Economia
Italia vergogna. Hai uno sdebito sulla coscienza
A due mesi dal rap di Jovanotti a Sanremo e dal solenne annuncio di DAlema, nulla è stato fatto.
Se i debiti dei poveri si cancellassero a parole, l?Italia si sarebbe già guadagnata la palma di nazione più generosa del mondo. La terra del Giubileo quanto a dichiarazioni non teme rivali: non esiste Summit mondiale, vertice G7 o appuntamento multilaterale in cui un nostro ministro, leader politico o guru finanziario non si profonda in dichiarazioni accorate su povertà, giogo del debito e urgenza che le nazioni ricche allentino la morsa usuraia. C?è l?alluvione in Honduras e Nicaragua? Walter Veltroni dice in tv: cancelliamo il debito di queste nazioni martoriate. A Washington è in programma il summit della Banca Mondiale? Il governatore della Banca d?Italia Antonio Fazio non ha dubbi: il debito estero va ridotto se non si vuole un futuro gramo per il mondo intero. Jovanotti a Sanremo canta ?cancella il debito?? D?Alema lo invita a Palazzo Chigi insieme a Bono e promette: cancelleremo 6.000 miliardi di debiti (su circa 60 mila di crediti italiani). Il 5 aprile c?è Kofi Annan in visita a Roma: il segretario dell?Onu sollecita azioni decise contro il debito, ma D?Alema, ancora lui, proclama: «L?Italia, in sede di Unione Europea e di G8, è già impegnata in questa direzione». Parole, solo parole. I programmi internazionali per la riduzione della servitù debitoria arrancano e l?Italia, che notoriamente ha un cuore grande così, guarda il calendario senza battere ciglio: niente paura, siamo impegnatissimi.
Cancellato ma non troppo
Eccolo qui, l?impegno dell?Italia. Il disegno di legge con cui D?Alema si è fatto bello davanti agli italiani e a Jovanotti durante Sanremo, in realtà era stato presentato tre mesi prima, il 18 dicembre 1999; e non per la squisita bontà dei nostri governanti, ma per recepire gli accordi raggiunti al G7 di Colonia nel giugno dell?anno scorso. D?Alema ha sempre sostenuto che i crediti cancellati dal ddl sarebbero stati 6.000, ma la campagna Sdebitarsi-Jubilee 2000, che ha fatto con pazienza le pulci al testo, non ci crede e contesta. Innanzitutto, l?operazione di annullamento dei crediti italiani viene limitata da due vincoli finanziari: ne possono beneficiare cioè solo le nazioni con reddito pro capite inferiore ai 300 dollari (meno di un dollaro al giorno per abitante), e senza che si superi la cifra di 3.000 miliardi. Il disegno di legge infatti specifica che non potrà «comportare oneri per il bilancio». Si tratta in pratica di crediti inesigibili, di cui si sono perse tutte le speranze di restituzione. Cancellarli non costa nulla se non molta fatica, visto che non è stato ancora fatto. Il provvedimento poi è molto vago, tanto che non distingue tra crediti commerciali e crediti d?aiuto, e nemmeno fa lo sforzo di specificare quali nazioni beneficeranno dell?alleggerimento. ?Sdebitarsi? ha avanzato alcune ipotesi ricavate dalle dichiarazioni di intenti dei politici, tra cui spicca Carlo Azeglio Ciampi, che quand?era ministro del Tesoro del problema del debito si è sempre occupato – dalla parte di chi riscuote. Burkina Faso, Burundi, Ciad, Congo, Etiopia, Guinea Bissau, Mali, Mozambico, Sierra Leone, Tanzania sono i destinatari più probabili della manovra, anche perché si trovano tutti sotto la soglia del dollaro pro capite al giorno. Il successore di Ciampi, Amato, ha fatto cenno ad altri Paesi, ma inanellando una serie di incredibili gaffe: ha infatti nominato anche Niger e Ruanda, che non hanno alcun debito nei confronti dell?Italia, e Malawi, verso cui non esistono crediti pubblici.
Qualunque sia la lista dei ?miracolati?, però, se si sommano i debiti che questi Paesi hanno con l?Italia il risultato non è mai, in nessun caso, 3.000 miliardi (né tantomeno 6.000). Un buon esempio della confusione che regna non solo nei palazzi del nostro governo, ma anche nei cervelli dei suoi componenti. «Sarebbe opportuno rendere noti quanto prima dati aggiornati e completi relativi ad ogni Paese», ripete (e scrive) da tempo il coordinatore di Sdebitarsi, Luca De Fraia. Ma è inutile: il governo è troppo impegnato contro il debito per ascoltare.
E intanto paghino gli interessi
L?Italia è anche impegnata a riscuoterli, i debiti, magari incaricando qualche banca internazionale del recupero crediti. Come successe nel 1997 con il Mozambico (oltre 400 miliardi di debito), i cui crediti vennero venduti dal ministro Ciampi ad alcune banche private, incassando subito i soldi e abbandonando il Paese al suo destino. Fortunatamente nel 1998 la mobilitazione di Jubilee 2000 e della Chiesa hanno posto fine a queste operazioni, ma non alla riscossione dei debiti da parte dell?Italia. Il Ciad, ad esempio, versa ogni anno 400 milioni su un debito di 3 miliardi (per un interesse del 13%); la Guinea Conakry salda interessi per il 18%, il Madagascar nel 1998 ha sborsato 8 miliardi su un debito di 141. Sul resto delle restituzioni si sa davvero poco, specie quando entrano in scena soggetti privati. Finora, in tutta la sua storia, l?Italia ha cancellato 3 miliardi e mezzo di crediti pari allo 0,006% del totale. Tracce, briciole, anelli di fumo. Il commovente appello di Walter Veltroni lanciato lo scorso novembre all?indomani dei disastri provocati dal ciclone Mitch perché venissero azzerati i debiti di Nicaragua e Honduras è rimasto un appello, nonostante le roboanti conferme del ministro degli Esteri Dini: «Aiuteremo quei Paesi». Il ddl numero 5602 che doveva cancellare i debiti delle due nazioni centroamericane (meno di 300 miliardi in tutto) è ancora fermo da qualche parte, tra Camera e Senato. E il disegno di legge diventato famoso a Sanremo? Ancora parcheggiato alla Commissione Esteri della Camera, dove non sono nemmeno iniziate le audizioni dei rappresentanti di ?Sdebitarsi? e delle ong che hanno chiesto di dire la loro per cercare di migliorare un testo così timido. Frattanto, la crisi di governo ha congelato i lavori parlamentari, in un 2000 che ha già raffreddato le speranze di molti.
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