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ItaliaCamp: ecco chi è il nuovo segretario generale

Fare sentire gli innovatori meno soli, favorire lo scambio e facilitare l’aggregazione. Sono tre delle azioni chiave che ItaliaCamp dovrà portare avanti nei prossimi due anni, secondo il nuovo segretario generale, Maria Francesca Guida. In un’intervista racconta i progetti futuri e le sfide più grandi che aspettando l’associazione

di Redazione

Una laurea in sociologia e un dottorato in pianificazione territoriale e urbana, Maria Francesca Guida è il nuovo segretario generale di ItaliaCamp, dopo la fine del mandato di Sara Frazzingaro. A decidere di impegnarsi in prima persona l’ha spinta l’idea che cambiare qualcosa in Italia fosse davvero possibile. Un esempio su tutti, l’apertura, nel quartiere di Centocelle a Roma, del co-working per mamme e bambini, l’Alveare: “abbiamo risposto ad un bisogno sociale in un contesto difficile, una bella soddisfazione.” Ma le sfide rimangono molte.

Come si diventa segretario generale?

Ho iniziato a collaborare con ItaliaCamp nel 2010, l’associazione mi era stata segnalata da un amico. Ho iniziato a lavorare nei campi della cultura e del sociale e da allora non ho più smesso. Quello che mi è piaciuto da subito in ItaliaCamp è la proiezione sul futuro, l’idea che le cose si possono cambiare davvero, anche in Italia, Paese che spesso può sembrare immobile.

Qual è il risultato più bello di questi ultimi sei anni, per lei?

La call che abbiamo lanciato per trovare e aiutare a realizzare idee ad alto impatto sociale. Da lì sono nati progetti molto interessanti, uno su tutti, l’Alveare, il co-working completo di spazio per i bambini, creato a Centocelle dall’associazione Città delle Mamme in collaborazione con Unicredit. Si è riusciti a rispondere ad un bisogno sociale reale in un contesto non facile.

Quali sono i progetti futuri su cui ItaliaCamp ha intenzione di puntare?

La mission principale è quella di facilitare l’incontro tra le persone, svolgere una funzione di aggregatore per innescare sinergie, sperimentare nuovi percorsi e nuove attività. A Milano abbiamo portato avanti un servizio di mentoring e coaching ai neet, i giovani che non studiano e non lavorano, li abbiamo accompagnati mentre sviluppavano un progetto professionale. Allo stesso tempo intendiamo portare avanti il processo di innovation scouting, l’idea è quella di arrivare a creare dei cluster di innovatori sociali che possano rispondere insieme ai bisogni collettivi.

La sfida più grande che vi aspetta?

Attraversando l’Italia in questi anni ci siamo resi conto di una solitudine territoriale di cui soffrono gli innovatori. D’altra parte loro sono quelli che rompono un modello e nel farlo è facile sentirsi soli. Quello che intendiamo fare è essere al loro fianco, favorire l’incontro e lo scambio, facilitare l’aggregazione, farli sentire meno soli, insomma.

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