Famiglia

Italia: una chimera lo sport per disabili

La Scandinavia investe 8 miliardi l’anno in strutture e corsi. Gli Usa allo sci dedicano 4000 ore, solo 400 nel Bel Paese per tutte le specialità. Ora 500 associazioni chiedono al governo il rispetto

di Pasquale Coccia

Dalla semplice riabilitazione motoria all?attività sportiva organizzata e praticata tutto l?anno. I disabili italiani, con varie tipologie di handicap, si dedicano sempre più allo sport non agonistico grazie all?impegno della Fisd (Federazione italiana sport disabili). Ma anche a quello delle piccole associazioni, che in quest?ultimo decennio hanno consentito loro di passare dalla ghettizzazione al protagonismo proprio attraverso lo sport. Il tempo libero e l?attività sportiva sono una parte rilevante della vita quotidiana, ma presentano anche problematiche difficili da risolvere, se manca il supporto istituzionale. Sulla tematica sport e disabilità si dibatterà nel corso di un seminario internazionale, promosso dall?associazione SportAbili, che si svolgerà a Cavalese il 10 e l?11 settembre con la presenza dei ministri per la Solidarietà Livia Turco, dei Beni Culturali e lo Sport Giovanna Melandri, e delle Finanze Vincenzo Visco. Parteciperanno al seminario anche i rappresentanti delle associazioni sportive disabili della Norvegia, degli Stati Uniti e dell?Austria, che presenteranno le loro esperienze riguardo alla qualità e alla quantità dei servizi sportivi offerti ai portatori di handicap. Nel Paese scandinavo i disabili hanno a disposizione un centro nazionale( Beistolen Helsesportsenter) aperto tutto l?anno, dove possono praticare sci di fondo, canottaggio e pesca, nuoto e pallacanestro, pallavolo, tennis e roccia, imparare ad andare a cavallo grazie a un maneggio e a una vera e propria scuola di ippica. A loro disposizione, istruttori, medici e infermieri retribuiti dallo Stato norvegese, che al centro sportivo destina anche 8 miliardi all?anno. Negli Stati Uniti i disabili godono di pari attenzioni attraverso la presenza sul territorio di numerosi centri che accolgono i portatori di handicap in tutti i mesi dell?anno, offrendo l?opportunità d?estate di seguire corsi di equitazione, tiro con l?arco, nuoto, canoa ,e durante i mesi invernali di praticare lo sci di discesa e di fondo. Solo per quest?ultima disciplina sportiva opera il Nac (National Ability Center) che annualmente svolge 4 mila ore di lezione, mentre in Italia le ore di istruzione riservate ai disabili sono appena 400. Un dato questo, che la dice lunga sul divario esistente tra noi e gli altri, tra quelle realtà europee, che godono di una presenza delle istituzioni a vari livelli, e la realtà italiana che non può contare sulle infrastrutture e deve farsi carico di problematiche che non possono essere risolte unicamente dalle associazioni dei disabili. Quali richieste avanzeranno i rappresentanti delle associazioni che operano quotidianamente a favore della promozione dello sport tra i portatori di handicap ai ministri presenti? «Non chiederemo solo sgravi fiscali per l?acquisto delle attrezzature sportive», afferma Dino De Gaudenz, promotore del convegno. «In Italia operano tante piccole associazioni non coordinate tra loro. Benché tutte animate di buona volontà, spesso rappresentano doppioni presenti sul territorio con un dispendio notevole di risorse economiche e mezzi, non di rado fortuiti. Il ministro dello Sport Giovanna Melandri e quello per la Solidarietà Livia Turco potrebbero favorire il coordinamento nazionale e istituire anche in Italia centri come quelli che operano in Norvegia e negli Stati Uniti. Inoltre chiediamo un intervento specifico per la costruzione di impianti sportivi riservati ai disabili , come quello di Coverciano che è a disposizione dei calciatori della nazionale italiana. Soprattutto, necessita il sostegno degli Enti locali alle piccole associazioni dei disabili impegnate nella promozione sportiva sul territorio». Questo permetterebbe agli attuali 90 mila disabili sportivi impegnati in circa 500 associazioni di scegliere su un ampio ventaglio di attività e allevierebbe di non poco il disagio delle famiglie e dei volontari, oltre che avvicinare il nostro Paese a quelli europei. I quali continuano a manifestare una sensibilità istituzionale verso questa realtà, per noi davvero sorprendente.


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