sempre meno sport (fuori da scuola). Inoltre, le persone con disabilità che riescono ad accedere allo sport sono la metà di quelli senza limitazioni. Le ragioni principali di questi divari sono i costi elevati, la carenza di strutture, l’esempio famigliare. Crescono anche le ragioni psicologiche che spingono i ragazzi all’abbandono: soprattutto ansia e burnout. A questo scenario risponde il Terzo settore: un terzo delle organizzazioni non profit italiane si occupa di sport, grazie anche a quasi il 20% di tutti i volontari italiani.

Le Fondazioni italiane sono al fianco delle organizzazioni del Terzo settore che promuovono lo sport sociale e inclusivo, perché condividono la visione dello sport come strumento di inclusione, partecipazione e benessere. Contribuire a garantire l’accesso alla pratica sportiva – indipendentemente dalle proprie condizioni sociali, economiche e fisiche – è una delle strade per contrastare le disuguaglianze, favorire la partecipazione e far crescere la coesione sociale delle comunità, valorizzando il protagonismo delle organizzazioni che si prendono cura del bene comune.

Complessivamente, ogni anno le Fondazioni erogano più di un miliardo di euro in diversi settori. Il principale è il welfare a cui va oltre un terzo del totale, seguono cultura, educazione, ricerca. Il 70% di queste risorse è destinato a organizzazioni del Terzo settore (il resto va, prevalentemente, agli enti locali). La rilevanza del ruolo di supporto al non profit del Paese è stata recentemente riconosciuta anche dall’Istat che, nel suo censimento dedicato, ha rilevato che il 64% delle organizzazioni non profit italiane riceve un finanziamento dalle Fondazioni di origine bancaria. Le risorse stanziate dalle Fondazioni, ogni anno, supportano oltre 20mila interventi, con un importo medio di circa 50mila euro.

«Sebbene sia stato recentemente riconosciuto in Costituzione, oggi in Italia lo sport non è ancora davvero per tutti», commenta il presidente di Acri, Giovanni Azzone. «Per questo è necessario valorizzare il lavoro importantissimo delle oltre 120mila organizzazioni del Terzo settore che, in tutta Italia, si occupano di promozione dell’attività sportiva, coinvolgendo chi lo sport ha smesso di praticarlo o chi vorrebbe, ma non ha i mezzi o le abilità fisiche per praticarlo. Anche su questo fronte, le Fondazioni di origine bancaria sono da sempre a fianco del Terzo settore, assicurando un costante supporto economico e progettuale, per contribuire a fare in modo che lo sport possa affermarsi come un potente volano di benessere e di socialità, per far crescere comunità davvero coese e inclusive».

«Le fondazioni e gli enti filantropici in Italia, come in Europa, giocano un ruolo distintivo nel contribuire alla costruzione di un futuro equo», sottolinea la presidente di Assifero, Stefania Mancini. «Lo fanno prestando attenzione alle esigenze dei territori, mettendo al centro le comunità e le persone più vulnerabili, dando loro una voce. In questa XII Giornata europea delle fondazioni ed enti filantropici, Acri e Assifero raccolgono e raccontano le storie ed esperienze di quelle fondazioni che, da nord a sud, da est a ovest del Paese, vedono lo sport come potente strumento di aggregazione e coesione sociale e di miglioramento del benessere dell’individuo. Per far fronte alle sfide complesse e interconnesse del nostro tempo, come fondazioni ed enti filantropici abbiamo il dovere di scendere in campo, collaborare e condividere insieme l’impegno di costruire un futuro in cui nessuno venga lasciato indietro».

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