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ItaliAfrica: l’appello di Roma

I punti dell'appello di Italiafrica, la manifestazione nazionale in programma dal 15 al 17 aprile a Roma

di Emanuela Citterio

“L?Africa è un immenso continente, nel quale oggi si sta giocando una buona parte del destino del nostro pianeta” comincia così l’appello delle associazioni e le istituzioni che partecipano a ?ItaliAfrica?, l’evento promosso dal Comune di Roma dal 15 al 17 aprile.

“In Africa la comunità internazionale è chiamata ad affrontare problemi e situazioni intollerabili, per qualsiasi persona abbia a cuore le sorti di tutta l?umanità” continua l’appello. “La fame, le guerre, le malattie fanno molte più vittime di quante hanno fatto, in Europa, le due guerre mondiali del secolo appena trascorso, e questo perché non c?è risposta a bisogni fondamentali e primari dell?uomo: un bicchiere d?acqua, un pezzo di pane, un semplice medicinale”.

Fortemente voluta da Walter Veltroni e da Savino Pezzotta della Cisl, la manifestazione per l’Africa è un’iniziativa del Comune di Roma, dei sindacati e della comunità di Sant’Egidio. Nel comitato promotore anche Provincia di Roma, FAO, IFAD, WFP, UNICEF, ONG italiane, Forum del Terzo settore, Comitato cittadino per la Cooperazione e la Solidarietà, WWF Italia, Istituti Missionari Italiani.

“Quello che vogliamo affermare con forza è che il destino dell?Africa non è immutabile” sottolineano gli organizzatori di Italiafrica. “L?Africa ha potenzialità enormi, che devono essere sostenute dal coraggio del cambiamento, da un impegno politico incisivo che muti l?indirizzo attuale, che cambi l?ordine delle priorità, che ponga al centro dell?agenda politica internazionale scelte concrete di lotta a una condizione inaccettabile, attraverso l?affermazione di modelli di sviluppo più solidali e sostenibili”.

“Affinché l?Africa non sia soltanto un continente di ingiustizie e di morte, noi riteniamo che il dovere di ogni organizzazione internazionale, di ogni governo nazionale e locale, delle associazioni e delle organizzazioni non governative, sia quello di assumersi le proprie responsabilità, ognuno per la propria parte, anche la più piccola”.

L’appello prosegue con sei punti per cambiare il destino dell’Africa.
“Cancellare il debito per i paesi più poveri, ridurre drasticamente e destinare a fondi di sviluppo le somme restituite, aumentare gli aiuti allo sviluppo, giungere a un embargo totale della vendita delle armi, intervenire per permettere di produrre e distribuire gratuitamente in Africa i vaccini e gli strumenti di prevenzione delle malattie ? prima fra tutte l?Aids ? che la affliggono, sono solo alcune delle molte possibilità con cui è possibile attuare una politica diversa da quella che è oggi causa di tanti disastri. Una politica che a sua volta venga accompagnata, nei paesi africani, dal pieno affermarsi dei sistemi democratici e del pluralismo politico, dalla legalità e dalla tutela dei diritti umani, da un governo trasparente delle risorse, dalla reale possibilità del pieno dispiegarsi delle potenzialità delle economie e delle società civili e anche in questo modo della prevenzione dei conflitti e della costruzione della pace”.

“E? qui che è racchiuso il futuro dell?Africa e dei popoli africani” conclude l’appello. “Sono stati compiuti passi importanti, sono state tenute libere elezioni, sono state definite politiche di risanamento economico, sono nate organizzazioni sovranazionali, a cominciare dall?Unione Africana, alla quale è importante che l?Unione Europea offra tutto il suo sostegno, fino al momento in cui i popoli africani arriveranno a prendere in mano il proprio destino e a contare di più in tutte le sedi internazionali.
Per essere messa nelle condizioni di crescere e svilupparsi, l?Africa guarda prima di tutto all?Europa. È una prova di civiltà e di responsabilità quella che l?Europa, tutti noi, dobbiamo dare per contribuire al raggiungimento degli obiettivi proposti nella dichiarazione del millennio, entro il 2015. Non è solo un?esigenza morale che ci deve spingere ad agire. Dobbiamo avere la consapevolezza che oggi il mondo è unito da una comunità di destino, e che la povertà e il non rispetto dei diritti umani tengono ai margini di una crescita paesi e attori legittimi e potenziali degli equilibri mondiali, ma anche di possibili e gravi squilibri.
É quindi urgente definire una politica comune europea. Così come è necessario che l?Unione Europea e i singoli governi sviluppino un?azione convergente ed efficace per affermare l?idea e la possibilità di un governo mondiale, sostenendo la riforma dell?ONU, la valorizzazione all?interno della Carta dell?Onu della tutela dei diritti umani e delle condizioni di legittimità dell?intervento sovranazionale, l?istituzione del Tribunale internazionale e di organismi specifici per la salvaguardia dell?ambiente e della salute.
E? un compito epocale, quello che abbiamo di fronte. E? una sfida enorme. Proprio per questo serve un lavoro comune, serve moltiplicare le occasioni per modificare, nei fatti, l?ordine delle priorità, l?agenda politica della comunità internazionale. Molto dipende da noi”.

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