Non profit

Italia, ultima occasione

Inizia il vertice degli 8 Grandi: il governo Berlusconi saprà assicurare all’Italia il ruolo che merita nella la lotta alla povertà?

di Redazione

Da lunedì 7 Giugno fino a mercoledì 9 si svolgerà in Giappone il summit delle otto nazioni più potenti del mondo, il famoso G8. In questo momento in cui i paesi più poveri chiedono a gran voce un aiuto per superare le difficoltà dovute all’aumento dei prezzi alimentari, i ricchi sono chiamati a prendere decisioni importanti per tutto il mondo. Anche l’Italia dovrà fare la sua parte, ma non sembra averne molta voglia, visto il taglio delle risorse per la lotta alla povertà, deciso dall’attuale governo. Lo conferma l’articolo di Luca De Fraia, di Action Aid, nel numero di Vita di questa settimana.

di Luca De Fraia

Alla vigilia del vertice G8 in Giappone, i leader delle otto potenze mondiali faranno bene a guardarsi indietro per non dimenticare gli impegni presi negli ultimi anni e gli appelli della comunità internazionale a non lasciar cadere nel vuoto la sfida della lotta alla povertà. Il campanello di allarme era stato fatto risuonare ad aprile dal segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione economica che, presentando le statistiche per gli aiuti internazionali nel 2007 (-8%in termini reali sul 2006), si era rivolto ai Paesi più ricchi chiedendo coerenza rispetto agli impegni ribaditi negli ultimi vertici.

In un discorso attento ad evidenziare ogni possibile aspetto positivo e l’importanza di una migliore gestione delle risorse da parte sia dei donatori sia dei Paesi beneficiari, Angel Gurría aveva concluso che per rispettare gli obiettivi del Summit di Gleneagles del 2005 mancano 40 miliardi di dollari. Lo stanziamento di aiuti per lo sviluppo conosce un impegno ciclico, che attraversa sia fasi di entusiasmo sia di riflessione critica, legate anche all’andamento dell’economia mondiale.

La consapevolezza della necessità di una grande capacità di controllo e responsabilità nell’impiego delle risorse è condivisa. Nel dibattito sugli aiuti possiamo assumere come riferimento il principio del partenariato incorporato nell’ottavo Obiettivo del Millennio, dedicato allo sviluppo di una Global Partnership for Development.

Le diverse parti prendono alcuni impegni, tra cui la necessità di reperire le risorse per lo sviluppo, anche attraverso gli aiuti. Stiamo parlando, ad esempio, di finanziare la lotta
alle pandemie, l’accesso all’istruzione, all’acqua e all’energia, e la realizzazione di infrastrutture.

Nel vertice Fao di giugno è stato ricordato che decine di milioni di persone possono tornare in condizioni di estrema povertà in ragione della crisi dei prezzi dei prodotti alimentari esplosa in questi mesi. Servono 30 miliardi di dollari l’anno per sconfiggere la fame, un impegno possibile se consideriamo che almeno 10 volte di più si spende ogni anno in sussidi all’agricoltura e che gli armamenti assorbono una cifra 40 volte superiore.

In occasione dello stesso vertice Fao, Berlusconi aveva sostenuto che «bisogna mettere a disposizione risorse concrete per una comune azione che ha come base la disponibilità economica da parte di tutti i Paesi». Si tratta di un richiamo che deve essere apprezzato, così come la proposta che l’accompagna, che chiede un diverso trattamento delle spese per gli aiuti all’interno del patto di stabilità europeo.

Il compito dell’Italia è difficile poiché le risorse impegnate dal nostro Paese sono molto al di sotto degli impegni internazionali, avendo raggiunto lo 0,19% nel 2007. Nel gruppo G7 (esclusa la Russia) dopo di noi si piazzano Giappone e Stati Uniti, Paesi che però sono davanti a noi quando si parla di grandezze assolute.

A livello europeo siamo dietro a Spagna, Olanda e Svezia. E il compito italiano è ancora più impegnativo se pensiamo che il nostro Paese assumerà la guida del G8 tra pochi giorni.

Il governo Prodi aveva iniziato a cambiare le politiche degli aiuti, prendendo più seriamente gli impegni internazionali: aveva investito nella cooperazione una parte significativa dell’extragettito fiscale e aveva versato in anticipo la quota 2008 per il Fondo globale contro Aids, tubercolosi e malaria.

Il nostro augurio è che il governo Berlusconi assicuri all’Italia il ruolo che merita nella la lotta alla povertà. Ma bisogna fare attenzione ai passi falsi: l’approvazione (dl 112, G.U. 25 giugno) di tagli per 170 milioni di euro dal 2009 non è un bel biglietto da
visita.

I tagli alla cooperazione

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