Cultura

Italia tollerante, fatti sentire!

di Redazione

Sono allibito e preoccupato. Assisto infatti in queste settimane a una escalation di intolleranza mascherata da valori “cristiani”. L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, propone una cosa di semplice buon senso, ossia “trovare una soluzione” per la preghiera dei musulmani, una moschea nella metropoli cosmopolita del Nord Italia, e subito viene aggredito in nome della santa Crociata, dalla Lega e non solo. Viene irriso, viene arruolato alla sinistra (sic!), si dice che questa «non è una priorità». Si alzano muri e si organizzano barricate. In nome della cristianità. La tolleranza è morta? E allora oggi io faccio l’elogio della tolleranza, l’unico valore di riferimento culturale e morale in un momento di cattiveria crescente, di cinismo, di rabbia repressa che esplode in mille modi, sempre trogloditi. Sono stato educato alla tolleranza e al rispetto degli altri, il che non significa non avere idee proprie, o princìpi da difendere e coltivare. Ma idee e principi si fortificano e si sostanziano solo attraverso il confronto, il dialogo, l’ascolto. I lavoratori stranieri, e ormai largamente italiani, di fede islamica sono tantissimi, e ci aiutano a tenere in piedi migliaia di attività economiche, eseguono lavori pericolosi (muoiono nei cantieri edili, per esempio). Ma non hanno diritto a un luogo di preghiera. Perché? Perché mai? Per paura del terrorismo? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Bisogna davvero smetterla di chinare il capo per quieto vivere, lasciare che chi urla la xenofobia giorno e notte possa muoversi indisturbato e fare proseliti. Occorre una “reazione tollerante”, civile, di massa. Le persone per bene che non condividono questa deriva populista ed egoista si scuotano, per favore, da un torpore letargico. Diamoci almeno un obiettivo civile di cittadinanza attiva. Vale per la moschea, ma anche per i diritti dei più deboli, per chi non ha voce, non ha forza, non ha coraggio. Ce la possiamo fare.

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