Mondo

Italian style, in Darfur e Sri Lanka

Scooperation/ Successo per il Global Day for Darfur, organizzato dall’associazione Senzaconfine insieme ai rifugiati del Darfur in Italia, all’Arci e Alice nel mondo ...

di Paolo Manzo

Darfur, Italia che fai??
…Successo per il Global Day for Darfur, organizzato dall?associazione Senzaconfine insieme ai rifugiati del Darfur in Italia, all?Arci e Alice nel mondo, in contemporanea con circa 50 Paesi nel mondo. «Un?occasione per chiedere al governo italiano oggi membro del Consiglio Onu», ha spiegato Alessia Montuori di Senzaconfine, «un impegno più stringente su un conflitto che ha provocato, fino ad oggi, non meno di 300mila morti e ha costretto almeno due milioni di persone alla fuga». Preoccupa, però, il capogruppo Esteri di Rifondazione alla Camera, Francesco Martone, «che il Darfur venga usato come pretesto per rilanciare alcune modalità di ingerenza umanitaria che a noi non piacciono, e che fino ad oggi non sono riuscite a proteggere la popolazione civile. Si vedano alcuni episodi di malacooperazione come l?ospedale Avamposto 55 a Nyala, una delle cattedrali italiane nel deserto del Darfur, presentato in gran pompa nell?edizione 2005 del festival di Sanremo, ma che oggi funziona part time e solo come ambulatorio. Un esempio di come la cooperazione non vada fatta».

Sri lanka, Italia che fai??
…Quelli della Protezione civile lo sanno bene: a Vita le sorti delle donazioni italiane raccolte via sms a inizio 2006 per le vittime dello tsunami in Sri Lanka stanno molto a cuore. Le notizie che giungono dall?isola sono poco rassicuranti: fra i ribelli Tamil e Colombo ormai gli scontri sono quotidiani. La visita a Roma del presidente Marinda Rajapaksa è dunque un?occasione ghiotta per fare chiarezza. A poche ore dall?incontro arriva la chiamata degli uomini di Bertolaso: «Cari amici di Vita volete fare un?intervista al presidente dello Sri Lanka? Presentatevi in sede entro le 19,30». Detto, fatto. Eccoci in via Vitorchiano al 2. Peccato però che il buon Rajapaksa abbia solo un paio di minuti. Giusto il tempo per dire: «Qualsiasi compito della Protezione civile è stato eseguito, arrivederci». E grazie…


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