Esg monitor
Salute, stipendi e caro vita: ecco la sostenibilità per gli italiani
La terza edizione dello studio presentato da Sec newgate conferma il crescente interesse verso i temi Esg. Ma il 61% dei nostri connazionali è pessimista sulle scelte di governo e aziende e si fida poco delle dichiarazioni in merito. Le emergenze sociali preoccupano più delle ambientali
Interventi auspicati su sanità, stipendi e caro vita. Preoccupazioni crescenti per le calamità naturali e le violenze sulle donne. Maggior impegno di aziende e le istituzioni nel dimostrare il proprio contributo a tutti i temi della sostenibilità. È questo il messaggio lanciato dall’Esg monitor, lo studio condotto da Sec newgate in Italia e in altri paesi europei giunto alla terza edizione. Tra i numeri principali della ricerca spicca, un 60% di persone che hanno una percezione negativa della direzione intrapresa dal nostro Paese in termini di sostenibilità. Questo nonostante nell’ultimo anno sia aumentata la percentuale di coloro che hanno un’opinione positiva al riguardo (dal 21% del 2022 al 39% del 2023).
Pessimismo sì, rassegnazione no
Il senso di pessimismo riguarda sia l’operato delle istituzioni sia l’impegno delle imprese, piccole e grandi, ma che non diminuisce l’interesse dei nostri connazionali verso le questioni Esg che, anzi, risulta invece in crescita. Da qui aspettative sempre più alte e la richiesta che alle dichiarazioni di intenti seguano azioni concrete, delle istituzioni e delle aziende.
Istituzioni e imprese sono chiamate a dimostrare di essere in grado di ottenere risultati positivi a livello ambientale
Fiorenzo Tagliabue
e sociale con le proprie iniziative, evitando di conseguenza fenomeni di greenwashing che incidono
negativamente sulla reputazione
Sul fronte delle istituzioni, gli italiani ritengono che le priorità da affrontare siano un’assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili (38%), il miglioramento delle retribuzioni e delle condizioni dei lavoratori (30%) e la necessità di limitare la pressione del costo della vita (27%). I risultati mostrano anche un aumento significativo delle preoccupazioni riguardanti il grado di preparazione alle catastrofi naturali (in crescita di cinque punti percentuali) e il rafforzamento della risposta alla violenza contro le donne (+3%). Priorità che si legano alle problematiche ambientali e sociali che stanno caratterizzando le cronache del nostro Paese ormai da diverso tempo.
Imprese alla prova
Ma grande è anche l’attenzione verso il mondo dell’impresa. L’86% degli italiani (+3% sul 2022), infatti, ritiene importante che le aziende si impegnino sui temi Esg, rispetto al 77% degli intervistati a livello mondiale. Nello specifico, il 72% concorda sul fatto che le aziende dovrebbero affrontare in primis i temi rilevanti per i loro dipendenti e clienti (70% a livello globale). Complessivamente, lo studio condotto da Sec newgate rileva che, nonostante le pressioni legate all’elevato costo della vita, gli italiani risultano tra i più attenti ai temi della sostenibilità a livello mondiale, con l’82% delle persone che afferma di essere interessato alle questioni ambientali, sociali e di governance (Esg), posizionandosi secondi solo agli Emirati arabi uniti (86%). Un dato in crescita del 10% rispetto al 72% dello scorso anno, in cui le risposte nazionali erano risultate influenzate dalla crisi geopolitica mondiale.
Pericolo greenwashing
«Rispetto a quanto rilevato nella scorsa edizione dell’Esg monitor», ha dichiarato Fiorenzo Tagliabue, group Ceo di Sec newgate, «quest’anno notiamo una decisa ripresa dell’interesse degli italiani rispetto ai temi Esg. Si tratta di una conferma dell’importanza della sostenibilità nell’agenda della comunità italiana, dopo il calo di interesse dell’anno scorso per effetto della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita. Istituzioni e imprese sono perciò chiamate ad impegnarsi in maniera decisa su questi temi, dimostrando di essere in grado di ottenere risultati positivi a livello ambientale e sociale attraverso le proprie iniziative ed evitando, di conseguenza, fenomeni di greenwashing che incidono negativamente sulla reputazione».
Effetti negativi sul business
Infatti, come evidenzia il report, il mancato impegno delle imprese in ambito Esg, unito alla mancata o scarsa condivisione dei propri sforzi, può incidere negativamente sull’attrazione e fidelizzazione dei clienti. In altre parole, le opinioni degli italiani sull’impegno Esg hanno un impatto sui loro comportamenti: la scelta del cibo che mangiano (71% dei rispondenti), i prodotti che acquistano (69%), le modalità di viaggio e le intenzioni di voto (62% in entrambi i casi).
L’impegno concreto vale anche più dei risultati: anche se non dovessero ottenere risultati soddisfacenti al primo tentativo, le aziende dovrebbero continuare a provarci e moltiplicare il proprio impatto collaborando con altre organizzazioni e responsabilizzando i membri delle comunità. Inoltre, oltre sette persone su dieci ritengono che le aziende dovrebbero comunicare in modo più trasparente e facile i risultati del loro impegno in ambito sostenibilità a consumatori e investitori. Per garantire tale impegno, il 75% degli intervistati (70% a livello globale) ritiene che tocchi ai governi fare di più per introdurre e applicare norme più efficaci e cogenti in materia di comunicazione ambientale, così da contribuire a garantire condizioni eque. Tuttavia, sono pochissimi gli italiani (7%) che dichiarano di cercare spesso informazioni o di fare ricerche sulle attività o sulle prestazioni Esg di un’azienda e il 49% dichiara di non fidarsi di ciò che le aziende dichiarano sulle attività o performance Esg.
Lo scenario globale
A livello mondiale (la ricerca ha infatti coinvolto con le stesse domande Colombia, Francia, Germania, Hong Kong sar, Polonia, Spagna ed Emirati arabi uniti), il bilancio tra percezione positiva e negativa rispetto alla direzione intrapresa dal proprio Paese in termini di sostenibilità è più equilibrato rispetto alla situazione italiana (49% vs 51%), mentre la quota di persone interessate alle questioni Esg è più basso, pari al 67%. La GenY, composta dai più giovani, nati dalla fine degli Anni 90 fino ai primi anni Duemila, è risultata significativamente quella più attenta ai temi della sostenibilità rispetto alle altre (72% vs 65%). Tale attenzione si ripercuote sui comportamenti e sul modo in cui valutano le aziende in materia di Esg, in particolare quando prendono decisioni sul lavoro (58%) o quando effettuano investimenti (57%). Il sondaggio sottolinea che si sta riscontrando una risposta positiva sui temi ESG da parte delle aziende di quasi tutti i settori e i Paesi, ma permane scetticismo sul loro effettivo coinvolgimento sulle questioni cruciali. In particolare, i partecipanti all’indagine criticano le imprese per la cattiva gestione ambientale, l’uso eccessivo di plastica, lo sfruttamento dei lavoratori, l’eccessivo orientamento al profitto rispetto al benessere dei clienti o della comunità in cui si opera, una transizione ancora lenta verso la sostenibilità.
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