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Italiafrica, un successo: e ora?

Risponde Savino Pezzotta, ideatore con Walter Veltroni di questa mobilitazione per l’Africa. "Bisogna dare continuità a Italiafrica", dice, "inventarsi qualcosa di leggero e pratico..."

di Ettore Colombo

Centomila, secondo gli organizzatori, hanno partecipato al corteo per l’ Africa, partito nel pomeriggio sabato scorso per le vie di Roma. E che sotto un tiepido sole spuntato all’improvviso dopo una mattinata di pioggia, si è concluso con un concerto a piazza del Popolo. Un successo senza precedenti per una manifestazione che ha visto in piazza Veltroni, Pezzotta, Epifani; Angeletti, i sindacati, Gasbarra, Zanotelli, Bobba, Patriarca, Riccardi, e molte associazioni e ong. Una manifestazione per l’Africa, una manifestazione voluta principalmente da Savino Pezzotta, segreterio generale Cisl, e Walter Veltroni, sindaco della città che l’ha ospitata. Ma adesso? Dopo il 17 che cosa resterà? Savino Pezzotta, ideatore con Walter Veltroni di questa mobilitazione per l?Africa, un?idea ce l?ha: “Bisogna dare continuità a Italiafrica“, dice, “inventarsi qualcosa di leggero e pratico ma andare avanti”. Lo stesso risultato raggiunto sinora lo induce a una prima riflessione: “Fino a pochi giorni fa avevamo pensato a una ?due giorni?, non di più, di mobilitazione: convegno, corteo e concerto. Oggi ci ritroviamo con una miriade di eventi collegati, segno che il dramma dell?Africa ha svegliato le coscienze”. Poi ci tiene subito a specificare: “Si sono mobilitati gruppi e aree dei più diversi orientamenti. E proprio la capacità di tenere in piedi un contenitore così pluralistico su un contenuto così forte è un successo di per sé. Ma è anche un fatto che chiede uno scatto in più. Ci chiede di continuare”. Come, è la domanda. “Penso a un momento di contatto e coordinamento, a un comitato leggero che non appesantisca la freschezza di tante adesioni né schiacci le diverse sensibilità e attenzioni che si sono mobilitate per la buona riuscita della manifestazione. Insomma, vedo una rete virtuosa che dia seguito a quanto fatto finora ma mantenga una alta capacità di sensibilità come di fare relazione”. Non c?è il rischio che arrivi la politica, a mettere il becco? “Ma aiutare l?Africa è fare politica! Che non vuol dire accettare logiche partitiche né mettere cappelli a un movimento spontaneo ma offrire un luogo e delle modalità d?incontro a chi ha animato queste settimane per permettergli di continuare a fare battaglie comuni”. Insomma, gli organizzatori di Italiafrica hanno chiaramente la percezione di un evento nuovo. “è la prima volta che si parla di Africa e ci si mobilita per essa, in Italia come in Europa, con aspetti popolari e di massa. Davvero un segno dei tempi”, sottolinea soddisfatto, “che indicano come al di là del relativismo, dell?edonismo e dell?egoismo che sembra pervadere ogni angolo delle nostre società, esiste qualcosa di più. L?esigenza di un rapporto con gli altri che muove dalle realtà di ognuno e produce senso, cultura”. L?informazione dov?è? L?informazione, da Vespa in giù, non ci sembra che abbia colto la novità dell?iniziativa, proviamo a stuzzicarlo. “L?informazione “, ribatte, “sta prendendo Italiafrica sottogamba. Forse non ha ancora colto il vero significato di questa iniziativa. Il mondo dei mass media sembra animato da troppo tempo da una logica ?schmittiana?, quella dell?amico-nemico: si muove solo se vede che c?è un nemico visibile. Qui invece c?è un amico che vuole parlare e chiede attenzione, comprensione e intelligenza di sguardo sulla complessità, non compassione né pietà. L?amicizia produce amicizia, tranne che per l?informazione. Eppure produce politica, quella dell?amicizia, e chiede il riconoscimento e l?uguaglianza di diverse soggettività che s?incontrano. Loro, gli africani, hanno bisogno di noi perché noi abbiamo bisogno di loro”. “Pensa”, continua Pezzotta, “all?incontro sul lavoro che organizziamo con i sindacalisti africani: una cosa grande, nuova, importante. Non andiamo noi a spiegargli come fare sindacato, vengono loro a raccontarci come fanno il loro. E noi veniamo a conoscenza e ci arricchiamo della loro esperienza”. Come non vuole fermarsi all?evento-spot, che una volta che si è concluso si esaurisce in se stesso, Pezzotta però crede anche nei simboli-loghi, spille in testa: “Se vogliamo che le coscienze crescano, bisogna utilizzare anche i segni, le griffe si potrebbe dire, non certo vuote e fini a se stesse ma forti di un?idea, un pensiero, utili a dare visibilità a un progetto, espressione di volontà, attesa, speranza”. La griffe di Pezzotta è una piccola spilla dorata, con dietro una bella idea, mettere al centro l?Africa. Ora che c?è riuscito né intende fermarsi all?evento, brilla la spilla e brillano gli occhi di Pezzotta.

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